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Cronaca

Mascalucia, ossessivo, violento e recidivo: 61enne fermato con misura speciale

Accusato di stalking e violenze ripetute, aveva già ignorato ammonimenti e misure cautelari. Il Tribunale dispone restrizioni severe per tre anni

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Una misura di prevenzione particolarmente incisiva è stata adottata, grazie all’intensa attività investigativa ad opera dei carabinieri di Catania, nei confronti di un uomo di 61 anni, residente a Mascalucia, già noto alle forze dell’ordine per una lunga serie di episodi violenti in ambito familiare e relazionale.

L’uomo, con una lunga storia di precedenti per maltrattamenti, minacce, lesioni e stalking, ha perseguitato due donne con cui aveva intrattenuto relazioni, manifestando comportamenti ossessivi, violenti e intimidatori. Nonostante ammonimenti e misure cautelari, ha continuato a infrangere le regole, aggravando ulteriormente la sua posizione.

L’attività investigativa dei militari ha documentato, tra il 2022 e il 2025, numerosi episodi di aggressioni fisiche, minacce, danneggiamenti e pressioni psicologiche. Le dichiarazioni delle vittime sono state ritenute pienamente credibili dalla magistratura.

Il provvedimento impone il divieto di avvicinarsi alle persone offese e ai luoghi da loro frequentati, l’obbligo di mantenere una distanza minima di 500 metri, il divieto di soggiornare nei loro comuni di residenza e la presentazione bisettimanale presso l’autorità di pubblica sicurezza per tre anni. In caso di violazione, potranno essere attivati sistemi di controllo elettronico.

Questa misura rientra nel quadro delle norme più recenti a tutela delle vittime di violenza e rappresenta un importante strumento di prevenzione per contrastare soggetti con alta pericolosità sociale.

 

Cronaca

Catania, controlli al MAAS, elevate sanzioni, scoperti lavoratori in nero, sequestro di prodotti ortofrutticoli

Complessivamente, sono state identificate 522 persone, di cui 180 già note alle forze dell’ordine e sono stati controllati anche 320 veicoli e per molti conducenti indisciplinati sono scattate numerose sanzioni amministrative

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Blitz della task force coordinata dalla Polizia di Stato all’interno del grande Mercato Agroalimentare Siciliano di Catania (MAAS), all’alba di ieri, per verificare la tracciabilità e genuinità dei prodotti ortofrutticoli, il rispetto della normativa igienico-sanitaria e di quella relativa alla sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’azione di controllo disposta dal Questore ha visto impegnati i poliziotti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile, le unità cinofile della Questura di Catania, gli agenti del X Reparto Mobile e del Reparto Prevenzione Crimine “Sicilia Orientale”, nonché il personale del Corpo Forestale della Regione Siciliana e dell’Ispettorato territoriale del Lavoro.

Oltre 90 le attività commerciali presenti nel Mercato al centro delle verifiche espletate da 60 poliziotti e 15 forestali e dal personale dell’Ispettorato territoriale del Lavoro che hanno passato al vaglio le documentazioni di competenza.

Nello specifico, gli interventi della task force sono finalizzati a garantire l’osservanza delle prescrizioni delle licenze di vendita di prodotti, la sicurezza alimentare a tutela dei consumatori e la regolarità delle posizioni lavorative del personale dipendente delle attività commerciali, a garanzia dei lavoratori e dei commercianti che, scrupolosamente, rispettano le regole.

Tra i vari box, in sei sono stati riscontrati diversi prodotti carenti della necessaria documentazione attestante la tracciabilità degli alimenti, per cui il personale del Corpo Forestale della Regione Siciliana ha contestato ai relativi titolari sanzioni amministrative per un totale di 9.000 euro e ha proceduto al sequestro di oltre 38.000 chili di prodotti ortofrutticoli e di 648 bottiglie di vino bianco, per un valore commerciale complessivo di circa 120 mila euro.

Considerata la preliminare verifica sulla salubrità dei prodotti sequestrati, si è proceduto alla consegna degli alimenti all’organizzazione di volontariato del Banco Alimentare, presente nell’area mercatale con alcuni box per la successiva distribuzione ad enti di beneficenza.

Inoltre, in tre dei box controllati, l’accertamento condotto dall’Ispettorato territoriale del Lavoro ha consentito di individuare tre lavoratori in nero, uno per ogni attività. Pertanto, nei confronti dei titolari sono state elevate sanzioni amministrative per complessivi 6000 euro. Inoltre, si è proceduto alla sospensione delle tre attività commerciali con ulteriori sanzioni pecuniarie di complessivi 7500 euro.

Complessivamente, sono state identificate 522 persone, di cui 180 già note alle forze dell’ordine e sono stati controllati anche 320 veicoli e per molti conducenti indisciplinati sono scattate numerose sanzioni amministrative, contestate dagli agenti Reparto Prevenzione Crimine, soprattutto per guida senza patente, per assenza della copertura assicurativa e per mancanza della revisione periodica.

 

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Cronaca

Catania, ex libraio vittima del racket si rifà una vita a Bologna, ma lo Stato gli revoca il beneficio

Il beneficio economico che gli era stato inizialmente concesso gli è stato revocato e ha ricevuto una cartella esattoriale che gli chiede la restituzione dell’intera cifra pari a circa 150 mila euro

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FOTO ANSA

“Lo Stato mi aveva riconosciuto vittima della mafia, ma mi vuole togliere tutto quello che mi aveva dato e non so come fare”. A parlare è Maurizio Di Stefano, ristoratore a Bologna. Quasi quindici anni fa era stato costretto a chiudere la libreria in centro a Catania dopo aver denunciato e sfidato la mafia, stremato dal racket: dopo le ennesime intimidazioni subite, maturò la convinzione che non c’erano più le condizioni per lavorare serenamente.

Andato via dalla Sicilia, è ripartito a Bologna, con un’avventura imprenditoriale completamente diversa, aprendo locali di cucina con specialità della sua terra di origine.  Ha potuto farlo grazie, anche, ai soldi ricevuti dal fondo per la solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e usura.

Dopo una lunga istruttoria e dopo aver acquisito pareri favorevoli dalla Procura di Catania e da altre istituzioni, nel 2017 il commissario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura decretò un’elargizione di circa 150 mila euro, somma che Di Stefano ha investito nella nuova attività: ora gestisce il locale “Liccu” in via Ranzani.

Ma da qualche anno il ristoratore è alle prese con una nuova battaglia giudiziaria. Il beneficio economico che gli era stato inizialmente concesso, infatti, gli è stato revocato e ha ricevuto una cartella esattoriale, dall’Agenzia delle Entrate, che gli chiede la restituzione dell’intera cifra. I procedimenti penali aperti a Catania dalle sue denunce sono andati avanti, ma “solo” per il reato di usura aggravata, mentre le ipotesi di estorsione, inizialmente formulate dalla Procura, sono state archiviate.

Questo, secondo il tribunale civile di Catania che ha respinto un primo ricorso, fa venir meno i presupposti di legge per accedere al fondo antiracket. Di Stefano ha impugnato la cartella esattoriale e attende l’udienza nel 2026. “Ma al di là della mia vicenda personale, quello che è successo è un brutto segnale per tutti: chi è stato vittima di crimini di mafia dovrebbe avere il diritto di potersi affidare e fidare dello Stato”, dice.

 

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