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Cronaca

Belpasso, fermati due presunti autori della rapina alla gioielleria di via Vittorio Emanuele III

I fermati sono due paternesi. L’accusa contestata ai due uomini è di rapina aggravata in concorso. Per l’individuazione del terzo soggetto, che avrebbe preso parte al colpo, a breve potrebbero esserci degli sviluppi.

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Fermati, nella mattinata di oggi, dai carabinieri del comando stazione di Belpasso due dei tre presunti autori della rapina messa a segno lo scorso 3 aprile ai danni di una gioielleria belpassese sita in via Vittorio Emanuele III.

Il passaggio delle auto dei carabinieri lungo le vie cittadine non è passato inosservato. Gli arrestati sono due paternesi aventi circa 30 anni. L’accusa contestata ai due uomini è di rapina aggravata in concorso. Per l’individuazione del terzo soggetto, che avrebbe preso parte al colpo, a breve potrebbero esserci degli sviluppi.

Ricostruendo l’accaduto erano le ore 18 quando la banda ha fatto irruzione dentro l’esercizio commerciale: erano  armati e con il volto travisato, anche se uno dei tre banditi avrebbe agito a volto scoperto per farsi aprire dal titolare.

Durante l’azione si sarebbe verificata una colluttazione tra i rapinatori e il gioielliere, che avrebbe tentato di opporsi alle mire dei balordi. Nonostante la resistenza del commerciante, i malviventi sono riusciti a portare a termine la rapina, dileguandosi rapidamente e portando via preziosi per un valore di circa 50 mila euro. Sul posto i carabinieri della compagnia di Paternò e i militari del locale comando stazione.

Da subito al vaglio degli inquirenti le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti all’interno e nei pressi della gioielleria, nonché le dichiarazioni di coloro che si trovano dentro al momento della rapina.

Cronaca

Adrano, chiede soldi ai familiari: minaccia la madre e picchia la zia, arrestato

L’uomo di 43 anni, fermato dagli agenti di polizia del locale commissariato, è accusato di atti persecutori, tentata estorsione aggravata e lesioni.

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Avrebbe picchiato l’anziano zia compendola con un pugno in faccia e avrebbe minacciato, ancora una volta, la madre di 79 anni dopo l’ennesima richiesta di soldi. Il tutto è successo ad Adrano dove agenti di polizia del locale commissariato hanno arrestato un 43enne accusato di atti persecutori, tentata estorsione aggravata e lesioni.

Da quanto ricostruito dai poliziotti adraniti, intervenuti dopo la segnalazione dell’aggressione, l’uomo si sarebbe presentato in casa della madre, dopo pranzo, già particolarmente esagitato, per chiederle una somma di denaro, con una certa insistenza, già manifestata, peraltro, in altre occasioni.

Esasperata dall’atteggiamento vessatorio del figlio, l’anziana non avrebbe più assecondato le sue continue richieste di soldi, anche per cercare di metterlo al riparo da eventuali abusi nella consumazione di alcolici, acquistati, probabilmente, proprio con il denaro ottenuto di volta in volta dai familiari.

Al rifiuto della donna, il 43enne sarebbe andato su tutte le furie, rivolgendole pesanti minacce fino al punto di tentare di aggredirla fisicamente; per fortuna, sarebbe intervenuta, appena in tempo, la sorella della signora, allarmata da quanto stava accadendo.

La donna, anche lei anziana, si sarebbe frapposta tra madre e figlio nel tentativo di proteggere la sorella terrorizzata e in lacrime e per cercare di convincere il nipote a fermarsi e a calmarsi, invitandolo ad andare via e a lasciarle in pace.

Per tutta risposta, il 43enne si sarebbe scagliato contro la zia, colpendola con un violento pugno in pieno volto, al punto da provocarle una copiosa fuoriuscita di sangue dal naso.

Nonostante tutto, la donna con il suo intervento sarebbe riuscita a distrarre il nipote per alcuni minuti, consentendo alla sorella di dare l’allarme e di chiedere aiuto attraverso il Numero Unico di Emergenza 112.  Giunta la segnalazione alla sala operativa del commissariato i poliziotti hanno immediatamente raggiunto l’abitazione, trovando le due anziane sorelle ancora visibilmente provate per la brutale aggressione, mentre il 43enne, nel frattempo, si era allontanato, facendo ritorno a casa sua. È qui che i poliziotti l’hanno trovato, chiuso in camera da letto.

Prima di ricostruire i fatti, i poliziotti hanno cercato di tranquillizzare le donne e hanno richiesto l’intervento di un’ambulanza del 118 per prestare le necessarie cure sanitarie all’anziana aggredita fisicamente. Per lei si è reso necessario il trasferimento all’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla dove è stata visitata e sottoposta ad alcuni accertamenti dai medici che hanno riscontrato lesioni giudicate guaribili in sette giorni.  Gli agenti hanno acquisito le testimonianze delle due donne e gli elementi utili per comprendere cosa fosse accaduto.

In passato, gli agenti della squadra volanti del Commissariato erano intervenuti per situazioni analoghe, scongiurando conseguenze più gravi per l’incolumità dell’anziana. Infatti, in un altro episodio, l’uomo si era presentato dalla madre visibilmente ubriaco e con un coltello a serramanico, avvertendola che, se non avesse consegnato subito i soldi richiesti, avrebbe dato fuoco alla sua abitazione.

Per questa ragione, il 43enne era stato denunciato e nei suoi confronti il Questore di Catania aveva emesso un provvedimento di ammonimento.

Considerate le modalità di richiesta di denaro a tutti gli effetti estorsive e vista la situazione degenerata in una vera e propria aggressione nei confronti della zia, l’uomo è stato arrestato dai poliziotti.

Sentito il PM di turno, il 43enne adranita è stato condotto in carcere a Catania, dove si trova attualmente ristretto su disposizione del Gip, che ha convalidato l’arresto e ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere, ritenendo particolarmente elevato il rischio di reiterazione delle condotte violente.

 

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Cronaca

Catania, arrestati due uomini, tentano di disfarsi della cocaina buttandola nel water

Durante una mirata attività di pattugliamento nel quartiere San Cristoforo, i poliziotti hanno effettuato una perquisizione locale all’interno di un immobile, nella disponibilità di entrambi gli uomini, dove era stato notato un anomalo via vai di persone che ne uscivano poco dopo.

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I Falchi della Squadra Mobile di Catania hanno arrestato due cittadini catanesi, di 28 e 32 anni, colti nella flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina. Durante una mirata attività di pattugliamento nel quartiere San Cristoforo, i poliziotti hanno effettuato una perquisizione locale all’interno di un immobile, nella disponibilità di entrambi gli arrestati, dove era stato notato un anomalo via vai di persone che, una volta entrate all’interno, ne uscivano poco dopo.

Il tempestivo intervento ha consentito di aggirare i sistemi di difesa passiva predisposti dai pusher ed accedere all’interno dei locali dell’immobile. Quest’ultimo era stato adibito a base logistica di appoggio per il confezionamento e la cessione dello stupefacente a terzi ed era stato munito di sofisticato impianto di videosorveglianza per monitorare l’eventuale sopraggiungere delle Forze dell’Ordine.

All’interno è stato identificato il 28enne che si trovava davanti la postazione, un piccolo tavolino, utilizzata per il confezionamento della droga e per il monitoraggio delle telecamere che riprendevano l’esterno. Il complice, invece, identificato per il 32enne, accortosi dell’arrivo della Polizia, ha tentato di disfarsi della cocaina gettandola all’interno del water. L’intervento immediato degli agenti ha consentito di recuperare la droga. I pusher avevano ideato un inedito sistema per disfarsi della droga in caso di arrivo della Polizia, attraverso l’utilizzo di un servizio igienico svitabile.

A conclusione della perquisizione dello stabile, sono stati rinvenuti e sequestrati 10 grammi di cocaina, materiale per il confezionamento e la pesatura e denaro contante provento dello spaccio.

In relazione a quanto accertato, i due soggetti sono stati arrestati. Per entrambi, dopo la convalida, sono scattata i domiciliari. I poliziotti hanno proceduto al sequestro dell’immobile in quanto base logistica di appoggio per lo svolgimento dell’illecita attività.

 

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