Si è tenuto ieri, giorno 7 marzo all’interno di una gremitissima chisa Santa Maria dell’Idria di Biancavilla, il convegno “Donna non significa violenza” organizzato dalla comunità parrocchiale, dall’Azione Cattolica e dalla Confraternita della stessa parrocchia. L’incontro, ha visto tra i partecipanti Don Antonino Sapuppo, docente di bioetica presso lo Studio Teologico “San Paolo” di Catania e attualmente parroco nella chiesa “Santa Caterina” di Trecastagni e la signora Vera Squatrito, la cui figlia, Giordana Di Stefano, nel non lontano 2015, fu brutalmente accoltellata dall’ex compagno, ora in carcere. Perché, parlare di violenza, alla vigilia della Festa Internazionale della Donna, è necessario. “Per favore, basta!” – “è questo il grido che deve uscire dalla nostra bocca, non solo da quella di una donna o di un bambino” – così esordisce Don Sapuppo. “Le motivazioni che spingono una persona ad aggredirne un’altra sono molteplici, ma mai possono essere accettate. Non si tiene conto più del rispetto dell’altro: non si accetta questa diversità, che non è solo di genere.” Un fenomeno che spesso riempe le prime pagine delle cronache nazionali (e non solo), quello della violenza sulle donne, che nonostante i momenti di riflessione sembra non accennare a diminuire. “Quando la dimensione più intima diventa patologica, cioè possessione, si rompono alcuni elementi cardine della relazionalità sana. Una delle forme più pulite e più ordinate per parlare di femminicidio è dare valore alla persona umana è sperare che ancora alcuni valori possano essere prodotti e soprattutto incarnati”, ha poi concluso Don Sapuppo.
Commovente ed emozionante è stata poi la testimonianza di Vera Squatrito, madre di Giordana, accoltellata e uccisa dall’ex compagno, nonché padre della loro bambina, oggi dodicenne.
“Tutte quelle attenzioni eccessive per lei erano manifestazioni d’amore. Nel tempo, mi sono resa conto di un cambiamento di mia figlia. Cercavo di far ragionare Giordana, ma lui faceva terra bruciata intorno. Funziona sempre così: il maltrattante ti colpisce dove nessuno ti può vedere”. La giovane, al tempo quindicenne, rimase incinta e decise coraggiosamente di tenere la bambina, nonostante le ripetute minacce da parte di fidanzato di interrompere la gravidanza. Giordana era consapevole del dono che portava in grembo e proseguì il suo percorso, fino alla nascita della piccola, che oggi si ritrova ad essere orfana. “Crescere una bambina orfana è una violenza che si protrae” – continua la Squatrito – “Non si finisce mai di subire violenza. Oggi, vado nelle scuole, faccio incontri di sensibilizzazione, così rendo mia figlia viva”. Presenti il parroco Don Giovambattista Zappalà, Rosetta Cantarella (Azione Cattolica) e Giovanni D’Agati (Confraternita) e l’avvocatessa Anna Ingiulla che ha moderato l’incontro.