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Cultura

Biancavilla, sabato conferenza “Il Valore del Dono: Dal Dono ai Legami Generazionali”

L’evento prende spunto dalla pubblicazione del Prof. Indelicato, psicologo psicoterapeuta, docente a.c. dell’Università degli Studi di Messina e dell’Univesità degli Studi di Catania

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Sabato 4 maggio 2024, alle 17,30  presso Villa Delle Favare, si terrà una conferenza “Il Valore del Dono: Dal Dono ai Legami Generazionali” che prende spunto dalla pubblicazione del Prof. Indelicato, psicologo psicoterapeuta, docente a.c. dell’Università degli Studi di Messina e dell’Univesità degli Studi di Catania. Converseranno con l’autore il Prof. Francesco Pira, sociologo, professore associato di comunicazione e giornalismo presso l’Università degli Studi di Messina e Presidente Nazionale della So.San, autore della prefazione del libro, il Prof.  Giuseppe Seminara, psichiatra,  docente a.c. Università degli Studi di Catania, il Dott. Pippo Catania, Direttore A.F.T. Enna e la Dott.ssa Pamela Cantarella psicologa clinica.  Modera il Dir.  Enzo Meccia, Presidente Sicilia Antica Biancavilla. L’evento è organizzato dalle associazioni Sicilia Antica Biancavilla, Lions Club Adrano – Bronte- Biancavilla, Accademia Universitaria Biancavillese, Fidapa Adrano – Biuancavilla  con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Biancavilla. L’incontro tende  a darà  l’occasione per riflettere su un tema che antropologicamente ha avuto forti influssi nella storia dei legami umani.  L’autore tende a mettere in risalto che un gesto apparentemente semplice ha avuto ed ha risvolti antropologici, filosofici, economici, politici e religiosi nel corso della storia millenaria dell’uomo.

Come scrive il Prof. Pira nella sua prefazione, infatti,  “Il prof. Mariano Indelicato, attraverso questo suo lavoro, ha regalato ai suoi lettori  un excursus sul dono come generatore di legami, perché dal primo momento ha percepito l’importanza del “triangolo sacro: donare, ricevere, ricambiare”. Lo studio di questo triangolo conduce alla scoperta di valori fondamentali come: la fiducia, la speranza e la giustizia”. Se donare  è una prassi quotidiana,  un gesto che facciamo: al bar la mattina quando offriamo il caffè a un nostro amico o al nostro collega di lavoro; quando invitiamo a pranzo o a cena una persona; elargendo la mancia al cameriere; dando la carità a un povero che incontriamo per strada; in occasione di eventi importanti come matrimoni, battesimi, cresime, anniversari, compleanni, etc.etc, come informa Mauss (1922), contiene molto di più. Infatti il dono, inteso come lo scambio senza nessuna costrizione di carattere economico e commerciale, nelle società arcaiche e primitive serviva a stabilire relazioni non solo con altri individui, ma costituiva il nucleo dell’intera organizzazione sociale. Anche nella nostra società sono innumerevoli le occasioni in cui ci troviamo a fare regali, a donare anche con piacere e soddisfazione personale. Allo stesso modo sono tanti i momenti in cui aspettiamo con ansia di ricevere un regalo ed è abbastanza evidente la nostra insoddisfazione quando non arriva.

Pensiamo per un attimo ai bambini  che aspettano impazienti in occasione delle feste comandate i loro regali e gli strepiti nel momento in cui non dovessero riceverli. In Sicilia, addirittura, in occasione della commemorazione dei defunti si soleva (oggi la tradizione si sta un po’ perdendo) portare di nascosto regali ai bambini facendoli passare come doni che venivano dai loro parenti defunti ponendo l’accento che la prassi del donare mette insieme vivi e morti (anche se come vedremo in questo gesto tradizionale, vi era un messaggio più importante e profondo). Per Natale viene Babbo Natale sulla sua slitta a portare i regali in base ai desideri espressi dagli stessi bambini. Babbo Natale viene la notte del 24 dicembre che per la religione cristiana è la notte del dono più grande: ovvero Dio dona se stesso agli uomini condividendone la natura. Grazia Deledda ne Il dono di Natale racconta con impareggiabile maestria il significato del regalo di Natale quando davanti alla curiosità di Felle, la sua amica Lia le dice “È il nostro primo fratellino ….. Mio padre l’ha comprato a mezzanotte precisa, mentre le campane suonavano il Gloria. Le sue ossa, quindi, non si disgiungeranno mai, ed egli le ritroverà intatte, il giorno del Giudizio Universale. Ecco il dono che Gesù ci ha fatto questa notte”.  I regali della Notte di Natale arrivano dal cielo ovvero mettono in contatto gli uomini con un mondo sconosciuto.

Per l’Epifania è la befana a portare i regali distinguendo tra i bambini buoni cui dona ghiottonerie e quelli cattivi cui fa trovare il carbone. Sia la notte di Natale che per l’epifania – così come in Sicilia per la commemorazione dei defunti – i regali si avvolgono di mistero quasi di un potere magico in grado di mettere in contatto il conosciuto con il non conosciuto, in sostanza ci mettono in contatto con il “sacro”. Infatti, il regalare, il gesto del donare non è così banale come potrebbe a prima vista apparire: serve a stabilire legami interpersonali,  sociali, ma anche a metterci a contatto con i valori, i simboli, i miti presenti all’interno del contesto culturale. Dopo quasi due secoli di predominio del concetto di utilità sotto la spinta del positivismo, oggi è necessario il ritorno ad una cultura che possa mettere al centro l’atto del donare inserito all’interno di un triangolo sacro – donare, ricevere, ricambiare – che sul piano generazionale, individuale e sociale infonde fiducia e speranza: io dono nella fiducia e nella speranza di poter essere ricambiato. La sua massima espressione la troviamo nel dono della vita: io dono la vita nella speranza e nella fiducia che tu donerai la vita permettendo la conservazione della specie.

 

Cultura

Catania, l’adranita Lina Scalisi Pro Rettrice Università degli Studi

Il Sindaco di Adrano, Fabio Mancuso, e l’Assessore alla Cultura, Salvo Italia, “esprimono le più sincere congratulazioni alla Prof.ssa Lina Scalisi per la sua nomina a Pro-Rettrice dell’Università degli Studi di Catania” si legge in una nota del comune adranita.

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“Sono lieto di annunciare la mia scelta per la futura nomina della Pro Rettrice dell’Università degli Studi di Catania, indicando il nome della Prof.ssa Lina Scalisi”. A dirlo il neo Rettore dell’Università di Catania Enrico Foti. “Professoressa ordinaria di Storia Moderna presso il nostro Ateneo, la Prof.ssa Scalisi vanta un curriculum di eccellenza e ruoli di grande prestigio.

È stata coordinatrice della VQR, attualmente è coordinatrice nazionale ANVUR per l’Area 11 (Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche) e, dal 2020, Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catania, con riconferma fino al 2026. La ringrazio per aver accolto la mia proposta”.

Il Sindaco di Adrano, Fabio Mancuso, e l’Assessore alla Cultura, Salvo Italia, esprimono le più sincere congratulazioni alla Prof.ssa Lina Scalisi,  per la sua nomina a Pro-Rettrice dell’Università degli Studi di Catania da parte del neo Rettore, Prof. Enrico Foti.

“È con grande orgoglio e soddisfazione che apprendo la notizia di questo prestigioso incarico,” ha dichiarato il Sindaco Mancuso. “La nomina della Prof.ssa Scalisi a un ruolo così importante all’interno della nostra principale istituzione accademica siciliana è frutto della sua eccellenza professionale e della sua lunga carriera universitaria. Come segno di apprezzamento e di felicitazione l’Amministrazione comunale assegnerà alla prof.ssa Scalisi il riconoscimento cittadino il Banchettante 2025”

Per l’Ass.re Italia questo importante traguardo non solo premia le sue indiscusse competenze e profonda cultura, ma testimonia anche come il nostro territorio sia una fucina di talenti capaci di distinguersi a livello universitario, dall’ambito giuridico, archeologico e storico, nazionale e oltre. Alla Prof.ssa Scalisi i migliori auguri per un proficuo lavoro a servizio delle future generazioni che studiano e si formano all’Università di Catania.

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Cultura

Paternò, tra sogni e macerie: la storia, il prezzo della guerra, il futuro incerto

“Il passato non va dimenticato, non possiamo permettere che le vittime del 14 luglio 1943 siano morte invano. Se il futuro deve essere diverso, allora è nostro dovere difendere la pace, continuare a credere nei sogni”

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Paternò, prima del 14 luglio 1943, era un piccolo borgo dove la vita scorreva con una forza che si rifletteva nel sorriso degli abitanti, il frastuono dei carretti per le vie, venditori ambulanti. Pecorai che ogni mattina passavano per vendere il latte a vis a vi. A fera o luni, sempre affollata e nei suoni odori del quotidiano. Un paese che sembrava quasi destinato a un futuro prospero, un luogo dove le speranze degli uomini si intrecciavano con la terra generosa che lo circondava. Gli agrumi più ricercati, le arance e mandarini di Paternò. In quel borgo, la vitalità era palpabile e l’orizzonte si disegnava tra sogni di crescita e trasformazione, una realtà che sembrava promettere un domani migliore. Ma, come accade spesso, la storia non aspetta i desideri e le previsioni.

Paternò, infatti, non era solo un paese di campagna: era un centro militarizzato, dove la presenza dei soldati tedeschi e delle forze dell’esercito italiano segnava ogni angolo. L’armonia tra i militari e la gente del paese sembrava sorprendente per chi non avesse conosciuto la realtà dei piccoli borghi italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. I soldati, stranieri e italiani, non erano visti come occupanti, ma piuttosto come una presenza naturale, quasi come se la guerra fosse una parte integrante di quel mondo. La pace, come la guerra, sembrava passare tra le vie di Paternò, e della Sicilia tutta mescolandosi con le storie quotidiane e le sfide di sopravvivenza.

E poi la storia, come sempre, non è fatta solo dai libri. La verità su quegli anni non è sempre quella che raccontano le cronache ufficiali. Gli italiani, pur fedeli agli alleati tedeschi, ressero il fronte fino a che poterono. Poi venne il crollo, la resa che segnò la fine di un’era. Lo sbarco e poi quella fatidica data, il 14 luglio del 1943, segnò l’arrivo del terrore dal cielo. Le bombe non piovvero solo sul paese, ma sulla speranza di un’intera generazione per lunghi anni. I testimoni del tempo, quelli che hanno perso genitori e parenti ancora oggi raccontano quei momenti, trasmettono il ricordo di un dolore che non è mai davvero passato. Dopo più di ottant’anni, ci sono ancora superstiti che raccontano per non dimenticare, per non lasciare che quelle vite spezzate siano solo un ricordo sbiadito nel tempo.

Drammatici giorni di sopravvivenza raccontati dalle testimonianze di Nino Lombardo, Giuseppe Virgillito, Giovanni Palumbo, Carmelo Ciccia e Barbaro Rapisarda con “Apocalisse a Paternò”.

Eppure, nonostante il terrore e il dolore che ha segnato quelle giornate, oggi, in questo mondo che sembra aver dimenticato il peso della storia, c’è chi gioca a ripetere gli errori del passato. La guerra, per alcuni, non è mai lontana. Le parole di guerra, giornale e tv vengono pronunciate troppo spesso, i conflitti si moltiplicano, mentre il mondo si prepara a sfiorare, ancora una volta, il baratro di una guerra globale. E noi, poveri cittadini di questo villaggio il mondo, subiamo le scelte di pochi uomini, lontani e indifferenti, che decidono delle nostre vite senza considerare il nostro futuro.

I racconti dei nostri nonni, che parlavano di sopravvivenza e di lotte quotidiane, per noi ultra sessantenni erano il nostro insegnamento. Quei racconti, lontani nel tempo ma vicini nel cuore, erano il nostro manuale di vita. Non erano solo storie di miseria, ma di coraggio e speranza, che ci spronavano a non arrenderci, a continuare a lottare nonostante le difficoltà.

Oggi, quei racconti non sono solo ricordi, ma insegnamenti che dobbiamo portare avanti. Perché il passato non va dimenticato, non possiamo permettere che le vittime del 14 luglio 1943 siano morte invano. Se il futuro deve essere diverso, allora è nostro dovere difendere la pace, continuare a credere nei sogni e, soprattutto, lottare contro le ingiustizie che i potenti del mondo impongono alle nostre vite. La memoria del passato deve essere il faro che ci guida oggi, per non ripetere gli stessi errori.

Intanto domani è in programma, da parte dell’amministrazione comunale, la cerimonia commemorativa dei bombardamenti su Paternò. L’evento avrà inizio alle ore 9.00, presso Villa Moncada, in memoria delle vittime della II Guerra Mondiale. Il rito si concluderà con l’omaggio floreale alla stele di padre Vincenzo Ravazzini.

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