Connect with us

Cronaca

Blitz antidroga della Mobile nel quartiere San Berillo Nuovo. In manette 40 persone

Pubblicato

il

La Squadra Mobile di Catania ha sgominato,  con l’operazione antidroga denominata “Tricolore” , due gruppi di spacciatori legati ai clan mafiosi, Cappello-Bonaccorsi e Cursoti Milanesi. Le ordinanze di custodia cautelari sono scattate per 40 soggetti: 36 sono stati arrestati nel corso della retata fatta all’alba; un’altra  persona è stata rintracciata solo nel corso della giornata,, mentre altre 3 risultano irreperibili, perché già all’estero e attivamente ricercati. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso.

I dettagli dell’operazione sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa dal procuratore capo Carmelo Zuccaro e dal questore Mario Della Cioppa; presenti anche il capo della Mobile di Catania anche i due pm titolari dell’inchiesta Tiziana Laudani e Alfio Fragalà.  Il blitz ha permesso di fermare un fiorente traffico di droga: marijuana e cocaina. Le zone di spaccio  sono quelle di San Berillo Nuovo, dove si trovano due distinte “piazze di spaccio” a breve distanza l’una dall’altra, la prima (quella in corso Indipendenza – angolo via La Marmora) gestita dal gruppo mafioso organicamente riconducibile al clan mafioso Cappello – Bonaccorsi, con a capo Lorenzo Monaco Christian.

In casa sua che sono stati sequestrati 50mila euro in contanti, nascosti non solo dentro alcuni cassetti ma anche dietro allo stipite in legno di una porta. La seconda, invece, operativa in via San Leone, è gestita da diversi soggetti riconducibili al clan dei Cursoti Milanesi. Il confine tra le due piazze,  dopo aspri dissidi che avevano visto alcuni soggetti vicini al clan dei Cursoti Milanesi percorrere armati le vie pubbliche della città per contrastare i rivali, è stato contrassegnato dalla collocazione di due distinte bandiere, quella degli Stati Uniti d’America per il clan dei Cappello-Bonaccorsi, quella del Milan per il clan dei Cursoti-Milanesi. La piazza di spaccio di corso Indipendenza gestita dal clan Cappello-Bonaccorsi fruttava circa cinquemila euro al giorno. Attiva ogni giorno, dalle 15 di pomeriggio fino alle 4 di notte,- solo in modo sporadico anche nella mattinata, era specializzata nello spaccio al dettaglio di cocaina. In media 150 dosi vendute ogni giorno, con picchi significativi nel fine settimana.

 Piazza San Leone era il quartier generale del gruppo dei  Cursoti. Sotto la bandiera sventolante del Milan, il pomeriggio e fino alla mezzanotte, si spacciava marijuana. Circa 50 dosi al giorno per un giro d’affari di oltre 500 euro quotidiani. La vendita della cocaina era, invece, concentrato in una casa di via San Leone, riconducibile a Matteo Pitarà. Dal primo pomeriggio alle 7 della mattina un via vai che fruttava dai sei agli ottomila euro al giorno per le circa 200 dosi vendute.  

Gli arrestati: Concetto Bonaccorsi, nato a Catania classe1986, Roberto Pietro Bua, nato a Catania classe 1996; Giuseppe Campagna, nato a Catania classe 1959 – detenuto  Germain Saverio D’Orta, nato a Catania classe 1996; Orazio Fuselli, nato a Catania il 3.11.1983 – detenuto;  Biagio Andrea Giuffrida, nato a Catania classe 1992; Massimo Gulisano, nato a Catania classe 1970; Giuseppe La Placa, nato a Catania classe 1979;  Giuseppe Licciardello, nato a Catania classe 1998; Samuel Giovanni Linguanti, nato a Catania classe 1991; Lorenzo Cristian Monaco, nato a Catania classe 1988; Edoardo Perciabosco, nato a Catania classe 1990; Giuseppe Pitarà, nato a Catania classe 1983;  Antonio Piterà, nato a Catania classe.1984; Gabriele Giuseppe Piterà, nato a Catania classe 1982 – detenuto; Matteo Piterà, nato a Catania classe 1956 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Giuseppe Ruscica, nato a Catania classe 1976 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Alessandro Russo, nato a Catania classe 1979; Giovanni Ivan Sangiorgio, nato a Catania classe 1991 – detenuto;  Pio Giuseppe Scardaci, nato a Catania classe 1986 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Alessandro Scalia, nato a Catania classe 1978 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Gianluca Sciuto, nato a Catania classe 1986 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Alfio Siriano, nato a Catania classe 1994 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Gaetano Spampinato, nato a Catania classe 1990; Ivan Torrisi, nato a Catania classe 1987 – detenuto,  Rosario Zito, nato a Catania classe 1980; Salvatore D’Ambra, nato a Catania classe 1982 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Maria Barbara Gangemi, nata a Catania classe 1977; Sebastian Guardo, nato a Catania classe 1996 – detenuto; Marco Palma, nato a Leonforte (EN) classe 1995; Giuseppe Santagati, nato a Torino classe 1992; Marco Andrea Santagati, nato a Catania classe 1996; Giordano Scuto, nato a Catania classe 1995;  Salvatore Strazzanti, nato a Savignano (CN) classe 1977 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Damiano Pergolizzi, nato a Catania classe 1999; Alessia Virruso, nata a Catania classe 1986.

Clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cronaca

Paternò, accoltellamento zona ex Velodromo Salinelle, ferito uno straniero

Sempre in città, alle 19.15 circa, in via G.B. Nicolosi, è stata messa a segno una rapina ai danni di una attività commerciale gestita da un cittadino cinese. I due fatti non sono collegati tra di loro. Ad indagare i carabinieri della locale compagnia

Pubblicato

il

Serata movimentata, quella di oggi a Paternò, dove nel giro di un due ore si sono verificati due fatti di “cronaca nera”, i quali, comunque, da quanto si apprende, non sarebbero collegati tra di loro.

Intorno alle ore 21 di stasera, nei pressi dell’ex velodromo Salinelle in via Fonte Maimonide, si è registrato il ferimento di un cittadino straniero. L’uomo sarebbe stato colpito alla schiena, probabilmente da un coltello o da un oggetto “appuntito”.

Sarebbe rimasto ferito a seguito di una lite avvenuta proprio nella zona esterna all ex velodromo. Ricordiamo che all’interno della struttura sportiva abbandonata da tempo, trovano ospitalità diversi cittadini stranieri, accampati all’interno di alcune tende.

Lanciato l’allarme sul posto dapprima è arrivata un’ambulanza della Misericordia di Santa Maria di Licodia in eccedenza al 118 che ha prestato le prime cure del caso all’uomo. Successivamente sono giunti in va Fonte Maimonide personale medico del 118 e i carabinieri della compagnia di Paternò. Il ferito è stato trasportato in uno degli ospedali della zona. Non si conoscono al momento le condizioni. I militari dell’Arma hanno avviato da subito le indagini. La zona dove è avvenuto  il ferimento è da anni al buio, con la pubblica illuminazione  assente: furono rubati anni addietro i cavi in rame e non più sostituiti.

Altro fatto di “cronaca nera” intorno alle ore 19.15, quando uno o più soggetti hanno fatto irruzione dentro un esercizio commerciale di abbigliamento, sito in via Ronsisvalle ad angolo con via G.B. Nicolosi. Non è chiaro se il colpo sia andato in porto. Sul posto i carabinieri del comando stazione di Paternò che hanno avviato le indagini, visionando le immagini registrate del sistema di video sorveglianza presente nella zona della rapina.  Ascoltato il proprietario dell’attività commerciale, un cittadino di nazionalità cinese.

Continua a leggere

Cronaca

Femminicidio, fermato il presunto autore dell’omicidio della 22enne Sara Campanella

Le forze dell’ordine hanno fatto scattare le manette per Stefano Argentino, 27enne, di Noto. Avrebbe ucciso la studentessa universitaria in strada a Messina a due passi dallo stadio, davanti a decine di persone

Pubblicato

il

FOTO WEB

Stefano Argentino, 27enne, di Noto sarebbe  l’autore dell’omicidio di Sara Campanella, la giovane ventiduenne sgozzata ieri in strada a Messina a due passi dallo stadio, davanti a decine di persone. Nella notte i carabinieri del Comando Provinciale hanno eseguito il decreto di fermo dell’indagato emesso dalla Procura. Argentino è anche lui studente nella stessa facoltà della giovane.

E’ stato rintracciato, con il supporto dei carabinieri del Comando Provinciale di Siracusa, in un’abitazione del suo paese.  Il sospettato è stato preso dai militari dopo una vera e propria caccia all’uomo.  Non è stato ancora trovato il coltello col quale è stata sgozzata in strada Sara Campanella. “L’arma del delitto deve essere oggetto ancora di ulteriori investigazioni”, dice il procuratore capo di Messina Antonio D’Amato.

Da una prima ricostruzione dei fatti, l’indagato per l’omicidio dell’universitaria avrebbe seguito la giovane studentessa nei pressi del Policlinico, per poi percorrere insieme a lei un breve tratto di strada; arrivati nei pressi del distributore di benzina, verosimilmente dopo una discussione, l’avrebbe accoltellata per poi allontanarsi velocemente. Gli investigatori sono risaliti al ragazzo grazie ai filmati delle video camere di sorveglianza posizionate all’esterno del Policlinico e a quelle di alcuni esercizi commerciali lungo via Gazzi, dove è avvenuto il delitto. Determinanti sono state le testimonianze di alcuni ragazzi che hanno assistito all’omicidio, tra cui alcuni colleghi e colleghe della vittima, come ha riferito il procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato. “Da quando Sara Campanella si era iscritta all’università Stefano Argentino le manifestava attenzioni e cercava di conquistare il suo interesse con comportamenti molesti”. Lo ha detto il procuratore di Messina D’Amato. Il ragazzo aveva manifestato “attenzioni insistenti e reiterate nel tempo”, nei confronti della vittima da circa 2 anni.

Sara aveva parlato ad alcuni colleghi del corso universitario di queste attenzioni, manifestando “fastidio”, ha aggiunto il capo della Procura. “Abbiamo chiesto al gip l’emissione di un provvedimento restrittivo nei confronti del presunto omicida che siamo riusciti a identificare grazie a una serie di elementi che fanno ritenere sussistente un quadro indiziario grave”, ha affermato il capo della Procura di Messina.

I testimoni oculari “hanno fornito un contributo determinante non solo ai fini dell’identificazione del presunto omicida, ma anche per la sua successiva localizzazione”. “Non c’è stata alcuna denuncia nel tempo da parte della ragazza. E’ un caso delicato e dobbiamo ricostruire bene tutto quello che c’è attorno”. A dirlo il comandante dei carabinieri di Messina, Lucio Arcidiacono. a presentato denuncia contro il presunto omicida.

Parlano di “solido quadro accusatorio” i pm che hanno disposto il fermo di Stefano Argentino. Il provvedimento cautelare, eseguito nella notte, si basa sulle testimonianze dei passanti che hanno assistito al delitto e sulla visione delle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona.

Ha urlato più volte “Basta, lasciami, basta” Sara Campanella. Lo hanno raccontato i testimoni che hanno assistito al delitto, uno dei quali ha anche tentato di rincorrere l’assassino.

“Immediatamente queste persone che si sono trovate loro malgrado testimoni in quel momento – ha detto il sostituto procuratore Marco Colamonici – hanno prestato soccorso alla vittima e hanno avvisato le forze dell’ordine e l’ambulanza”. Sara Campenalla, originaria di Misilmeri, frequentava il terzo anno della facoltà di Tecniche di laboratorio Biomedico nell’ateneo messinese e quindi faceva anche la tirocinante proprio nell’ospedale dove è stata portata in fin di vita. Dopo la notizia dell’omicidio, tanti studenti e colleghi della vittima sono andati al pronto soccorso disperati.

“Sono senza parole – ha detto il sindaco di Messina Federico Basile – Oggi la città è stata scossa da una tragedia immensa: Una giovane vita è stata spezzata in modo brutale. La violenza di questo gesto ci lascia increduli e profondamente addolorati”.  “L’università di Messina – ha aggiunto la rettrice Giovanna Spatari – si stringe attorno ai familiari, agli amici e ai colleghi Di Sara. Quando una vita viene spezzata in un modo così brutale, la nostra sofferenza è ancora più acuta”.

Il delitto richiama un altro femminicidio avvenuto sempre il 31 marzo ma nel 2020 quando Lorena Quaranta, 27 anni, originaria di Favara (Agrigento), iscritta a Medicina a Messina venne uccisa dal fidanzato, anche lui studente nella stessa facoltà, Antonio De Pace, calabrese di Vibo Valentia. L’assassino strangolò Lorena nella casa che condividevano a Furci Siculo nel Messinese.

Continua a leggere

Trending