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giudiziaria

Catania, assolto il deputato Sammartino dall’accusa di corruzione elettorale

L’esponente della Lega, all’epoca dei fatti deputato di Italia viva, era tra i 38 indagati dell’inchiesta “Report” e per l’accusa l’ex vice governatore avrebbe fatto delle promesse di “utilità” a Girolamo Brancato, ritenuto vicino al clan Laudani, in cambio di voti

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E’ stato assolto dall’accusa di corruzione elettorale “perchè il fatto non sussiste” il deputato regionale della Lega, Luca Sammartino. Sentenza pronunciata dai giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Catania. Assolto anche Girolamo Brancato, accusato sempre di corruzione elettorale.

Sammartino, all’epoca dei fatti deputato di Italia viva all’ARS, era tra i 38 indagati dell’inchiesta “Report” della Dda di Catania scattata il 16 dicembre del 2020 su indagini della Guardia di Finanza di Catania. Secondo l’accusa Sammartino avrebbe fatto delle promesse di utilità a Girolamo ‘Lucio’ Brancato, ritenuto vicino al clan Laudani, “in cambio di voti”. Per la pubblica accusa le “utilità”” erano “un posto di lavoro a un nipote di Brancato” e “lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massa Nunziata-Mascalucia”.

La Procura aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione per ciascun imputato. La sentenza, per il legale di Sammartino, l’avvocato Carmelo Peluso è “il risultato auspicato e corretto” del processo. “Soddisfatto” della pronuncia del Tribunale anche il difensore di Brancato, il penalista Giuseppe Ragazzo.  “Pur dispiaciuto per il calvario politico e umano che ho dovuto subire in questi anni, dopo la sentenza di assoluzione sono soprattutto soddisfatto per l’esito di questa dolorosa vicenda, che ho affrontato con la consueta coerenza, dimostrando, nei fatti e non a parole, la fiducia nella magistratura. Un grazie particolare ai miei avvocati Carmelo Peluso e Giovanna Vinci” ha detto il deputato Luca Sammartino.

“Esprimo la mia solidarietà e vicinanza all’On. Luca Sammartino, finalmente assolto con formula piena perché il fatto non sussiste- ha detto il deputato nazionale della Lega Anastasio Carrà nonche vice sindaco di Motta Sant’Anastasia- Questa decisione rappresenta la vittoria della verità e della giustizia. Troppe volte chi dedica la propria vita al servizio delle istituzioni viene travolto da accuse ingiuste, rischiando di vedere infangata la propria reputazione. Oggi, però, è il momento di guardare avanti con ancora più forza e determinazione, certi che il bene e l’impegno per la comunità trionfano sempre” ha concluso Carrà.

giudiziaria

Catania, sospesi dal CGA i lavori di ampliamento del porticciolo

Per il Cga il parere favorevole espresso dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania “appare priva di adeguata motivazione e per taluni profili finanche contraddittorio

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Il Consiglio di giustizia amministrativa (CGA), accogliendo il ricorso presentato da Legambiente, ha emesso un’ordinanza che, riformando la valutazione del Tar etneo del 17 aprile scorso, sospende i lavori di ampliamento del porticciolo di Catania.

Secondo i giudici esistono “i requisiti del ‘fumus boni iuris’ e del ‘periculum in mora’ per la concessione della richiesta misura cautelare della sospensione dell’efficacia della sentenza appellata e, conseguentemente, del provvedimento impugnato con il ricorso di primo grado”.

Per il Cga il parere favorevole espresso dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania “appare priva di adeguata motivazione e per taluni profili finanche contraddittorio,  dove si tenga conto dell’indiscussa valenza storico- culturale del sito, un borgo marinaro le cui origini risalgono al VII secolo avanti Cristo, riconosciuta nel medesimo parere e della natura degli interventi previsti (eliminazione di una parte del molo antico)”.

Per i giudici amministrati di Palermo, le prescrizioni della Soprintendenza di Catania “non si palesano idonee a perseguire l’obiettivo della salvaguardia del valore paesaggistico” che deve perseguire. Nel provvedimento i giudici del Cga sottolineano anche come “assume in questa sede rilevanza anche la conclusione del concorso di progettazione indetto dal Comune di Catania per la riqualificazione dell’area interessata dalla estensione della concessione demaniale marittima oggetto di gravame”.

Per questi motivi, conclude l’ordinanza, “il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana, in sede giurisdizionale, accoglie l’istanza cautelare e sospende l’esecutività della sentenza impugnata”.

 

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Mascalucia, Mosema: 13 indagati per bancarotta fraudolenta, fra questi sindaci ed ex amministratori

L’inchiesta ha fatto emergere gravi irregolarità nella gestione economico-finanziaria dell’azienda

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La Procura della Repubblica di Catania ha notificato un avviso di conclusione delle indagini a 13 persone, accusate di bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della Mosema, la società che si occupava della gestione dei rifiuti nel Comune di Mascalucia, dichiarata fallita nel 2020. L’indagine, coordinata dai pubblici ministeri Fabio Saponara e Margherita Brianese, è nata da una relazione redatta dal curatore fallimentare nominato per la gestione della società. L’inchiesta ha fatto emergere gravi irregolarità nella gestione economico-finanziaria dell’azienda.

Tra gli indagati, come riportato dal quotidiano La Sicilia, figurano nomi di rilievo delle istituzioni locali: l’attuale sindaco di Mascalucia Vincenzo Antonio Magra, l’ex primo cittadino Giovanni Leonardi, l’attuale presidente di Kalatambiente Concetta Italia, e il commercialista Fabio Sciuto.

Le accuse

Le ipotesi di reato si articolano in due distinti capi d’imputazione: la Manipolazione dei bilanci che riguarda -scrive ancora il quotidiano “La Sicilia”- gli ultimi presidenti del consiglio di amministrazione della Mosema: Concetta Italia, Gaetano Antonino Belfiore, Fabio Sciuto, Angelo Spina. Coinvolti anche il liquidatore Maurizio Verona, in carica dal maggio 2019, e i consiglieri delegati Maria LombardoGiuseppe Finocchiaro e Salvatore Fazio. Secondo l’accusa, avrebbero deliberatamente fornito dati falsi o omesso informazioni rilevanti sulla reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’azienda, già in crisi dal 2013.

Il secondo capo d’imputazione- si legge ancora nel quotidiano “La Sicilia”- coinvolge gli amministratori e funzionari del Comune di Mascalucia, socio di maggioranza della Mosema. Oltre ai sindaci Leonardi (in carica dal 2013 al 2018) e Magra (dal 2018), risultano indagati: Danilo Ambra, ex responsabile dell’area finanziaria Alfio Raffaele Gibilisco, ex responsabile dell’area tecnico-urbanistica, Filippo Pesce.

Secondo i magistrati, le condotte dolose degli indagati avrebbero causato direttamente il dissesto finanziario della Mosema, compromettendo definitivamente l’operatività dell’azienda pubblica.

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