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Chiesa

Catania, Don Ciotti a Unict: “Le mafie cambiano volto, ma il loro obiettivo resta lo stesso”

Libera: «La criminalità si infiltra nell’economia legale, ma la vera risposta è culturale ed educativa»

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Il presidente di Libera ha incontrato studenti e docenti Unict nell’aula magna di Palazzo Fortuna per un confronto sulle infiltrazioni mafiose nell’economia legale e sul ruolo della cultura nella lotta alla criminalità.

Le mafie si trasformano, si adattano ai cambiamenti legislativi ed economici, affinano le loro strategie per mantenere il controllo sociale e accrescere il proprio potere. Non si tratta più soltanto di violenza e intimidazione, ma di una presenza silenziosa e pervasiva all’interno dell’economia legale. A ribadirlo è don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, durante l’incontro con studenti e docenti dell’Università di Catania, tenutosi nell’aula magna di Palazzo Fortuna, sede del Dipartimento di Economia e Impresa.

L’evento, intitolato “Economia dell’illegalità: comportamenti individuali tra istituzioni e criminalità“, si inseriva nel ciclo di seminari “Economia, Politica e Società: in cammino sulle orme dell’Economia di Francesco”, organizzato dal DEI, e nel ciclo di Seminari di Ateneo “Territorio, ambiente e mafie – dall’analisi del fenomeno mafioso alla cittadinanza attiva”, promosso dal Dipartimento di Scienze Umanistiche.

L’evoluzione del fenomeno mafioso: dal racket all’infiltrazione economica

Nel suo intervento, Don Ciotti ha analizzato con lucidità e rigore il modo in cui la criminalità organizzata si è evoluta nel tempo. «Le inchieste giudiziarie e gli studi ci dimostrano che le mafie hanno una straordinaria capacità di adattamento. Oggi non si limitano più alle attività illecite tradizionali, ma investono nell’economia legale, infiltrandosi in settori strategici come edilizia, appalti pubblici, energia, rifiuti e commercio. Lo fanno mimetizzandosi tra le attività lecite, eludendo i controlli, sfuggendo alla regolamentazione e alla tassazione», ha spiegato il presidente di Libera.

L’obiettivo resta lo stesso da 170 anni: mantenere il controllo sociale attraverso il denaro e il potere. Le organizzazioni mafiose, ha sottolineato Don Ciotti, hanno costruito una fitta rete di collusione con imprenditori, professionisti e politici, sviluppando rapporti “disincantati e pragmatici” che permettono loro di consolidare la propria influenza senza ricorrere necessariamente alla violenza.

Un concetto ribadito anche dal direttore del Dipartimento di Economia e Impresa, Roberto Cellini: «La legalità è un fattore produttivo essenziale, al pari del capitale umano e del lavoro. Senza legalità non esiste un mercato sano, non ci sono crescita o competitività. Economia, dignità e libertà devono essere un trinomio inscindibile».

La cultura come strumento di resistenza

Uno degli aspetti centrali dell’incontro è stato il ruolo della cultura e dell’istruzione come strumenti di contrasto alla criminalità organizzata. «Le mafie non si combattono solo con le leggi e le operazioni di polizia, ma con la cultura, la conoscenza e l’educazione», ha affermato don Ciotti.

Un concetto condiviso dal rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo, che ha ribadito l’impegno dell’Ateneo nella lotta alla dispersione scolastica e nel supporto all’agenzia per la gestione dei patrimoni confiscati alla mafia. «Avere don Luigi Ciotti tra noi è un grande onore – ha dichiarato Priolo – perché vogliamo ribadire che l’università è un presidio di legalità e può rappresentare un vero ascensore sociale, contribuendo a cambiare il destino della Sicilia».

Le nuove frontiere della criminalità organizzata

Nel corso dell’incontro, don Ciotti ha messo in guardia sui nuovi pericoli legati all’economia illegale e ai fenomeni criminali emergenti. «Oggi i rischi più grandi vengono dall’immissione spropositata di capitali illeciti nel sistema finanziario, dal gioco d’azzardo – una trappola disumana che priva migliaia di persone della loro libertà e dignità – e dagli eco-eccidi, veri e propri crimini ambientali contro la nostra ‘casa comune’».

A pesare ulteriormente è la crisi economica, che ha spinto numerosi imprenditori a rivolgersi alla criminalità organizzata per ottenere capitali e servizi in grado di far sopravvivere le proprie attività. «Oggi come negli anni delle stragi, la mafia continua a minare le basi dell’economia e della democrazia – ha ammonito il presidente di Libera –. Non usa più solo la violenza esplicita, ma si insinua nei meccanismi economici e istituzionali. Sparano di meno, fanno meno rumore, ma i loro obiettivi sono sempre gli stessi: potere e denaro, schiacciando la vita delle persone».

Un appello alla giustizia sociale

Nel suo intervento, Don Ciotti ha allargato il discorso alla crisi etica che sta attraversando il Paese: «La crisi economica non può essere affrontata solo con misure finanziarie, perché è prima di tutto una crisi di giustizia sociale e ambientale. Politica ed economia erano nate per garantire il bene comune, ma in troppi casi hanno tradito questa missione, trasformandosi in strumenti di privilegio, selezione e discriminazione».

Ha quindi lanciato un appello alla responsabilità collettiva: «La ricchezza è tale solo se è condivisa equamente, garantendo giustizia ed equità. Il progresso di cui abbiamo bisogno non è solo economico, ma deve essere soprattutto un progresso in umanità».

Don Ciotti ha chiuso il suo intervento con un messaggio di speranza e impegno: «La memoria delle vittime delle mafie deve tradursi in un impegno quotidiano per la giustizia sociale. La persona umana è più importante di qualsiasi altra cosa. Non possiamo accettare un sistema in cui il valore delle cose supera quello delle persone».

A testimonianza dell’impegno dell’Università di Catania su questi temi, il rettore Priolo ha annunciato che l’Ateneo sosterrà la partecipazione degli studenti alla marcia della legalità, in programma il prossimo 21 marzo a Trapani.

Chiesa

Paternò: Il “Cristo alla Colonna” in processione in occasione del Giubileo 2025

La Settimana Santa quest’anno sarà impreziosita dalla processione del SS. Cristo alla Colonna, simulacro secentesco, custodito nella Chiesa Santa Maria dell’Alto (ex-Monastero)

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La città di Paternò si appresta a vivere uno dei momenti più solenni e partecipati della sua tradizione religiosa. La Settimana Santa, già da sempre vissuta con grande intensità dalla comunità paternese, quest’anno sarà impreziosita da un evento eccezionale, ossia, la processione del SS. Cristo alla Colonna, simulacro secentesco di straordinaria bellezza e valore devozionale, custodito nella Chiesa Santa Maria dell’Alto (ex-Monastero) che uscirà in occasione dell’Anno Giubilare 2025.

L’appuntamento è fissato per la mezzanotte di giovedì 10 aprile quando, sul sagrato della Chiesa, u Patruzzu o Munti si affaccerà per poi essere portato in processione per piazza Indipendenza, via Roma, piazza Vittorio-Veneto, via S. Caterina, piazza Santa Barbara, via Provvidenza Virgillito-Bonaccorsi, via degli Svevi poi, sosta al Cimitero Monumentale e ingresso nella chiesa ove, storicamente era custodito, ossia la Chiesa di “Cristo al Monte” dove sosterà sino alla sera in attesa dell’incontro, venerdì, con la Madre Addolorata. Sarà un momento straordinario che si inserisce in un contesto già ricco di fede e tradizione.

Le processioni del Venerdì dell’Addolorata e del Venerdì Santo rappresentano da sempre il cuore pulsante della spiritualità paternese durante la Settimana Santa e la comunità vive questi giorni con un’intensità particolare, fatta di raccoglimento, memoria e partecipazione profonda. La Madonna Addolorata, con il suo volto dolente, attraversa le vie del centro storico tra il silenzio e la commozione dei fedeli mentre, il Venerdì Santo rappresenta il culmine della riflessione e della condivisione del dolore del Cristo il cui fercolo viene portato a spalla per le strade della città, in un clima di raccoglimento e contemplazione.

In questo contesto, già fortemente suggestivo, la processione del Cristo alla Colonna, che richiama la flagellazione di Gesù e l’umiliazione prima del sacrificio, aggiunge un ulteriore elemento di riflessione sul mistero della Passione e rappresenta un evento raro e profondamente simbolico che certamente segnerà la memoria di chi vi prenderà parte, un momento di sicuro impatto emotivo e religioso. 

Di seguito il programma diramato dalla Parrocchia Santa Maria dell’Alto-Matrice.

 

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Adrano, parrocchie e comune insieme per i minori adraniti

Grazie ad un finanziamento regionale, le parrocchie e le associazioni hanno già potuto realizzare, nel 2024, progetti di sostegno e di crescita per l’educazione e la spensieratezza dei minori, evitando fenomeni di emarginazione

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Una rete di solidarietà tra le realtà parrocchiali di Adrano e l’Amministrazione comunale. E’ quanto messo in piedi per i minori adraniti in modo da offrire loro spazi di aggregazione, momenti di svago e occasioni di apprendimento, in prospettiva anche della stagione estiva dove, concluse le lezioni didattiche, i più giovani potranno vivere momenti di socialità e di condivisione.

Grazie ad un finanziamento regionale, le parrocchie e le associazioni hanno già potuto realizzare, nel 2024, progetti di sostegno e di crescita per l’educazione e la spensieratezza dei minori, offrendo una valida e costruttiva opportunità durante il tempo libero, per evitare fenomeni di emarginazione. Le attività proposte hanno visto la formazione di laboratori creativi, di giochi di gruppo, attività sportive ed escursioni naturalistiche, senza far mancare un valido sostegno scolastico, per ragazzi di diverse fasce d’età.

I risultati raggiunti soddisfano non poco il sindaco Fabio Mancuso e l’assessore alla Solidarietà sociale Salvo Coco i quali, in una nota, sottolineano come “i centri estivi e i servizi socio-educativi rappresentano un importante presidio per Adrano e per questo ringraziamo tutte le parrocchie impegnate nella realizzazione di questi progetti. L’Amministrazione continuerà ad investire nei servizi per i minori e perché siamo convinti che il futuro della nostra città passerà attraverso la cura e l’attenzione verso le nuove generazioni”, concludono Mancuso e Coco.

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