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Cultura

Giorgio Armani, l’eleganza che non passerà mai

Oggi i funerali: l’ultimo saluto allo stilista, maestro di silenzio e misura, scomparso il 4 settembre

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Foto da archivio Vogue - Biografia Armani

La bara al centro dell’Armani/Teatro, circondata da fiori bianchi…

I funerali di Giorgio Armani si terranno oggi, lunedì 8 settembre, in una cerimonia strettamente privata, come da sua volontà, intorno alle ore 13:30.

Ma ci sono vite che non si misurano in anni ma in tracce lasciate, in visioni che cambiano il corso delle cose. Armani ha cambiato la moda, ma prima ancora ha cambiato il nostro modo di percepire la bellezza, il corpo, l’essenzialità. Ha liberato l’uomo e la donna da rigide strutture formali, inventando un’eleganza nuova, fatta di comfort, fluidità, silenzio. Il suo era un linguaggio sobrio, ma tutt’altro che neutro: era preciso, rigoroso, profondamente umano. Dalla giacca destrutturata che negli anni Settanta ha ridefinito il guardaroba maschile, alla sensualità misurata e rivoluzionaria dei tailleur femminili, fino al glamour sofisticato dei red carpet, Armani ha costruito un’estetica coerente, riconoscibile, senza tempo.

Il successo globale arrivò con American Gigolo nel 1980, ma lui restò sempre distante dal clamore, fedele alla sua visione, alla sua idea di qualità e misura. Nei suoi oltre 45 anni di carriera ha trasformato il suo nome in un universo: non solo moda, ma design, hotel, ristoranti, sport. Tutto sotto un’unica cifra stilistica, sobria, elegante, pulita. Eppure dietro l’impero c’era l’uomo: riservato, serio, esigente, profondamente sensibile. Bastava ascoltarlo in qualche rara intervista per cogliere la delicatezza con cui parlava del suo lavoro, della solitudine, del peso delle responsabilità. Giorgio Armani non ha mai ceduto all’eccesso, alla provocazione, al bisogno di rincorrere le tendenze: le anticipava, ma senza mai tradire sé stesso. Ha vestito il potere, il cinema, la musica, ma senza mai trasformare lo stile in una maschera. Ha reso il grigio il nuovo nero, ha fatto del blu notte una firma, ha trasformato il minimalismo in desiderio. Le sue sfilate, soprattutto quelle degli anni Novanta e Duemila, restano tra i momenti più alti della moda italiana: costruzioni perfette di ritmo e visione, scenografie misurate, una bellezza sempre credibile.

Anche nell’ultimo decennio, mentre il sistema moda accelerava e cambiava forma, Armani continuava a sfilare con lo stesso rigore, la stessa eleganza silenziosa. L’ultima collezione a Parigi, lo scorso luglio, aveva il sapore di un saluto in codice, come se tutto fosse già scritto. Ma la sua eredità è ancora qui: nelle linee pulite che continuano a parlare di lui, nei designer che si sono formati sul suo stile, nella cultura visiva di intere generazioni. Armani ci ha insegnato che si può essere potenti senza urlare, eleganti senza ostentare, contemporanei senza inseguire. Il suo lascito non è solo in ciò che ha creato, ma in un modo di pensare la moda come disciplina, come linguaggio, come responsabilità. È questo che resta oggi, ora che Milano lo saluta in silenzio, come in silenzio lui ha costruito tutto: un impero, un’estetica, un esempio.

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