Assolto perchè il fatto non sussiste”. Si tratta della sentenza della Corte d’appello di Catania che si è espressa su Emilio Coveri, presidente dell’associazione torinese Exit-Italia, che era accusato di aver istigato al suicidio Alessandra Giordano, l’insegnante 47enne di Paternò che nel 2019 aveva scelto di ricorrere all’eutanasia in Svizzera. La sentenza chiude definitivamente una vicenda giudiziaria durata oltre quattro anni. Il presidente di Exit Italia era stato assolto in primo grado dal Gup di Catania Marina Rizza.
In appello Coveri era stato, invece, condannato a tre anni e quattro mesi di carcere; successivamente la Cassazione, nel febbraio del 2024, aveva annullato la sentenza con rinvio segnalando “plurime lacune e fratture logiche”.
“È finito un calvario durato quattro anni – ha commentato Coveri sulla pagina social “EUTANASIA: EXIT-Italia, EXIT-Svizzera italiana”- rimane il rammarico di essere stati tacciati come delinquenti mentre nessuno si accorge della sofferenza che esiste intorno a noi. In assenza di una legge che regoli l’eutanasia e il suicidio assistito in Italia, le persone sono costrette ad andare in Svizzera per morire con dignità, spendendo cifre enormi. Questo nostro Paese ci obbliga ad andare a morire “in esilio”, lontano dagli affetti famigliari più cari”.
Alessandra Giordano soffriva della sindrome di Eagle, una nevralgia cronica che causa sofferenze fisiche, ma non era una malata terminale. A seguito della denuncia dei familiari della Giordano fu aperta una indagine che portò al rinvio a giudizio di Coveri.