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Paternò, emergenza maltempo, il vento distrugge baraccapoli di Ciappe Bianche

Aiutati dai volontari dell’ANPAS una ventina di stranieri hanno trovato riparo in una galleria della linea ferrata dismessa, altri hanno provato a ricostruite le baracche, mentre altri ancora si sono diretti verso il centro cittadino

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E’ in corso la conta dei danni a Paternò causa maltempo. Tuttavia le piogge e il forte vento di ieri hanno “riportato” alla luce la problematica legata alla presenza della baraccopoli in contrada Ciappe Bianche, dove trovano ospitalità, allo stato attuale, una sessantina di lavoratori stranieri. Il forte vento di ieri ha quasi raso a suolo la baraccapoli. Aiutati dai volontari della Protezione civile dell’ANPAS una ventina di stranieri hanno trovato riparo nella galleria della linea ferrata dismessa che si trova Ciappe Bianche; altri hanno provato a ricostruite con mezzi di fortuna le baracche; altri ancora si sono diretti verso il centro cittadino alla ricerca di alloggi di fortuna.

Quella della baraccopoli è una problematica che orma va avanti da tempo. Fino adesso si sono rilevati inutili le varie riunioni e incontri che si sono tenute in questi. Non è stata trovata alcuna soluzione al problema. Una problematica che viene fuori solo quando scoppia l’emergenza, come ieri; poi passata “l’emozione” del momento tutto viene messo nel dimenticatoio.

Sulla vicenda c’è da registrare l’intervento del Partito democratico di Paternò: “Quello che oggi ci preme evidenziare è la situazione drammatica del campo di Ciappe bianche, dove vengono stipati gli immigrati, che ogni giorno vengono sfruttati dai loro datori di lavoro: caporali e aziende agricole. Le condizioni meteo hanno distrutto quel campo, e hanno creato una vera e propria emergenza”. I Dem si pongono alcune domande: “Dove è il sindaco? Perché non interviene il prefetto? Vi sono diversi locali che potrebbero essere utili ad ospitare queste persone. Soprattutto, perché il sindaco ed il prefetto non intervengo affrontando il problema a monte? Cioè per rimuovere le condizioni di sfruttamento e far sì che vengano garantiti i livelli minimi di dignità umana e i diritti dei lavoratori?” si chiude così la nota stampa del PD di Paternò.

Francesco Finocchiaro, componente direttivo nazionale Archeoclub d’Italia, sulla propria pagina social ha evidenziato che “ci sono diversi locali abbandonati dagli enti pubblici che adesso sarebbero utili per l’emergenza: ex falegnameria comunale, ex ASL via Verga, ex ospedale, persino ex velodromo. Poi capannoni in campagna spesso di proprietà degli stessi datori di lavoro. Basterebbe un passa parola e fornire di coperte e il minimo per sopravvivere. Ma non è il compito di un singolo, nemmeno di due. Mi pare di ricordare che il Prefetto aveva dato indicazioni già lo scorso anno ma si vede che ormai le istituzioni extra comunali contano poco, qui a Paternò” ha concluso Finocchiaro.

Sempre a Paternò, causa maltempo, sono state e sono ancora tante le abitazioni rimaste senza energia elettrica, soprattutto nelle zone di Via Emanuele Bellia, Piazza Nassirya, Via Garibaldi, Piazza Purgatorio e zona Via dei Mulini. Disagi anche per l’approvvigionamento idrico. L’AMA, l’azienda che si occupa del servizio idrico in città, ha informato che tra le conseguenze del maltempo di ieri, si è registrata l’instabilità delle linee elettriche che ha causato, durante le ore notturne, guasti agli impianti idrici. Si sono registrati disservizi idrici nella zona Mazzini, Corso Italia e zone limitrofe, via Scala Vecchia e aree limitrofe.

L’amministrazione comunale, con il supporto dei tecnici competenti, ha effettuato sopralluoghi presso gli istituti scolastici di competenza comunale, i cimiteri, la villa comunale, le strade, le piazze e le aree di interesse pubblico. “Gli accertamenti svolti hanno confermato il mantenimento delle necessarie condizioni di sicurezza- si legge nella pagina social del comune- che consentono di rassicurare la cittadinanza. Le attività scolastiche riprenderanno regolarmente lunedì in tutti gli istituti di pertinenza comunale, come confermato anche dalle continue interlocuzioni con i dirigenti scolastici”.

 

Eventi

Paternò, ultimo giorno di scuola per una maestra: quello di Lilli Grasso

Dal primo settembre, ufficialmente, Lilli dirà addio alla campanella. Ma in verità, da oggi, quella campanella suona per lei un’ultima volta. A salutarla, oltre i colleghi del comprensivo “Don Milani”, anche ex alunni

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Ogni anno, con la chiusura dell’anno scolastico, si chiude anche un capitolo importante per alcuni insegnanti. E per qualcuno, arriva il momento più atteso – e forse anche il più temuto – di una vita: la pensione. Oggi è il turno della maestra Lilli Grasso, dell’Istituto Comprensivo “Don Milani” di Paternò.

Non è un addio che arriva per età, ma per traguardo raggiunto, dopo tanti, tantissimi anni di servizio. Una carriera fatta di dedizione, pazienza, amore per i bambini e passione autentica per l’insegnamento.

Dal primo settembre, ufficialmente, Lilli dirà addio alla campanella. Ma in verità, da oggi – 1 luglio – quella campanella suona per lei un’ultima volta. E non c’è suono più dolce o più malinconico.

Dopo l’ultimo collegio docenti del 30 giugno, lungo e partecipato, l’Istituto ha voluto sorprenderla: oltre ai colleghi, sono arrivati anche ex alunni, richiamati da una voce amica che ha fatto il giro del cuore.

Sono venuti a salutarla, a ringraziarla, a dirle che – anche se il tempo è passato – la “maestra Lilli” resta lì, nei loro ricordi, intatta. Sempre gentile, sempre curata, con i capelli ricci e lo sguardo attento. Quasi una bambola, qualcuno ha detto, ma viva di quella vita che solo chi ha vissuto tra i banchi sa trasmettere.

Di lei nessuno ricorda un rimprovero ad alta voce, mai un tono sgarbato. Solo gesti misurati, parole gentili, una presenza educata ma ferma. Per cinque anni, ogni suo alunno ha avuto accanto una seconda mamma. Oggi è commossa, ed è giusto così. Perché lasciare la scuola non è solo chiudere una porta. È lasciare un pezzo di sé.

A lei, con gratitudine e affetto, un sincero augurio: buona vita, maestra Lilli. Che la campanella ora suoni solo per ricordarti quanto bene hai fatto.

 

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ARS

Palermo, ARS: Galvagno rompe il silenzio, “Non mi dimetto”

Il presidente dell’ARS interviene dopo l’indagine per corruzione: “Rispetto la magistratura e attendo l’esito dell’inchiesta”

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Galvagno ha scelto di non rassegnare le dimissioni, rivendicando la propria correttezza istituzionale e sottolineando come una scelta diversa equivarrebbe, a suo dire, a piegarsi alla pressione dell’opinione pubblica veicolata dai media e dai social. “C’è chi mi chiede un passo indietro e chi due avanti  – ha detto –  ma io non posso accettare che un messaggio digitale conti più della Costituzione”.

“Ho voluto rispondere presente” . Con  questa frase il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana,  ha aperto il suo intervento, oggi pomeriggio, davanti all’aula di Palazzo dei Normanni, a seguito della notizia dell’indagine per corruzione condotta dalla Procura di Palermo in cui risulta principale indagato.

“Non mi sento diverso da un qualsiasi cittadino”

Durante la seduta, il presidente dell’Ars ha illustrato le proprie ragioni, ascoltando anche gli interventi dei capigruppo parlamentari, e ribadendo la sua posizione: “In assenza di elementi conclusivi, parlare oggi potrebbe alterare il senso dell’indagine in corso. Non mi sento e non voglio sentirmi diverso da qualsiasi altro cittadino”. Ha poi aggiunto di essere venuto a conoscenza di molti dettagli dell’inchiesta solo tramite la stampa.

Cracolici (Antimafia): “Serve chiarezza”

Il presidente della Commissione Antimafia, Antonello Cracolici, ha sollevato dubbi sulla modalità scelta da Galvagno: “Senza comunicazioni concrete da parte sua, non è chiaro di cosa dovremmo discutere”. Galvagno ha replicato sottolineando la delicatezza dell’indagine in corso e la volontà di non trasformare il Parlamento in una sede impropria di autodifesa pubblica.Mentre le indagini proseguono, il presidente dell’Ars ha dichiarato di voler affrontare il percorso giudiziario con il supporto dei propri legali, escludendo ogni forma di autosospensione o passo indietro dall’incarico istituzionale.

Le tappe dell’indagine

Galvagno ha ripercorso brevemente le tappe della vicenda: a gennaio la proroga delle indagini preliminari, senza alcuna imputazione provvisoria. A maggio l’invito a comparire, e infine l’interrogatorio del 7 giugno. “Mi sono subito messo a disposizione dei magistrati per fornire tutte le spiegazioni necessarie. Ma oggi questa non è e non può essere un’aula di tribunale”.

Dopo l’intervento, Galvagno ha lasciato la presidenza dell’aula al vicepresidente Nuccio Di Paola, prendendo posto tra i deputati.

Il presunto sistema di favori

Sotto la lente della magistratura vi sarebbe un presunto accordo corruttivo tra Galvagno e Marcella Cannariato, moglie dell’imprenditore Tommaso Dragotto, vicepresidente della Fondazione “Sicily by Car”, entrambi indagati. I sospetti ruotano attorno a finanziamenti pubblici concessi per due eventi: uno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, e il “Magico Natale”, tenutosi tra Palermo e Catania con un contributo da 100 mila euro da parte dell’Ars.

Figura centrale sarebbe quella di Sabrina De Capitani, da ieri ex portavoce di Galvagno – anche lei indagata che si sarebbe posta come intermediaria tra i protagonisti della vicenda. Secondo gli inquirenti, oggetto del presunto scambio illecito sarebbe stato anche un incarico legale  per una cugina del presidente presso una società assicurativa legata al gruppo Dragotto, e il coinvolgimento dell’imprenditore Alessandro Alessi nell’organizzazione del Magico Natale.

Soldi, incarichi e regali

Tra le accuse mosse a Galvagno anche l’interessamento per la festa di Capodanno 2024 a Catania, per la quale sarebbero stati stanziati 200 mila euro. De Capitani avrebbe pattuito con l’impresario Nuccio La Ferlita un compenso di 10 mila euro, rimanendo però formalmente fuori dalla documentazione per via del suo ruolo istituzionale. Benefici economici sarebbero stati ottenuti anche da Salvatore Pintaudi, giornalista e addetto stampa del presidente.

Infine, tra gli elementi contestati, vi sarebbero regali e favori ricevuti da Galvagno: auto a noleggio, abiti, biglietti omaggio per concerti ed eventi – richiesti, secondo l’accusa, numerose volte anche per familiari e collaboratori.

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