E’ finito ai domiciliari un imprenditore agricolo di Belpasso di 42 anni, arrestato dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, per sfruttamento del lavoro e per reati in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro ai danni dei propri dipendenti. I carabinieri del NIL, supportati dai militari della compagnia di Paternò e Sciacca, hanno arrestato un marocchino di 45 anni, finito ai domiciliari, che da anni vive a Paternò e che avrebbe fatto da ‘caporale’ intermediario tra il datore di lavoro e i lavoratori dipendenti, in cambio del pagamento di denaro per le pratiche di emersione di extracomunitari senza permesso di soggiorno.
Un terzo uomo, un imprenditore agricolo di Paternò di 60 anni, è stato denunciato a piede libero. L’attività investigativa, durata circa 4 mesi, è scaturita dalla denuncia di un cittadino marocchino dipendente dell’imprenditore arrestato, sostenuto dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Secondo quanto accertato, l’imprenditore nella propria azienda agricola avrebbe impiegato, sfruttandoli, quattro dipendenti marocchini retribuendoli con soli 35 euro al giorno, 5 dei quali a favore del ‘caporale’.
Avrebbe inoltre costretto questi lavoratori a svolgere turni di lavoro estenuanti senza riconoscere loro ferie, riposi settimanali ed indennità accessorie e comunque in violazione di ogni regola in materia di sicurezza ed igiene sui luoghi di lavoro. I carabinieri hanno acquisito elementi idonei a verificare le modalità di impiego di manodopera e l’allestimento delle zone di concentramento di lavoratori nel settore della raccolta agrumicola.
“Siamo grati a Procura Distrettuale e Carabinieri per l’operazione anticaporalato eseguita a Belpasso- ha affermato il segretario generale della Uila Sicilia, Nino Marino- L’azione di magistratura e forze dell’ordine, però, va sostenuta da cittadini e consumatori oltre che da grande e piccola distribuzione perché i prenditori, che non meritano di essere chiamati imprenditori, e le loro aziende vengano messe fuori mercato”. L’esponente sindacale della Uila Sicilia ha evidenziato che “dall’inchiesta emerge che è stata una vittima a denunciare le quotidiane pratiche di sfruttamento e vessazione cui era sottoposta insieme con gli altri braccianti. Questa è la strada maestra per sradicare un fenomeno vergognoso, contro il quale noi della Uila abbiamo combattuto e combattiamo da sempre. Ribadiamo, però, il nostro appello perché quantità e qualità dei controlli, oggi assicurati da un numero davvero esiguo di addetti, siano adeguati alla sfida. Alle istituzioni politiche vogliamo dire in modo chiaro, persino brutale, che mantenere all’osso gli organici degli Ispettorati è un modo per essere complici di criminali che fanno affari violando ogni norma a tutela dei lavoratori”.