Nell’ambito di una vasta operazione di controllo del territorio rurale effettuata nelle ultime settimane, i Carabinieri della Compagnia di Randazzo hanno messo a fuoco l’attività zootecnica di 5 aziende allo scopo di prevenire e contrastare il cosiddetto fenomeno della “transumanza abusiva”; oltre 260 i capi di bestiame coinvolti nell’operazione di controllo.
Quella della transumanza abusiva è la pratica, ben nota in certe zone della provincia etnea, che consiste nel far pascolare animali da allevamento, quali ovini, bovini e simili, senza sottoporli ai previsti controlli sanitari o in violazione del fermo del bestiame imposto dalle autorità sanitarie, qualora, alle prove immunologiche, uno o più capi siano risultati affetti da determinate malattie.
È evidente, quindi, come la transumanza abusiva possa avere delle conseguenze gravemente nocive per la salute pubblica, poiché, interrompendo la catena di tracciabilità, mina la sicura provenienza degli alimenti, favorendo il contagio o l’infezione degli armenti e dell’uomo, per il quale la contrazione di alcuni tipi di malattie animali può risultare addirittura fatale. Spesso poi, il pascolo incontrollato ricade su assi viarie molto trafficate, come la SP 284 e la SS 120, con conseguente e pericoloso intralcio per gli automobilisti: non di rado, per questa ragione si sono verificati incidenti anche gravi.
E’ così che i Carabinieri della Stazione di Maniace hanno segnalato alle autorità sanitarie locali i cinque imprenditori agricoli per mancata registrazione degli animali al pascolo, mancata autorizzazione alla transumanza e assenza dei relativi documenti, come quello che certifica la sottoposizione del pascolo a controllo sanitario prima del suo spostamento.
Al termine dei controlli, gli allevatori, originari delle provincie di Enna e Catania, ma operativi tra Bronte, Maniace e Randazzo – sono stati raggiunti da un totale di 11 sanzioni pecuniarie, per un importo complessivo di oltre 26.000,00 euro, e uno di questi è stato anche denunciato dai Carabinieri per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e diffusione di malattia infettiva di animali. In particolare quest’ultimo allevatore, un 44enne originario di Bronte, fermato dai Carabinieri alla guida del suo veicolo con rimorchio trasportante il bestiame, alle richieste dei militari di presentare la prevista documentazione ha fornito risposte mendaci e incoerenti riguardo agli spostamenti effettuati dal bestiame, sostenendo infine che gli animali non erano stati al pascolo e che l’allevatore li aveva semplicemente recuperati perché fuggiti nottetempo. La versione di fatti non ha convinto i militari che da alcune indagini, condotte anche grazie a sistemi di videosorveglianza, hanno potuto appurare che le cose erano andate diversamente.
Successivamente, il personale veterinario ha appurato che quei bovini erano stati sottoposti a fermo ufficiale, imposto dal DPV, in quanto risultati affetti da brucellosi alle ultime prove immunologiche alle quali erano stati sottoposti.