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Cronaca

Belpasso, 20enne in manette per maltrattamenti e lesioni personali

La vittima è la fidanzata dell’uomo che ha raccontato ai carabinieri di essere stata aggredita in passato altre volte

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I carabinieri della stazione di Belpasso hanno arrestato un 20enne,ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. I militari sono stati allertati dalla telefonata di una 21enne che ha comunicato di essere stata picchiata dal compagno. Immediato l’intervento di una pattuglia di militari che, recatisi presso l’abitazione della donna, hanno dapprima rassicurato la giovane, constatandone la tumefazione di entrambi gli occhi e la presenza di alcuni graffi sul viso, quindi hanno raccolto le dichiarazioni della vittima. La ragazza ha raccontato di essere stata minacciata con un cacciavite ed un coltello da cucina dal compagno, il quale avendo compreso che la donna stava per avvisare i carabinieri, si è  allontanato a bordo della propria autovettura Mercedes.

Le ricerche dell’autovettura hanno avuto immediatamente riscontro, poiché i militari l’hanno intercettata e fermata in via 17^ Traversa, bloccando il giovane che ha subito compreso d’esser stato fermato a seguito di quanto accaduto con la fidanzata. I carabinieri, frattanto, avevano anche richiesto l’intervento dei sanitari della locale Guardia Medica che, raggiunta in casa la 21enne, l’hanno riscontrata affetta da “…trauma occhio sx con ematoma parietale…” in attesa di relativa prognosi.  Le dichiarazioni della ragazza hanno fatto luce sul turbolento rapporto con il fidanzato, che dal luglio del 2021, trascorreva tra alti e bassi determinati dall’indole irascibile e violenta di quest’ultimo che, destinatario anche di un ammonimento del Questore, in almeno altre due occasioni ne avrebbe provocato la refertazione della ragazza da parte dei medici del pronto soccorso a seguito delle violenze procuratele, ma mai da quest’ultima denunciate.

La ragazza, nel corso delle sue dichiarazioni, ha evidenziato ai militari d’aver soprasseduto sul comportamento violento del ragazzo per tutelare la figlioletta in tenera età, ma, che, in quest’ultima occasione, l’esser stata picchiata in maniera così brutale nonché minacciata di morte con un coltello ed un cacciavite dal fidanzato l’avrebbe convinta a denunciarlo. Il 21enne è stato posto ai domiciliari in un’abitazione diversa da quella condivisa con la 21enne e, all’esito dell’udienza di convalida, l’Autorità Giudiziaria ne ha disposto la convalida dell’arresto ed il divieto assoluto di avvicinamento alla vittima a meno di 500 metri.

Cronaca

Catania, arrestato 61enne specializzato in furti di cavi di rame sorpreso a rubare in un cantiere

L’uomo si era introdotto all’interno del cantiere per il raddoppio ferroviario della tratta Bicocca-Catenanuova, in contrada Jungetto. Ad individuarlo sono stati i vigilantes

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La Polizia di Stato ha arrestato un catanese di 61 anni, specialista in furti di cavi di rame.

L’uomo è stato sorpreso a rubare cavi di rame.  Il 61enne si è introdotto all’interno del cantiere per il raddoppio ferroviario della tratta Bicocca – Catenanuova, in contrada Jungetto, nell’ex stazione di San Martino Piana. Ad individuarlo sono stati gli operatori di vigilanza del cantiere che hanno chiesto l’intervento degli agenti della sezione Polizia Ferroviaria di Catania.

Il 61enne si era intrufolato nel cantiere a bordo della sua auto, ben equipaggiato di arnesi di vario tipo per mettere a segno il colpo. La presenza di un’auto non autorizzata nell’area del cantiere ha insospettito i dipendenti della ditta di vigilanza che, pochi attimi dopo, hanno visto aprire lo sportello e scendere frettolosamente il 61enne, subito riconosciuto per altri analoghi furti.

In pochi minuti, sono giunti sul posto gli agenti della Polizia Ferroviaria che hanno fermato l’uomo per effettuare un controllo approfondito. Dalle verifiche compiute nell’immediatezza nella banca dati in uso alle forze di Polizia sono emersi i precedenti specifici del catanese che, lo scorso aprile, era stato denunciato dalla Polfer per un furto di cavi di rame perpetrato, in quel caso, in località Gerbini.

Gli accertamenti sono stati estesi anche all’autovettura utilizzata dall’uomo per raggiungere il cantiere. All’interno del veicolo, i poliziotti hanno trovato numerosi attrezzi da taglio e scasso, tra i quali anche una grossa cesoia trancia cavi.

Il materiale rinvenuto è stato posto sotto sequestro, mentre il 61enne è stato arrestato per il reato di tentato furto di cavi di rame. Sentito il PM di turno, l’uomo è stato condotto nelle camere di sicurezza della Questura di Catania in attesa del giudizio per direttissima. Il Giudice ha convalidato l’arresto e ha disposto nei confronti del 61enne la misura cautelare degli arresti domiciliari.

 

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Cronaca

Catania, operazione antimafia “Cerbero”: colpito il clan “Cursoti Milanesi”, 21 arresti

I reati contestati agli indagati sono associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e detenzione e porto illegale di armi da sparo in concorso.

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E’ scattata all’alba di oggi a Catania l’operazione antimafia “Cerbero” contro i Cursoti Milanesi. Oltre 200 carabinieri del comando provinciale etneo sono stati impegnati in una attività che ha portato all’arresto di 21 presunti appartenenti alla cosca. Il provvedimento ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e detenzione e porto illegale di armi da sparo in concorso.

E’ contestata anche l’aggravante del metodo mafioso. L’operazione eseguita con il supporto dei reparti specializzati dell’Arma – tra cui la compagnia di intervento operativo del XII reggimento Sicilia, lo squadrone eliportato Cacciatori di Sicilia e i nuclei Elicotteri e Cinofili – è stata eseguita oltre che a Catania, anche nelle province di Agrigento, Benevento, Cosenza, Enna, Lecce, Reggio Calabria, Salerno, Siracusa, Verbano-Cusio-Ossola e Voghera.

I dettagli dell’operazione “Cerbero” sono stati illustrati nella tarda mattinata di oggi nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il Procuratore capo Francesco Curcio i sostituti Michela Maresca e Tiziana Laudani e i vertici provinciali dell’Arma dei Carabinieri il generale di Brigata Salvatore Altavilla e il colonnello Claudio Papagno.

L’inchiesta ha fatto luce sulla violenta e brutale contrapposizione esplosa all’interno del gruppo mafioso dopo la morte, il 9 dicembre del 2020, dello storico capo Rosario Pitarà. Due i gruppi che sarebbero contrapposti con una feroce lotta per la leadership ed il controllo del territorio all’interno del clan dei Cursoti milanesi: quello di Carmelo Distefano e quello guidato dai fratelli Giuseppe e Alfio Cristian Licciardello.

Ne sarebbe derivata, ricostruisce la Procura, “una violenta escalation criminale, caratterizzata da condotte estremamente aggressive e spregiudicate, con scontri armati e reciproche azioni di ritorsione tra le due fazioni, culminate in agguati, intimidazioni e gravi atti di violenza anche fisica”. “La spietata competizione per il controllo del territorio e delle attività illecite, in particolare il traffico di sostanze stupefacenti – contesta l’accusa – avrebbe così evidenziato l’elevata pericolosità dei sodali e la perdurante capacità offensiva del sodalizio mafioso”.

L’inchiesta ha fatto anche luce sulla richiesta del ‘pizzo’, prima di 200 euro poi passata a 400 euro a serata, al titolare di una discoteca del porto di Catania per la “protezione contro disordini nel locale”. Per convincere la vittima il gruppo avrebbe compiuto degli ‘assalti’ alla discoteca utilizzando anche 50 persone per volta, sfondando la porta d’ingresso e aggredendo i responsabili della sicurezza. Durante le indagini i carabinieri hanno sequestrato armi da fuoco, sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana e 176 banconote da 20 euro false pronte per essere immesse sul mercato.

 

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