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Cronaca

Paternò, operazione “Athena” indagati sindaco Naso e assessore Comis

Per i due amministratori il reato ipotizzato è scambio elettorale politico-mafioso, mentre è stato arrestato l’ex assessore e consigliere comunale nella prima sindacatura Naso, Pietro Cirino

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L’operazione antimafia “Athena” scattata all’alba di oggi a Paternò e partita dalla denuncia di un imprenditore minacciato da alcuni “soggetti” legati alla criminalità organizzata per farlo ritirare dalla vendita all’asta un lotto di terreni e che ha portato all’emissione di 17 misure cautelari personali (quindici persone finite in carcere, una ai domiciliari e un’altra al divieto di esercitare la professione) sta avendo ripercussioni anche sull’amministrazione comunale di Paternò. Infatti ci sono anche il sindaco di Paternò, Nino Naso, eletto con delle liste civiche nel giugno del 2022, un assessore dell’attuale giunta, Salvatore Comis, nonche l’ex consigliere comunale ed ex assessore Pietro Cirino (quest’ultimo arrestato e rinchiuso in carcere) tra gli indagati dell’operazione ‘Athena’.  Il reato ipotizzato in concorso con due presunti esponenti del clan Morabito legato alla ‘famiglia’ Laudani di Catania, Vincenzo Morabito e Natale Benvenga, è di scambio elettorale politico-mafioso. Sono complessivamente 56 gli indagati nell’operazione illustrata, questa mattina, nel corso di una conferenza stampa dai vertici provinciali dell’Arma. L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri della compagnia di Paternò e coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dai sostituti Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti; le indagini dei carabinieri (che hanno preso in esame il periodo dicembre 2019 luglio 2022), oltre a fare luce sulle dinamiche criminali e sugli elementi di vertice del gruppo Morabito-Rapisarda operativo a Paternò e riconducibile al clan catanese Laudani, hanno permesso di conoscere gli interessi dell’organizzazione nel controllo sistematico delle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa.

L’inchiesta tratta anche presunte infiltrazioni nel voto delle amministrative scorse a Paternò con un presunto aiuto del clan Morabito ai tre amministratori indagati. Per gli amministratori attuali la Procura aveva chiesto un provvedimento cautelare che è stato rigettato dal gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo che ritiene sia da escludere la sussistenza dei necessari gravi indizi di reato riguardo alla posizione del sindaco Naso. Secondo il gip l’assunzione di due persone vicino alla cosca in un’azienda che si occupa di rifiuti e il presunto il sostegno elettorale “non appaiono prospettabili” e, citando un provvedimento della Cassazione, ricorda che ai fini della configurabilità del delitto di scambio elettorale politico-mafioso è necessaria “la prova che l’accordo contempli l’attuazione, o la programmazione, di un’attività di procacciamento di voti con metodo mafioso”. Sia il sindaco Nino Naso e l’assessore Salvatore Comis da noi raggiunti si dicono sereni e fiduciosi nell’operato della magistratura, sostenendo che fino adesso non hanno ricevuto nulla in merito al fatto di essere indagati .Gli investigatori hanno appurato che il clan “Morabito- Rapisarda” nel settore delle aste avrebbe avuto apporti di conoscenza con alcuni delegati alla vendita e su un avvocato di Siracusa; per quest’ultimo è stato disposto il divieto di esercizio della professione per un anno, che “si sarebbe prestato a favorire l’aggiudicazione dell’immobile all’asta in favore del figlio di una persona che si era rivolto all’associazione mafiosa”. Il giro di affari a detta della Procura avrebbe permesso di avere consistenti guadagni, con compensi commisurati al valore del bene sul mercato immobiliare, che sarebbero stati condivisi col il clan Assinnata,, legato ai santapaoliani di Catania. I rapporti tra le due cosche, per affari di interesse comune, secondo l’accusa, sarebbero stati agevolati da due delle persone indagate nei confronti delle quali il Gip ha accolto la richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Uno dei due è l’ex assessore del Comune di Paternò, Pietro Cirino: per la Procura l’ex amministratore oltre ad avere stabili rapporti di affari con esponenti apicali del clan mafioso, avrebbe messo a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze e le proprie entrature nella politica locale. L’altro indagato, a sua volta imprenditore agricolo, tra “l’altro avrebbe messo a disposizione il magazzino di cui è titolare per consentire incontri tra i rappresentanti delle due diverse famiglie mafiose”. Il clan Morabito-Rapisarda sarebbe anche dedito al traffico di droga, soprattutto marijuana, e aveva un’articolata rete di rapporti criminali sul territorio catanese che gli garantiva dei canali di approvvigionamento dello stupefacente, proveniente da cosche di Catania e della vicina Adrano. Il gruppo, inoltre, poteva disporre di basi logistiche per la custodia e per il confezionamento dello stupefacente, nonché di un immobile sito nel centro cittadino di Paternò dove veniva dato appuntamento agli acquirenti. Anche il settore degli stupefacenti, utilizzato come fonte di entrate per la cassa comune, era gestito con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso. Nel corso delle investigazioni, a riscontro di quanto emergeva dalle intercettazioni, sono stati sequestrati complessivamente circa 71 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana e cocaina, e arrestate 8 persone in flagranza di reato.

Sull’inchiesta antimafia “Athena” è intervenuto il Partito Democratico on una nota stampa : “E’ uno spaccato preoccupante quello che proviene dall’indagine della Dda di Catania e che vede, ancora una volta, certa politica andare a braccetto con la criminalità organizzata a cui si rivolge alla ricerca di appoggio elettorale promettendo utilità. E’ un campanello d’allarme, l’ennesimo, quello della ricerca del consenso che, evidentemente, ancora in Sicilia continua ad essere particolarmente inquinato”. Lo dichiarano Maria Grazia Pannitteri, responsabile del dipartimento Giustizia del PD Sicilia e Turi Leonardi, segretario del circolo di Paternò a proposito dell’inchiesta della Dda catanese che vede tra i 56 indagati il sindaco e un assessore comunale di Paternò, Nino Naso e Salvatore  Comis e l’ex assessore Pietro Cirino.

 

Cronaca

Aci Catena, ai domiciliari un 44enne accusato di atti persecutori

l’uomo avrebbe messo in atto, da quanto appurato dai carabinieri, una serie di azioni ossessive e intimidatorie nei confronti della vittima e dei loro due figli, di 9 e 17 anni

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Un uomo di 44 anni di Aci Catena è finito ai domiciliari per atti persecutori. I fatti che hanno portato all’emissione del provvedimento restrittivo, sono stati segnalati ai carabinieri da una quarantunenne del posto.

La donna, separata dall’ex marito da circa sei anni, ha denunciato comportamenti persecutori e vessatori durante i quali, l’uomo avrebbe messo in atto una serie di azioni ossessive e intimidatorie nei confronti della vittima e dei loro due figli, di 9 e 17 anni. L’indagato, in particolare, non accettando la separazione avrebbe focalizzato le sue attenzioni sul figlio maggiore, persona con disabilità, che avrebbe risentito psicologicamente delle pressioni subite. Di fatto, l’uomo avrebbe preteso, da parte della donna, di essere costantemente informato su tutte le loro attività, gli spostamenti e le frequentazioni.

La vittima ha riferito un episodio che si sarebbe verificato in occasione di un viaggio a Napoli fatto da lei con i due figli, di cui l’indagato non era stato informato; quest’ultimo avrebbe iniziato a effettuare ripetute videochiamate al figlio maggiore che, inizialmente restio a rispondere, avrebbe infine ceduto, rivelando la destinazione del viaggio. Questa informazione avrebbe scatenato la rabbia dell’uomo, il quale, avrebbe imposto al figlio di rimanere in costante contatto con lui, mostrandogli dove fossero e con chi si trovassero.

Queste richieste sarebbero state accompagnate da offese rivolte sia alla madre che al giovane. Il comportamento ossessivo del maltrattante avrebbe causato nel ragazzo un profondo disagio psicologico tant’è che lo stesso avrebbe bloccato il contatto telefonico del padre che, tuttavia, avrebbe seguitato a cercarlo tramite altre applicazioni, mantenendo sempre un tono aggressivo e minaccioso.

In sede di denuncia, la donna ha riferito ai militari dell’Arma un ulteriore episodio particolarmente significativo. Nel mese di luglio, infatti, l’uomo, mentre si trovava in compagnia del figlio maggiore, l’avrebbe minacciata, dicendo alla ex moglie che non le avrebbe restituito il ragazzo se lei non gli avesse consegnato la carta ricaricabile sulla quale veniva accreditato l’assegno unico per i figli. La donna, temendo gravi ripercussioni emotive sul figlio, si sarebbe trovata costretta a cedere a tale richiesta.

I riscontri forniti dai carabinieri avrebbero confermato la veridicità dei fatti denunciati. Di conseguenza, il GIP ha emesso la misura cautelare degli arresti domiciliari lo scorso 31 ottobre. L’uomo, già condannato nel dicembre 2022 per “maltrattamenti in famiglia” ai danni della stessa ex moglie, avrebbe continuato a violare il divieto di avvicinamento. Inoltre, in un altro episodio, avrebbe causato lesioni personali alla vittima e al suocero.

 

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Cronaca

Catania, Polizia di Stato scopre capannone con pezzi ricambio rubati

Il blitz ha consentito di trovare ben 140 pezzi di ricambio, accatastati in un edificio in una zona isolata nel quartiere Monte Po, per un valore commerciale di oltre 250 mila euro

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A Catania un capannone con decine e decine di pezzi di ricambio rubati è stato scoperto dalla Polizia di Stato nel corso di una mirata operazione predisposta dal Questore per rafforzare le azioni di contrasto ai furti di parti di auto nell’intero territorio provinciale.

Il blitz eseguito dagli agenti delle volanti ha consentito di trovare ben 140 pezzi di ricambio, accatastati in un edificio in una zona isolata, adiacente alla strada statale Paternò-Catania, nel quartiere Monte Po, per un valore commerciale di oltre 250 mila euro.  All’interno dello stabile abbandonato, i poliziotti hanno sorpreso due uomini, di 30 e 44 anni, entrambi catanesi, trovati accanto ad un’auto con le mani e i vestiti sporchi di grasso, probabilmente impegnati nelle prime operazioni di smontaggio di alcune parti della macchina.

Alla vista degli agenti, entrambi sono rimasti stupiti e impietriti, comprendendo subito di non avere modo di dileguarsi dal momento che i poliziotti, a bordo delle motociclette, avevano bloccato tutte le possibili vie di fuga.

L’auto sulla quale i due stavano armeggiando, un’Alfa Romeo Giulietta, è risultata rubata due giorni prima a Catania e, grazie all’intervento tempestivo dei poliziotti, è stata recuperata pochi istanti prima di essere del tutto smontata.

Gli agenti hanno perlustrato l’intera area e controllato ogni angolo del capannone e grazie all’intervento del personale specializzato della Polizia Stradale sono stati individuati dei segni distintivi di un motore d’auto rubata pochi giorni prima a Francofonte, oltre ad altri pezzi già restituiti ai legittimi proprietari. Sono state trovate anche tante carte di circolazione, gettate in un angolo e nascoste tra i vari pezzi di ricambio.

Inoltre, l’ispezione accurata del casolare ha permesso di scovare un ulteriore nascondiglio, accessibile soltanto da un piccolo varco al punto tale che per fare spazio e rimuovere i pezzi rubati è stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco. All’interno del covo, erano state depositate altre decine di sportelli e gruppi ottici anteriori e posteriori, passaruota, dispositivi airbag, e altri parti di auto con numero identificativo, tutti riconducibili ai modelli d’auto del gruppo Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Jeep.

Per procedere al prelievo e alla completa catalogazione di tutti i pezzi d’auto rubati e ritrovati nel capannone, i poliziotti hanno dovuto far intervenire ben 4 furgoni di aziende specializzate. Il 30enne e il 44enne sono stati denunciati per ricettazione, porto di armi ed oggetti atti ad offendere e detenzione di strumenti atti a forzare serrature.

Nel giro di pochi giorni, l’ennesimo intervento dei poliziotti della Questura di Catania ha inferto un duro colpo a ladri e ricettatori di auto e pezzi di ricambio, spazzando via un giro di guadagno illecito per oltre 250 mila euro, considerato, ad esempio, che uno sportello completo costa circa 3 mila euro, un faro mille euro, un paraurti 1300 euro e un airbag 800 euro.

Inoltre, l’azione di contrasto della Polizia di Stato alle azioni criminali commesse a Catania e provincia consentirà di restituire le parti d’auto rubate ai legittimi proprietari che hanno sporto denuncia di furto, contattando gli Uffici della Polizia di Stato, previo appuntamento telefonico al numero 095/7230369.

 

Questo il quadro completo della refurtiva sequestrata, con i singoli pezzi e i modelli d’auto che potranno essere restituiti ai cittadini, previa esibizione della denuncia presentata al momento del furto:

–          Nr. 03 sportelli di metallo di autovettura Lancia Y di colore bianco integri;

–          Nr. 04 sportelli di metallo di autovettura Fiat 500L (anteriori e posteriori) di colore bianco integri;

–          Nr. 15 sportelli di metallo di autovettura Fiat Panda;

–          Nr. 04 sportelli di metallo di autovettura Fiat Punto (2 anteriori e 2 posteriori) di colore grigio integri;

–          Nr. 04 sportelli di metallo di autovettura Fiat Panda anteriori e posteriori di colore bianco integri;

–          Nr. 04 sportelli di metallo di autovettura Fiat 500L anteriori e posteriori di colore bianco integri;

–          Nr. 04 sportelli di metallo di autovettura Lancia Y anteriori e posteriori di colore bianco integri;

–          Nr. 04 sedili di autovettura Fiat Panda anteriori e posteriori di colore bianco con disegni a quadri integri;

–          Nr. 04 sportelli di metallo di autovettura Lancia Y anteriori e posteriori di colore grigio integri;

–          Nr. 02 sportelli di metallo di autovettura Fiat anteriori di colore grigio nero;

–          Nr. 01 cofano anteriore di metallo di autovettura Lancia Y di colore bianco;

–          Nr. 01 cofano anteriore di metallo di autovettura Fiat 500 L di colore bianco;

–          Nr. 01 cofano anteriore di metallo di autovettura Fiat 500 L di colore bianco;

–          Nr. 01 cofano anteriore di metallo di autovettura Lancia Y di colore grigio;

–          Nr. 1 autoradio di autovettura Fiat

–          Nr. 02 sedili di autovettura Lancia Y anteriori e posteriori di colore nero in pelle;

–          Nr. 3 centraline di autovettura Fiat.

–          Nr. 1 paraurti anteriore di autovettura Fiat Panda di colore blu;

–          Nr. 1 paraurti anteriore e posteriore di autovettura Lancia Y di colore grigio;

–          Nr. 1 paraurti anteriore di autovettura Alfa Romeo Giulietta di colore bianco;

–          Nr. 2 paraurti anteriore di autovettura Fiat 500 L di colore bianco;

–          Nr. 1 paraurti posteriore di autovettura Fiat 500 L di colore bianco;

–          Nr. 1 paraurti anteriore di autovettura Lancia Y di colore bianco;

–          Nr.  2 paraurti posteriore di autovettura Fiat Panda colore caffè;

–          Nr. 2 paraurti anteriore di autovettura Fiat Panda di colore bianco;

–          Nr. 4 fari anteriori di autovettura Fiat Panda.

–          Nr. 2 fari posteriori di autovettura Fiat Panda.

–          Nr. 2 fari anteriori di autovettura Alfa Romeo Giulietta.

–          Nr. 2 fari posteriori di autovettura Fiat 500 L.

–          Nr. 2 fari anteriori di autovettura Fiat 500 L.

–          Nr. 2 fari anteriori di autovettura Lancia Y.

–          Nr. 8 fari anteriori di autovettura Fiat 500 L.

–          Nr. 2 fari anteriori di autovettura Fiat Panda.

–          Nr. 2 fari anteriori di autovettura Fiat 500 X.

–          Nr. 6 fari anteriori di autovettura Fiat Panda.

–          Nr. 2 fari anteriori di autovettura Lancia Y.

–          Nr. 2 fari posteriori di autovettura Fiat 500 X.

–          Nr. 10 fari posteriori di autovettura Fiat Panda.

–          Nr. 2 fari posteriori di autovettura Jeep Renegade.

–          Nr. 4 fari posteriori di autovettura Lancia Y.

–          Nr. 8 dispositivo airbag estratti dal volante della vettura modello Fiat.

–          Nr. 2 dispositivo airbag estratti dal volante della vettura modello Lancia.

–          Nr. 6 Passaruota in Metallo di autovettura Panda.

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