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Cronaca

Catania, operazione antimafia “Ombra”, colpito il clan Santapaola-Ercolano

Eseguita dalla polizia di stato un’ordinanza che ha riguardato 25 soggetti, compreso anche il nuovo reggente di cosa nostra catanese.

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Associazione di tipo mafioso (famiglia Santapaola – Ercolano), estorsioni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illecita di armi da sparo, usura, nonché lesioni personali aggravate dall’uso di armi da sparo. Sono i reati contestati dalla DDA di Catania a 25 persone legate al clan Santapaola le quali sono state raggiunte da un provvedimento di custodia cautelare eseguito dalla Polizia di Stato con  il Servizio Centrale Operativo e la Squadra Mobile della Questura di Catania. In particolare sono  23 gli arrestati: 18 in carcere e 5 ai domiciliari. Altri due indagati sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora.

L’inchiesta, denominata “Ombra”,  compendia gli esiti di un’articolata indagine che ha interessato sia la frangia degli “Ercolano” che dei “Santapaola” che storicamente compongono la famiglia catanese di cosa nostra, confermando come le stesse siano espressione di un unicum criminale. Le indagini,  documentando il riassetto dei ruoli apicali dell’organizzazione, hanno consentito di individuare i soggetti chiamati a ricoprire i ruoli di vertice, a partire dal nuovo reggente di cosa nostra catanese.

A spiegare i dettagli dell’operazione il Questore Giuseppe Bellassai, il capo della Mobile Antonio Sfameni, Marco Garofalo,  capo della prima divisione dello Sco e Paolo Lisi dirigente della Squadra Mobile di Catania

Le indagini hanno permesso di scoprire chi ci fosse al vertice dell’associazione. Si tratta di Francesco Russo 51 anni, arrestato nell’inchiesta odierna, un  imprenditore attivo soprattutto nel settore edile; un boss riservato che ha preferito restare sottotraccia, nell”Ombra’. Secondo  la Dda di Catania era diventato il reggente della ‘famiglia’ Santapaola dopo un riassetto dei ruoli apicali dell’organizzazione. L’indagine ha permesso di “scoprire” altre figure rilevanti dell’organizzazione come quella di Christian Paternò, (anch’egli finito in manette) il braccio operativo dell’associazione proprio per concentrare su di lui il livello massimo di esposizioni a rischio di indagini. Nell’indagine viene ricostruita la catena di comunicazione che serviva a preservare la riservatezza di Russo. Ed è qui che emerge anche la figura di Salvatore Mirabella(arrestato nell’operazione odierna) , storico esponente della famiglia Santapaola-Ercolano: era l’ unico legittimato ad avere rapporti diretti con Russo.

Nuovi vertici, osserva la Procura, che “manifestavano la certa propensione a ricorrere sistematicamente alla violenza come strumento per ribadire la loro autorità criminale nei territori di loro ‘competenza’ mafiosa”. Tanto da fare irruzione, il 26 agosto del 2023, in uno stabilimento balneare di Aci Castello colpendo con violenza e ripetutamente al capo col calcio della pistola alcuni dei presenti, minacciandoli con l’arma puntata al volto. Il successivo 9 settembre, sempre il gruppo della Stazione, avrebbe anche aggredito e minacciato di morte un giovane Santapaola, parente alla lontana della famiglia dello storico capomafia Benedetto, spiegando alla vittima che “nei suoi confronti non erano stati adottati provvedimenti più duri solo in virtù del suo cognome”. Il 31 ottobre del 2023 lo stesso reggente Francesco Russo, dismettendo la consueta riservatezza, avrebbe gambizzato un uomo come “ritorsione per avergli mancato di rispetto durante un diverbio in ambito lavorativo”.

Il ricorso alla violenza da parte degli esponenti di Cosa nostra catanese come strumento di affermazione sul territorio, ricostruisce ancora la Dda, portava a diversi episodi di fibrillazione con esponenti del contrapposto clan Cappello – Bonaccorsi, uno dei quali sfociava nella sparatoria avvenuta il 21 ottobre del 2023 nella zona del ‘Passarello’ del rione San Cristoforo, storica roccaforte della cosca rivale, quando un esponente del clan Cappello-Bonaccorsi, Salvatore Pietro Gagliano, avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da sparo contro alcuni esponenti del gruppo della Stazione. Quest’ultimo avrebbe progetto di uccidere Gagliano nonostante una serie di riunioni mafiose tra gli esponenti di vertice delle due organizzazioni per appianare il contrasto e scongiurare ulteriori e pericolose degenerazioni armate.  In tale fase di criticità emergeva lo stretto vincolo criminale tra Christian Paternò e Salvatore Assinnata(anche per il boss paternese sono scattate questa mattina le manette), il quale, una volta scarcerato, avrebbe assunto il comando dell’omonimo clan mafioso Assinnata, articolazione della famiglia Santapaola-Ercolano nel territorio di Paternò.

Cronaca

Catania, scappa in Germania ma torna per tentare di uccidere i familiari, arrestato

L’uomo bloccato al suo arrivo all’aeroporto di Fontanarossa dai carabinieri

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Era scappato in Germania per scampare all’arresto, a seguito di una denuncia per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella. Torna, dopo un mese, pensando di averla fatta franca e con un obiettivo: uccidere i suoi familiari. I suoi piani omicidiari per fortuna sono andati in fumo, grazie al tempestivo intervento dei carabinieri.  Per comprendere bene i fatti è necessario fare un passo indietro a qualche mese fa quando l’uomo, un 50enne di San Michele di Ganzaria, dopo aver vissuto per qualche anno all’estero, è tornato in Sicilia assieme ad una donna e ai 7 figli di lei, pretendendo che la madre li ospitasse tutti nella sua abitazione.

Una convivenza rivelatasi difficile, tra litigi e pressanti richieste di denaro ai danni dell’anziana madre che giunta al limite della sopportazione, aveva chiesto aiuto all’altra figlia, una 44enne, esternandole la sua volontà di far cessare quella difficile convivenza.  Le due hanno affrontato l’uomo, chiedendogli di andare via, ma lui ha reagito buttando fuori di casa la madre e aggredendo brutalmente a calci e pugni la sorella. A seguito delle aggressioni ricevute, le due donne hanno deciso di denunciare il congiunto. A lui, il Giudice ha ordinato il divieto di avvicinamento e l’applicazione del braccialetto elettronico. Prima che i carabinieri notificassero l’ordinanza però lui è riuscito a scappare in Germania, e da lì sono iniziate le minacce di morte.

La sorella, impaurita, si è rivolta nuovamente ai carabinieri quando ha visto che il fratello dopo averle inviato un ennesimo audio intimidatorio (del tipo “Io ora mi alzo, mi vesto, mi metto un bel vestito, mi vado a fare il biglietto e domani sono in paese…vi vengo a bruciare tutti quelli che siete”) ha pubblicato sui social network una fotografia nei pressi di una stazione ferroviaria con l’intenzione di tornare in Sicilia. I carabinieri tempestivamente hanno allertato i colleghi di Fontanarossa che hanno beccato e arrestato il 50enne in aeroporto.

 

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Cronaca

Motta S. Anastasia, incidente sulla SS121, feriti lievi e disagi alla circolazione

Si tratta di un tamponamento che ha visto il coinvolgimento di tre autovetture

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foto repertorio

Incidente stradale nel tardo pomeriggio di oggi sulla SS121 in direzione Paternò nel tratto compreso tra gli svincoli per Motta e per Piano Tavola. Sinistro avvenuto in territorio di Motta. Da quanto si apprende si tratta di un tamponamento che ha visto il coinvolgimento di tre autovetture; un impatto che avrebbe provocato danni di una certa gravità ai mezzi.

Immediati sono scattati i soccorsi sul posto forze dell’ordine, chiamate a rilevare il sinistro e a regolare e il traffico che ha subito pesanti rallentamenti con il formarsi di una lunga coda di auto. I mezzi pesanti e autovetture per evitare la statale hanno invasato anche i percorsi secondari. Presenti anche personale medico del 118 che ha soccorso gli occupanti dei mezzi incidenti. Persone che non avrebbero riportato ferite rilevanti.

 

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