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Cronaca

Gravina di Catania, scoperti da Acoset 30 allacci abusivi alla rete idrica

Il personale dell’azienda ha verificato la posizione dei singoli soggetti; interrompendo temporaneamente il collegamento irregolare e invitando gli interessati a regolarizzare la propria situazione contrattuale

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Trenta allacci abusivi alla rete idrica sono stati scoperti da Acoset a Gravina di Catania.  Gli allacci abusivi sono stati individuati nell’ambito dell’attività di controllo, mirata al contrasto dell’uso improprio della risorsa idrica. Nel corso delle attività, svolte in collaborazione con i carabinieri di Gravina di Catania, sono stati riscontrati diversi accessi e allacci, la maggior parte dei quali sono risultati irregolari.

Il personale dell’azienda ha verificato la posizione dei singoli soggetti; interrompendo temporaneamente il collegamento irregolare e invitando gli interessati a regolarizzare la propria situazione contrattuale.

“I controlli eseguiti segnano la volontà, da parte dell’azienda, di porre un freno effettivo all’utilizzo abusivo e indiscriminato di una risorsa preziosa sul territorio, evitando gli sprechi e consentendone una gestione maggiormente consapevole e razionale per tutti- dicono i vertici Acoset- Spesso l’abusivismo di pochi comporta un grave disservizio per molti altri regolari. La nostra azione, però, non è volta a punire i pochi irregolari, piuttosto a tutelare i molti regolari. C’è da parte nostra la volontà di garantire il servizio per tutti, anche per coloro i quali hanno di fatto – per molti anni – utilizzato indebitamente la risorsa idrica. Ringraziamo il comando provinciale dei carabinieri di Catania .L’attività di controllo continuerà anche nei prossimi mesi e sarà estesa a tutto il territorio gestito da Acoset” dicono dall’azienda.

Cronaca

Catania, San Berillo Vecchio: Droga nascosta nei muri, minimarket nel mirino e uno scooter restituito

Maxi operazione della Polizia di Stato: multe per 9mila euro, trovata droga nella spazzatura, rimossi rifiuti ingombranti in strada

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Operazione ad ampio raggio nel quartiere San Berillo Vecchio, dove la Polizia di Stato ha coordinato nei giorni scorsi un’attività straordinaria di controllo del territorio per contrastare degrado urbano, illegalità diffusa e commercio abusivo.

Durante i controlli sono state identificate 43 persone, alcune delle quali con precedenti penali. Tra loro anche due cittadini stranieri, per i quali sono state avviate le verifiche sulla regolarità della loro permanenza in Italia. Decisivo l’apporto dell’unità cinofila che ha rinvenuto, in diversi punti del quartiere, un consistente quantitativo di marijuana e hashish. Le sostanze erano nascoste nei muri fatiscenti di edifici abbandonati e perfino tra i rifiuti lasciati per strada. In totale, la droga sequestrata avrebbe potuto fruttare circa 200 dosi.

 

L’operazione ha interessato anche l’area del commercio al dettaglio: sei esercizi commerciali, soprattutto minimarket, sono stati sottoposti a verifica. Tre di questi sono stati sanzionati per violazioni amministrative, tra cui l’occupazione abusiva di suolo pubblico, la mancata esposizione dei prezzi e l’assenza di cartelli con orari di apertura. Le multe hanno superato complessivamente i 9mila euro.

Il blitz ha inoltre messo in luce gravi situazioni di degrado ambientale. A seguito delle segnalazioni degli agenti, il servizio di igiene urbana del Comune è intervenuto tempestivamente per rimuovere rifiuti ingombranti –  tra cui divani, materassi e sedie –  abbandonati da cittadini incivili nelle strade e nei cortili del quartiere.

Non è mancato infine un intervento a lieto fine: in un vicolo del quartiere, gli agenti hanno ritrovato uno scooter apparentemente abbandonato. Dopo una rapida verifica, è emerso che il mezzo era stato rubato. Rintracciato il legittimo proprietario, lo scooter è stato restituito, tra la soddisfazione dell’uomo e i ringraziamenti rivolti alle forze dell’ordine.

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Cronaca

Paternò, Paura per una giovane coppia: Minacciati con coltello da due presunti extracomunitari

Il duro intervento del consigliere Michele Russo che ha avviato un dialogo istituzionale con l’on. Battilocchio. Obiettivo: portare all’attenzione del Parlamento la questione sicurezza a Paternò

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È accaduto tutto in pochi istanti, nella tarda serata di ieri. Due giovani, parcheggiati nei pressi del vecchio velodromo di via Fonte Maimonide, si sono ritrovati faccia a faccia con due uomini, presumibilmente non di origine italiana, armati di coltello. L’aggressione è scattata intorno alle 23:30, in un’area ormai conosciuta dai residenti per il suo stato di abbandono e degrado.

Secondo quanto ricostruito, i due ragazzi sarebbero stati avvicinati con l’intento di derubarli, ma sono riusciti a fuggire prima che la situazione potesse degenerare. Immediata la chiamata alle forze dell’ordine, che si sono recate sul posto. Tuttavia, all’arrivo delle pattuglie, degli aggressori non vi era più traccia: si sarebbero dileguati all’interno della struttura dismessa, oggi ridotta a un rifugio di fortuna.

Il caso ha riacceso l’allarme sicurezza in città, soprattutto per quanto riguarda le aree periferiche e gli edifici abbandonati. “Non possiamo più restare a guardare mentre i nostri spazi pubblici si trasformano in zone franche per delinquenti”, ha dichiarato il consigliere comunale Michele Russo, intervenuto duramente sull’episodio.

Russo ha anche reso noto di aver avviato un dialogo istituzionale con l’onorevole Alessandro Battilocchio, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza urbana. L’obiettivo è chiaro: portare l’attenzione del Parlamento sulla situazione di Paternò e ottenere interventi strutturali per ripristinare decoro e legalità.

“Serve una svolta, non possiamo tollerare oltre un degrado che compromette la qualità della vita e mette a rischio l’incolumità dei cittadini”, ha aggiunto Russo, annunciando che il deputato Battilocchio ha dato la sua disponibilità per una visita ufficiale in città nelle prossime settimane. Nel frattempo, le indagini sull’aggressione proseguono. La speranza è che si possa risalire ai responsabili e che l’episodio diventi un punto di partenza per una risposta decisa da parte delle istituzioni.

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