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Cronaca

Catania, arrestati due stranieri con mezzo chilo di droga

I due sono accusati di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e per resistenza a pubblico ufficiale

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A Catania la Squadra Mobile ha sequestrato mezzo chilo di sostanza stupefacente tra marijuana, hashish ed ecstasy, arrestando due stranieri, un cubano di 43 anni ed un tunisino di 20.

I due sono accusati di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e per resistenza a pubblico ufficiale. Dalle indagini è emerso che i due uomini facevano parte di un gruppo di stranieri che i poliziotti hanno notato sostare in maniera sospetta in una viuzza del quartiere San Berillo Vecchio e che alla vista degli agenti hanno tentato di dileguarsi.

Uno degli arrestati è stato bloccato dopo una decina di metri; ha opposto resistenza agli agenti, che dopo averlo messo in sicurezza gli hanno trovato in uno zaino una busta con circa 150 grammi di marijuana. Anche l’altro componente del gruppo è stato bloccato. I poliziotti gli hanno sequestrato svariate dosi di droga tra hashish, marijuana ed ecstasy per un peso di oltre 80 grammi insieme a banconote di diverso taglio ritenute provento dell’attività di spaccio.

Nella zona dove stazionava il gruppo di stranieri è stato poi trovato un sacchetto con 200 grammi di marijuana. Sentito il pm di turno, i due arrestati sono stati rinchiusi in carcere in attesa dell’udienza di convalida davanti al Gip.

Cronaca

Paternò, controlli contro lo sfruttamento del lavoro, denunciato 64enne

I carabinieri del NIL hanno effettuato verifiche sui 6 lavoratori dalle quali è emerso che ben 5 di loro erano cittadini stranieri irregolari e impiegati totalmente “in nero”

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A Paternò i militari dell’Arma del locale comando stazione, impegnati in un servizio di controllo volto sia a garantire il rispetto della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro che a prevenire e contrastare il fenomeno del “caporalato”, hanno denunciato un 64enne di Paternò perché ha impiegato nei campi lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno.

L’operazione dei carabinieri si è concentrata su un agrumeto in località Gerbini, dove i militari hanno individuato 6 lavoratori – 1 italiano e 5 stranieri – intenti nella raccolta degli agrumi.  Gli accertamenti hanno rivelato che il 64enne responsabile dell’attività aveva ingaggiato i lavoratori senza che la sua ditta fosse nemmeno iscritta alla Camera di Commercio.

Gli investigatori del Nucleo Ispettorato del Lavoro hanno approfondito le verifiche sui 6 lavoratori dalle quali è emerso che ben 5 di loro erano cittadini stranieri irregolari e impiegati totalmente “in nero”, facendo emergere una grave violazione delle normative sul lavoro. L’uomo è stato denunciato a piede libero e a suo carico è stata elevata un’ammenda di 6.400 euro e una maxi sanzione per 23.550 euro con il conseguente recupero di €. 9.600 euro di contributi Inps e Inail.

La strutturata campagna di contrasto al fenomeno del caporalato, predisposta dal Comando Provinciale di Catania con la costituzione di squadre ispettive composte dai Carabinieri dei reparti territoriali e personale specializzato del N.I.L., proseguirà per tutto il periodo della raccolta di agrumi per tutelare  i diritti e la sicurezza dei lavoratori.

Il caporalato, che si manifesta proprio con lo sfruttamento della manodopera attraverso impieghi irregolari e privi di tutele, rappresenta una grave violazione delle normative sul lavoro. Per questo, i Carabinieri potenzieranno i controlli nelle aree a forte vocazione agricola, dove il rischio di sfruttamento della manodopera è più elevato, per contrastare ogni forma di illegalità nel settore.

 

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Cronaca

Aci Castello, Finanza sequestra 1,4 milioni di euro per frode su finanziamenti ai danni di una banca

Sono quindici i soggetti indagati e le indagini delle Fiamme Gialle si sono concentrate sulla concessione di circa 170 finanziamenti “al consumo”, tutti erogati da una singola filiale in appena nove mesi ed esclusivamente a favore di clienti di nuova acquisizione

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I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno sequestrato beni per 1.421.000 euro nei confronti di 15 persone nell’ambito di una indagine per una presunta frode in danno al Credito Valtellinese, istituto bancario del gruppo Crédit Agricole Italia. Le indagini, condotte dalla compagnia della Guardia di Finanza di Acireale, hanno consentito di “fare emergere” le criticità correlate alla concessione di circa 170 finanziamenti “al consumo”, tutti erogati da una singola filiale in appena nove mesi ed esclusivamente a favore di clienti di nuova acquisizione.

Secondo la procura alla base di sarebbe stato un preciso piano “fraudolento” caratterizzato da una strategia complessa e organizzata, con la chiara definizione di ruoli e posizioni differenti, fortemente ponderate tra i 15 indagati. Tre soggetti avrebbero avuto il compito di procacciare nuovi clienti alla filiale di Acitrezza, spacciandosi per mediatori finanziari dell’istituto bancario; dieci fittizi datori di lavoro atti alla produzione di irregolari e falsi documenti propedeutici all’erogazione del finanziamento; due soggetti, rispettivamente direttore e dipendente della filiale della banca, con il ruolo di avallare le varie richieste di finanziamento.

In particolare i tre soggetti incaricati del procacciamento di nuovi clienti presso la filiale di Acitrezza, avrebbero individuato potenziali vittime tra persone in condizioni di grave difficoltà economica, persuadendole ad aprire un conto corrente in filiale con la promessa di poter ottenere finanziamenti senza la necessità di fornire garanzie.

Successivamente, tali “intermediari” si sarebbero rivolti ai fittizi datori di lavoro con l’intento di ottenere la redazione di documentazione fraudolenta necessaria a giustificare le richieste di finanziamento. In particolare sarebbero state emesse false buste paga e falsi modelli di certificazione unica. A tali falsificazioni si sarebbero aggiunti anche dei bonifici, accompagnati da causali mendaci come “emolumenti”, in favore dei nuovi correntisti. La Procura ha evidenziato che quest’ultimi non avrebbero mai prestato alcuna attività lavorativa presso le aziende indicate, rendendo così del tutto fittizi e privi di valore giuridico i documenti in questione.

Infine, la documentazione necessaria per la richiesta di finanziamento sarebbe stata presentata dagli “intermediari” presso la filiale bancaria. Un dipendente della filiale si sarebbe occupato di predisporre la documentazione in conformità con i requisiti dell’Istituto, che fungeva da facciata per la Banca. Il direttore della filiale avrebbe giocato un ruolo fondamentale, essendo responsabile dell’approvazione dei finanziamenti. Per le richieste di importo fino a 30 mila euro sarebbe stato sufficiente il suo consenso, senza la necessità di un’autorizzazione da parte della Direzione Centrale. La procura sostiene che “tale disposizione procedurale spiegava il motivo per cui tutti i finanziamenti alla base del meccanismo di frode fossero mantenuti al di sotto di tale soglia, facilitando così l’approvazione e l’erogazione delle somme richieste”.

Al momento della concessione del finanziamento, i nuovi correntisti sarebbero stati informati della necessità di versare cospicue “spese extra per l’interessamento”. Contestualmente all’accreditamento del finanziamento, una parte delle somme erogate sarebbe stata sottratta dal conto corrente appena aperto, sia attraverso prelievi in contante sia mediante bonifici e assegni circolari. Questa porzione di denaro sarebbe stata poi distribuita tra i soggetti coinvolti nella truffa; un raggiro che avrebbe causato gravi danni all’istituto di credito.

Inoltre quattro degli indagati, dopo essere entrati in possesso delle somme costituenti il profitto delle truffe commesse, avrebbero proceduto a investire quanto illecitamente ricevuto. Il gip, accogliendo la richiesta della Procura distrettuale di Catania, ha emesso il provvedimento di sequestro cautelare ritenendo “sussistente un grave quadro indiziario in ordine ai reati di truffa, associazione per delinquere e autoriciclaggio, quest’ultimo con l’aggravante dell’avere- il direttore della filiale ed un dipendente di quest’ultima- commesso il fatto nell’esercizio di un’attività bancaria o finanziaria”.

 

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