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Catania: Arnas Garibaldi e lo studio sulle malattie di genere

Al Garibaldi di Catania un evento formativo per promuovere, sul piano dell’educazione sanitaria, una “parità di genere” che tarda ad arrivare

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Uomini e donne si ammalano in modo diverso, rispondono in modo diverso alle terapie e adottano comportamenti diversi rispetto ai protocolli di prevenzione. E’ evidente che la narrazione che riferisce di uomini esageratamente dolenti per qualche lineetta di febbre e di donne che alzano bandiera bianca solo quando sono sfiancate da veri malanni, non è del tutto campata in aria…

Esiste infatti una disciplina, la medicina di genere, che ha come oggetto di studio la diversa risposta  che uomini e donne presentano nei confronti di malattie e terapie. Differenze biologiche e socio-culturali, presenti tra l’universo maschile e quello femminile, incidono sensibilmente sulla salute e sulle malattie, dando luogo a differenti esiti rispetto alle malattie e alla risposta ai trattamenti somministrati. Proprio per approfondire questi temi e affrontarli con metodo scientifico, si è svolta una giornata formativa organizzata dalla direzione dell’Arnas Garibaldi, in collaborazione con i dipartimenti Materno infantile e delle Medicine. L’incontro è stato coordinato da Anna Colombo, responsabile dell’unità operativa “Rischio clinico, educazione sanitaria e promozione della salute aziendale”.

L’obiettivo dell’evento è stato quello di offrire nuovi spunti per progettare adeguati percorsi di prevenzione, individuare fattori di rischio e promuovere corretti stili di vita, al fine di raggiungere una vera parità di genere. L’evidenza infatti, suggerisce che i dati attuali riguardo a questo tema sono poco incoraggianti. Secondo uno studio del World Economic Forum, la parità di genere non sarà raggiunta prima del 2158, e l’Italia è in un trend negativo, passando dalla 79° alla 87° posizione negli ultimi 24 mesi.

Per questo motivo, è fondamentale adottare interventi globali mirati, ma anche aumentare la consapevolezza del fenomeno, in particolare tra le donne, che spesso, portatrici di una cultura che privilegia l’accudimento altrui, “trascurano” se stesse.  Molte rinunciano o rimandano nel tempo, visite mediche, protocolli di prevenzione e controlli periodici. A rendere più rischioso il quadro, spesso hanno informazioni limitate sull’incidenza di alcune malattie. L’evento formativo, che ha assegnato 6 crediti formativi ai partecipanti, ha visto la partecipazione di medici e professionisti che si sono alternati come relatori, ed è stato ospitato nell’aula Dusmet del Garibaldi Centro.

Anna Colombo ha sottolineato: “Abbiamo voluto accendere i riflettori su un tema di grande attualità, che necessita di una maggiore divulgazione. Sarebbe utile, ad esempio, organizzare incontri informativi coinvolgendo anche le scuole del territorio”.

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Habemus Papam Leone XIV

Ad essere eletto come nuovo Pontefice, il cardinale Roberto Francesco Prevost

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“Habemus Papam”. I cardinali elettori, riuniti in conclave dal 7 maggio scorso all’interno della Cappella Sistina, hanno eletto pochi minuti fa il 267º successore di Pietro: il cardinale Roberto Francisco Prevost, che ha scelto il nome pontificale di Leone IV. L’annuncio ufficiale è stato dato dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica Vaticana, dove il cardinale Protodiacono Dominique Mamberti ha proclamato la storica formula in latino dopo la tanto attesa fumata bianca.

All’interno della Cappella Sistina, poco prima che il mondo venisse informato dell’elezione, il cardinale decano si è rivolto al nuovo pontefice con la tradizionale domanda: «Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?» (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?). Alla risposta affermativa, è seguita la seconda domanda rituale: «Quo nomine vis vocari?» (Con quale nome desideri essere chiamato?).

Annuntio vobis gaudium magnum:
habemus Papam!
Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,
Dominum Robertus Franciscus,
Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Prevost, qui sibi nomen imposuit

Dopo l’accettazione, il nuovo Papa è stato condotto nella cosiddetta “Stanza delle Lacrime”, una piccola anticamera annessa alla Cappella Sistina, così chiamata per l’intensità emotiva del momento che vi si vive. Qui ha trovato tre taglie di vesti papali – grande, media e piccola – tra cui scegliere per il primo abito da pontefice. Insieme a esse, anche sette paia di scarpe e paramenti sacri già indossati da suoi predecessori.

Tra pochi istanti, il nuovo Papa si affaccerà dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro per il suo primo saluto urbi et orbi. Ad attenderlo, una piazza gremita di fedeli, turisti e giornalisti giunti da ogni parte del mondo per assistere a questo momento storico e carico di emozione. Da domani, ad attenderlo, una missione impegnativa: guidare una Chiesa chiamata a custodire una tradizione millenaria, ma anche a confrontarsi con le sfide del presente. Le aspettative sono alte. Tra i temi più urgenti figurano la riforma della Curia, la lotta agli abusi, il dialogo con le giovani generazioni e il ruolo della Chiesa nell’era digitale. A ciò si aggiungono le grandi questioni globali: le tensioni geopolitiche, i conflitti armati, la crisi dei migranti e la tutela degli “ultimi”, tanto cara al suo predecessore.

IL PROFILO DEL NUOVO PONTEFICE

Robert Francis Prevost, 69 anni, è una curiosa figura di “yankee latinoamericano”, vicino a Bergoglio. Dal 2023 è prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nello stesso anno ha ricevuto la porpora. Nato a Chicago da una famiglia di origine francese, agostiniano, si è laureato in Diritto canonico. Dall’85 al 1999 è stato missionario in Perù. Tornato a Chicago, nel 2001 è diventato priore dell’Ordine di Sant’Agostino, carica che ha tenuto fino al 2013. In quell’anno è tornato in Perù, come vescovo di Ciclayo. Bergoglio lo ha chiamato a Roma nel 2023. Il vescovo statunitense, che parla correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese, in Perù aveva dimostrato una particolare attenzione agli emarginati e ai migranti, molto apprezzata da Francesco.

Da prefetto per i vescovi, ha nominato centinaia di prelati, forgiando una generazione di religiosi “bergogliani”, aperti e progressisti. Prevost si è guadagnato fama di cardinale schivo ed equilibrato. Nel 2023 ha gestito insieme al segretario di stato Parolin la grana del Cammino sinodale tedesco: un dibattito interno alle diocesi germaniche che stava diventando troppo innovatore, e rischiava di provocare uno scisma. Prevost ha riportato il percorso nell’ortodossia, ma senza traumi. Sul suo nome potrebbero convergere i voti dei cardinali latinoamericani, che non hanno candidati forti, e degli statunitensi, troppi divisi tra progressisti e conservatori. (fonte Ansa)

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Chiesa

“Fumata bianca” in Vaticano: il mondo ha un nuovo Papa

Tra pochi minuti si affaccerà dalla Loggia delle Benedizioni il Cardinale Protodiacono, il quale annuncerà il nome del nuovo Papa

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Un fragoroso applauso è esploso in Piazza San Pietro, in Vaticano, nell’istante in cui dal comignolo posto sul tetto della Cappella Sistina si è levata la tanto attesa fumata bianca. Un segnale chiaro e antico che annuncia al mondo che uno dei cardinali riuniti in conclave ha ottenuto i due terzi dei voti necessari per essere eletto Papa. La scelta è arrivata alle 18:00 di oggi da parte dei 133 cardinali elettori riuniti in sotto il “Giudizio Universale” di Michelangelo dal pomeriggio del 7 maggio scorso. Adesso, l’attesa si concentra sulla Loggia delle Benedizioni della Basilica, da cui il cardinale Protodiacono si affaccerà per proclamare il nome del 267º successore di Pietro.

All’interno della Cappella Sistina, poco prima che il mondo venisse informato dell’elezione, il cardinale decano si è rivolto al nuovo pontefice con la tradizionale domanda: «Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?» (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?). Alla risposta affermativa, è seguita la seconda domanda rituale: «Quo nomine vis vocari?» (Con quale nome desideri essere chiamato?). Proprio in questi minuti, il nuovo Papa è stato condotto nella cosiddetta “Stanza delle Lacrime”, una piccola anticamera annessa alla Cappella Sistina, così chiamata per l’intensità emotiva del momento che vi si vive. Qui ha trovato tre taglie di vesti papali – grande, media e piccola – tra cui scegliere per il primo abito da pontefice. Insieme a esse, anche sette paia di scarpe e paramenti sacri già indossati da suoi predecessori.

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