Etna decisamente irrequieta e instabile. Vulcano che si ‘riaccende’ improvvisamente con intesi parossismi che durano mediamente un’ora, per poi, all’improvviso ‘spegnersi’. Ma per poi ‘ripartire’ nuovamente. Un “leitmotiv” che ripete ormai da 10 giorni. Ieri lo ha fatto per tre volte nel giro di circa 15 ore, con l’ultima, iniziata alle 22 e conclusasi 50 minuti dopo, che ha prodotto una grande quantità di materiale piroclastico che è ‘precipitato’ sui paesi a est del vulcano, in particolare sui comuni di Sant’Alfio, Milo, Zafferana, Santa Venerina, Giarre e Riposto.
A dare ‘spettacolo’ è sempre il cratere di sud-est con la stessa modalità, come spiega l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: aumento dell’attività esplosiva e dei livelli di tremore dei condotti magnatici interni dell’edificio vulcanico che poi si trasformano in fontana di lava, accompagnata da boati, emissione di alti nubi di cenere lavica e di una colata che resta confinata nella zona sommitale dell’Etna. L’Etna non ha avuto alcun impatto sull’operatività dell’aeroporto internazionale Vincenzo Bellini di Catania.
Intanto tra gli agricoltori torna il timore che la continua caduta di cenere vulcanica potrebbe provocare danni alle colture. A lanciare l’allarme la Coldiretti Sicilia. “Al momento non risultano produzioni danneggiate- ha precisato la Coldiretti- La nostra paura riguarda non solo gli ortaggi ma anche gli eventuali problemi che si potrebbero presentare agli alberi da frutto in fiore. Assistiamo a continui cambiamenti del vulcano. Ecco che serve avviare un nuovo sistema di salvaguardia degli imprenditori agricoli con norme mirate e veloci”.
Il segretario provinciale del Partito Democratico Angelo Villari, al riguardo, ha sollecito il governo Musumeci “affinchè elargisca il contributo in tempi celeri come aveva promesso due mesi fa, per aiutare i sindaci delle comunità in cui è caduta la cenere vulcanica”. Per Villari la cenere degli scorsi mesi aveva già messo a dura prova le amministrazioni che hanno dovuto far ricorso a fondi comunali per provvedere alla raccolta ed allo smaltimento, che ha costi molto elevati. “Ma i comuni – prosegue il segretario Pd – non sono più in grado di sostenere la spesa per questa incombenza. Auspichiamo – chiude Villari – che il governo regionale e il governo nazionale facciano la loro parte stanziando dei fondi necessari per affrontare questa nuova emergenza”.