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Cronaca

Paternò, arrestato dai carabinieri un 25enne per detenzione di droga e munizioni

Militari dell’Arma che hanno trovato circa 700 grammi di marijuana, nonché 25 cartucce di vario calibro e un caricatore vuoto

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Militari dell’Arma della stazione di Paternò, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Sicilia”, hanno arrestato in flagranza un 25enne per I reati di “detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti” e “detenzione abusiva di armi”.  I carabinieri, sospettando che il 25enne avesse intrapreso un’attività di spaccio di droga e di aver adibito come “deposito” la propria abitazione, si sono così presentati presso la casa del giovane e hanno proceduto ad una perquisizione all’interno dell’appartamento.

Al termine delle attività di ricerca i militari dell’Arma hanno trovato addosso al 25enne una dose di marijuana del peso di 1,30 grammi e di una banconota da 5 euro. A questo punto il giovane, probabilmente per evitare più gravi conseguenze giudiziarie, ha “spontaneamente” prelevato dall’armadio della sua camera da letto una busta in cellophane contenente 565 grammi di infiorescenze marijuana essiccate, dichiarando di non essere in possesso di nient’altro.

Le ulteriori ricerche, effettuate in casa, hanno consentito ai militari operanti di rinvenire sopra lo stesso armadio un’altra dose di marijuana del peso di 2,20 grammi, due bilancini digitali, materiale vario idoneo al confezionamento dello stupefacente ed un portamonete con una banconota da 10 euro.  Ulteriore sostanza stupefacente è stata trovata nel locale bagno, infatti, sul soppalco è stata trovata una busta contenente altri 120 grammi di infiorescenze marijuana essiccate, nonché, 20 cartucce cal. 22LR, 5 cartucce cal. 380ACP ed un caricatore vuoto per cartucce cal. 380ACP.  La sostanza stupefacente e le munizioni rinvenute sono state sequestrate dai carabinieri che hanno sottoposto il 25enne alla misura cautelare degli arresti domiciliari, su disposizione dell’autorità giudiziaria che ha convalidato l’arresto.

Cronaca

Paternò, celebrazione del 2 giugno, Festa dalla Repubblica

“Il 2 giugno è un momento solenne che celebra i valori repubblicani e il legame tra istituzioni e comunità” dicono dal comune

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Anche Paternò ha celebrato il 79° anniversario della nascita della Repubblica Italiana,  nata dalla volontà del popolo italiano espressa con il referendum del 2 giugno 1946. Una giornata per riaffermare i principi di libertà, uguaglianza e democrazia sanciti dalla nostra Costituzione.

Le celebrazioni ufficiali si sono aperte con il tradizionale corteo che, partendo da Palazzo Alessi, ha attraversato il cuore della città fino a Piazza Santa Barbara, dove si è svolta la cerimonia conclusiva con la deposizione di una corona d’alloro al Monumento ai Caduti. Al corteo hanno preso parte il Sindaco Nino Naso e la Giunta Comunale, le autorità militari, i cittadini e numerose associazioni di volontariato e combattentistiche, tutti uniti per rendere omaggio a coloro che hanno sacrificato la propria vita per la libertà.

Tra le autorità presenti: il Capitano Marco Savo, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Paternò; il Maresciallo Franco Iervolino, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Paternò; il Comandante della Guardia di Finanza di Paternò, Niccolò Prosperi; e il Vice Comandante della Polizia Municipale, Giuseppe Rizzo, unitamente ad altri ufficiali e rappresentanti delle forze dell’ordine in servizio presso le rispettive stazioni.

Sempre in mattinata, il Sindaco Nino Naso ha preso parte, su invito di S.E. il Prefetto di Catania, Pietro Signoriello, alle celebrazioni ufficiali organizzate nel capoluogo etneo, rappresentando la comunità paternese insieme ai primi cittadini della provincia, in un’occasione importante per rafforzare il senso di unità e collaborazione istituzionale.

“Il 2 giugno è un momento solenne che celebra i valori repubblicani e il legame tra istituzioni e comunità” dicono dal comune di Paternò.

 

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Cronaca

Catania, convalidato arresto di John Obama, accusato dell’omicidio del 30enne Santo Re

Il 37enne extracomunitario, irregolare sul territorio nazionale, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia tenutosi oggi

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John Obama, il 37enne posteggiare abusivo, originario dello Zimbabwe, accusato dell’omicidio di Santo Re, il pasticciere trentenne del bar “Quaranta”, ucciso a coltellate il 30 maggio scorso, nel lungomare Ognina di Catania, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia tenutosi nella mattinata di oggi.

Il GIP ha convalidato il provvedimento e ha emesso nei confronti dell’indagato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il procuratore aggiunto Fabio Scavone, che coordina le indagini delle volanti e della squadra mobile della Questura di Catania, ha conferito l’incarico per l’autopsia che sarà eseguita domani. Ad accusare il 37enne sono due testimoni oculari e le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona.  L’indagato, che è fuggito dal luogo del delitto a piedi, quando è stato bloccato da agenti delle volanti, aveva i vestiti e le mani sporche di sangue. L’analisi delle immagini di videosorveglianza ha permesso di ricostruire le fasi dell’omicidio: Santo Re, terminata la giornata lavorativa, si è avviato verso la macchina parcheggiata nella discesa che conduce al porticciolo di Ognina.

Non appena è arrivato a metà della rampa, l’arrestato, che il pasticciere conosceva come posteggiatore abusivo che operava illegalmente in quella zona, gli si è parato davanti. Dopo qualche secondo, il 37enne ha sferrato alcuni fendenti in direzione del giovane che ha provato invano a difendersi indietreggiando.

La vittima, nonostante le gravissime ferite, è fuggita in direzione del bar Quaranta dove lavorava per chiedere aiuto, mentre il presunto assassino è fuggito. Proprio davanti al bar sostava in quei minuti un’ambulanza, che ha soccorso il pasticcere, accompagnandolo al vicino ospedale Cannizzaro dove poco dopo è morto nonostante tutti i tentativi dei medici per salvarlo. I colleghi di lavoro di Santo Re hanno riferito che la vittima conosceva bene l’indagato, al quale spesso tutti loro offrivano da mangiare.

 

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