Connect with us

Cronaca

Biancavilla, caporalato e autoriciclaggio, in manette i vertici di un supermercato

Sono stati arrestati il rappresentante legale e il direttore commerciale. I finanzieri di Paternò hanno accertato la presenza di 37 lavoratori, impiegati per un numero di ore nettamente superiore rispetto a quelle previste da contratto con stipendi “bassi”

Pubblicato

il

I finanzieri della compagnia di Paternò hanno dato esecuzione, nei comuni di Biancavilla, Adrano e Misterbianco, a un’ordinanza con la quale il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due soggetti, rispettivamente il rappresentante legale (residente  a Misterbianco) di circa 50 anni e il direttore commerciale di Adrano di 60 anni , di  un supermercato affiliato alla grande distribuzione, con l’accusa di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”(cd caporalato) e “autoriciclaggio” disponendo il sequestro preventivo della società dal valore di circa 3 milioni di euro con la nomina di un amministratore giudiziario.

L’indagine è partita a seguito da un controllo amministrativo in materia di lavoro sommerso, effettuato presso un  supermercato di Biancavilla a seguito del quale è stata accertata la presenza di  37 lavoratori (20 attualmente a lavoro e altri 17 che non lavorano più in quel market o perchè dimessi o perchè licenziati)  che sarebbero stati impiegati per un numero di ore nettamente superiore rispetto a quelle previste da contratto e dalla contrattazione collettiva di settore, con retribuzioni che, nei casi più gravi, si sarebbero attestate ad € 1,6 l’ora con stipendi mensili di 7/800 euro per i giovani a fronte di 65 ore settimanali di lavoro. 135 mila ore non pagate

Il controllo ha permesso di quantificare l’omessa corresponsione di retribuzioni negli anni per un ammontare pari a circa € 1.600.000 ( in sostanza 135 mila ore di lavoro non retribuito) e l’omesso versamento di contributi previdenziali per un ammontare pari a circa € 1.150.000.  I due arrestati sarebbero stati autori di una reiterata corresponsione di retribuzioni “in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali o, comunque, sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; della reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie; della violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro” dicono dal Comando provinciale della Finanza.

Infatti, i lavoratori sfruttati, in ragione dello stato di bisogno in cui versavano, in virtù della situazione di grave difficoltà economica tale da limitarne la libertà di autodeterminazione, non avendo nessun’altra valida alternativa, avrebbero accettato di essere impiegati per molte più ore rispetto a quelle contrattualizzate, non godendo delle ferie maturate e fruendo di soli due riposi settimanali al mese.

Sono emersi altresì elementi indicativi del reato di autoriciclaggio a opera del rappresentante legale della società in relazione al profitto derivante dallo sfruttamento lavorativo. I due uomini sono finiti ai domiciliari ed è stato disposto il sequestro preventivo di una società di capitali operante nella grande distribuzione alimentare.

Sulla vicenda c’è l’intervento di Anthony Barbagallo segretario regionale del PD: “Solidarietà e vicinanza ai 37 lavoratori sottopagati e sfruttati da un datore di lavoro senza scrupoli. E un plauso va alla guardia di finanza che ha condotto l’indagine per caporalato e auto riciclaggio nei confronti del rappresentante legale e del direttore commerciale di un supermercato della grande distribuzione a Biancavilla, in provincia di Catania. E’ allarmante ciò che emerge dalle indagini ovvero, il mancato rispetto dei contratti collettivi nazionali o territoriali, la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, i periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie; la violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro”.

Così il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, in seguito all’operazione condotta dalla Guardia di finanza della compagnia di Paternò.

Nel 2025 la Sicilia continua ad essere – prosegue – tra le Regioni d’Italia con il più alto tasso di sfruttamento dei lavoratori. Ed è anche la regione che detiene un altro record negativo: soltanto 70 ispettori del lavoro rispetto ai 500 necessari. Occorre rivedere e potenziare le politiche di tutela dei lavoratori a partire dal salario minimo, una battaglia – conclude – portata avanti dal Partito Democratico ma osteggiata dal centrodestra che invece tende a favorire le grandi imprese a scapito proprio dei lavoratori”. 

A seguito della notizia dell’operazione della Guardia di finanza di Catania che ha arrestato e posto ai domiciliari il rappresentante legale e il direttore commerciale di un supermercato affiliato alla grande distribuzione, intervengono il segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo e il segretario generale della Filcams Cgil di Catania, Davide Foti.

“Da anni come Cgil denunciamo le pratiche dei grandi competitor della grande distribuzione che, attraverso i sistemi di franchising e appalti a cascata, hanno creato un sottobosco di illegalità e sfruttamento. La responsabilità dell’impresa primaria resta intatta e immune, mentre a pagare il prezzo sono i lavoratori, giovani e precari, sottopagati e privati di ogni tutela. È un sistema ipocrita che alimenta i profitti al vertice e la disperazione alla base. Speriamo che da questo caso partano finalmente controlli a tappeto su tutto il comparto della grande distribuzione organizzata.

Non è più accettabile che il grande proprietario si tuteli applicando i contratti collettivi nazionali solo formalmente, mentre nel concreto si consumano violazioni sistematiche. Esprimiamo un plauso alla Procura di Catania e alla Guardia di Finanza per l’operazione condotta: è un segnale forte, che conferma quanto sosteniamo da tempo. La CGIL e la Filcams di Catania rinnovano l’impegno a fianco dei lavoratori sfruttati e chiede l’immediata estensione dei controlli ispettivi e giudiziari su tutto il territorio provinciale, per smascherare un sistema che, dietro le insegne note della grande distribuzione, può celare condizioni di vero e proprio caporalato urbano”.

Cronaca

Catania, Guardia Costiera in azione contro la pesca illegale di “Tonno Rosso”

Sono state sottoposte a sequestro oltre 10 tonnellate di esemplari privi di idonea documentazione che ne certificasse la tracciabilità e la legale cattura. A carico dei contravventori sono state elevate sanzioni per oltre 13 mila euro

Pubblicato

il

Lotta a 360 gradi alla pesca illegale di tonno rosso da parte della Guardia Costiera di Catania.  Il Centro Controllo Area Pesca della Direzione Marittima Guardia Costiera di Catania, in coincidenza con la corrente campagna di pesca del pregiato “Tonno Rosso”, concentrata prevalentemente durante questo periodo dell’anno, ha coordinato l’azione dei Comandi Compartimentali della Sicilia Orientale.

A seguito di determinati controlli sono emersi diversi illeciti connessi sia alla cattura che alle successive fasi di tentata commercializzazione di ingenti quantitativi di esemplari di tonno rosso, derivanti da catture illegali di unità da pesca prive di specifiche autorizzazioni a tale tipologia di pesca o di specifica ed obbligatoria documentazione idonea ad attestarne la corretta tracciabilità e la legittima provenienza.

Il “Tonno Rosso” è una specie ittica sottoposta a specifici regolamenti comunitari e normative nazionali che contemplano stringenti obblighi per la pesca e la commercializzazione.   Di particolare rilevanza l’attività condotta da “Team Ispettivi” composti da qualificati Ispettori Pesca della Guardia Costiera di Catania e Siracusa che a seguito di mirate attività di intelligence, in mare, nei porti di approdo e presso punti di sbarco delle unità da pesca, nonché al controllo di mezzi adibiti al trasporto di prodotti ittici, hanno sottoposto a sequestro  oltre 10 tonnellate di tonno rosso privo di idonea documentazione che ne certificasse la tracciabilità e la legale cattura.

A carico dei contravventori sono state elevate sanzioni per oltre 13.000 euro.  A seguito di accertamento sanitario da parte dei medici veterinari delle competenti Aziende Sanitarie Provinciali, la maggior parte del prodotto ittico sequestrato è stato donato per la distribuzione ad associazioni caritatevoli e di beneficenza. Il prodotto valutato non idoneo al consumo umano è stato avviato a distruzione come da vigenti normative.

Continua a leggere

Cronaca

Catania, arrestati due sudanesi per favoreggiamento di immigrazione clandestina

I fatti risalgono al mese di aprile allorquando, presso il porto etneo, attraccava la nave ONG “Aita Mari”,  con a bordo 125 migranti di varie nazionalità.

Pubblicato

il

Agenti della Squadra mobile di Catania hanno arrestato due presunti scafisti di origini sudanesi, accusati di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.

I fatti risalgono al mese di aprile allorquando, presso l’ambito portuale di Catania, attraccava la nave ONG “Aita Mari”, battente bandiera spagnola, con a bordo 125 migranti di varie nazionalità. Le operazioni di soccorso dei migranti, iniziate in acque internazionali libiche ed ultimate in acque maltesi, avevano riguardato due distinti eventi, ovvero un gommone con a bordo 84 migranti ed un secondo natante con a bordo 41 migranti.

Successivamente dal Porto di Catania, assegnato quale sito di sbarco, ultimate le preliminari procedure di accoglienza, i migranti sono stati trasferiti presso la struttura di via Forcile dove poteva proseguire l’azione d’indagine già avviata in banchina dagli uomini della Squadra Mobile.

L’attività della polizia si è concentrata sul gommone con a bordo 84 migranti, partito dalle coste libiche e poi, dopo lunghe ore di navigazione, costretto a fermarsi a causa di un’avaria, prima di ricevere i soccorsi.

L’attenzione si è concentrata su due uomini, entrambi di origini sudanesi, rispettivamente di anni 19 e 20, facenti parte dello stesso gruppo che si trovava sul gommone. Dalle indagini è emerso che i due uomini avrebbero avuto a vario titolo, e con diverse mansioni, il comando dell’imbarcazione, collaborando tra di loro sin dalla partenza in Libia e fino all’arrivo dei soccorsi.

La Procura tenuto conto che potessero sottrarsi alle loro responsabilità e darsi alla fuga anche al di fuori dal territorio nazionale, rendendosi di fatto irreperibili, ha posto in stato di fermo i due giovani stranieri con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dall’aver riguardato l’ingresso illegale nello Stato di più di cinque persone e dall’aver posto in pericolo la vita e l’incolumità dei trasportati. I due si trovano rinchiusi nel carcere di Catania Piazza Lanza.

 

Continua a leggere

Trending