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Calcio serie C, il Catania non sa più vincere, pari a reti bianche col Messina al Massimino

Etnei in crisi di punti, ma anche poco cinici incapaci di sfruttare l’inferiorità numerica del Messina, con l’undici rossazzurro uscito dal terreno di gioco accompagnato dai fischi di una tifoseria delusa  

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foto pagina ufficiale "Facebook" Catania FC

Il Catania non sa più vincere e stasera al “Massimimo” non è andato oltre lo 0 a 0 nel derby col Messina. Etnei in crisi di punti, ma stasera anche poco cinici incapaci di sfruttare l’inferiorità numerica del Messina rimasto in 10 uomini negli ultimi 10 minuti della gara. Catania uscito dal terreno di gioco accompagnato dai fischi di una tifoseria delusa.

La cronaca. Catania pericoloso dapprima al 12’ con un tiro dalla distanza di Anastasio che finisce fuori non di molto e poi con Inglese che da buona posizione non centra la porta. a il piede calciando da buona posizione: mira da rivedere. Al 25’ Montalto calcia dal limite dell’area di rigore, ma la sfera fa la barba al palo. Alla mezz’ora scontro in area di rigore tra Carpani e il portiere del Messina, i padroni reclamano il penalty ma il direttore di gara lascia correre. Nello scadere della prima frazione di gioco il tiro di da dentro l’area di rigore è respinto in angolo dal portiere ospite.

La ripresa si apre con il tentativo al 7’ di Carpani che a distanza ravvicinata impegna Krapikas; replica del Messina con Petrungaro la cui conclusione è parata da Adamonis. Al 18’ ci prova Di Gennaro ma la palla è salvata sulla linea di porta da un difensore ospite. Al 34’ Salvo è espulso pera fallo da ultimo uomo commesso su Inglese lanciato a rete. Con un uomo in più il Catania non ne approfittare. A tre minuti dalla fine occasione per il Catania: Di Gennaro per Montalto che solo davanti al portiere non riesce ad agganciare la sfera.

TABELLINO

Catania-Messina 0-0

Catania (3-5-2): 31 Adamonis; 68 Ierardi, 15 Di Gennaro (VK), 27 Castellini (K); 19 Raimo, 17 Luperini (16’st 21 Stoppa), 14 Verna, 20 Carpani (26’st 10 Jiménez), 33 Anastasio; 32 Montalto, 9 Inglese. A disposizione: 1 Bethers, 22 D’Agata; 24 Gega; 36 Allegra, 6 De Rose, 37 Forti, 35 Ciniero; 11 D’Andrea. Allenatore: Toscano.

Messina (4-3-3): 12 Krapikas; 21 Salvo, 5 Ndir (15’st 24 Ortisi), 6 Manetta (K), 98 Rizzo; 8 Frisenna, 28 Pedicillo, 4 Garofalo; 7 Lia (VK) (24’st 10 Mamona), 9 Anatriello (24’st 18 Luciani, 37’st 31 Anzelmo), 11 Petrungaro (38’st 20 Morleo). A disposizione: 1 Curtosi, 22 Di Bella; 17 Re, 16 Petrucci, 27 Mameli, 29 Di Palma; 19 Cominetti, 25 Adragna. Allenatore: Modica.

Arbitro: Giuseppe Mucera di Palermo (Lipari di Brescia e Chiavaroli di Pescara).

 

Quarto ufficiale: Mattia Ubaldi (Roma 1).

Note: ammoniti Jiménez (C); Ndir, Anzelmo (M). Espulso Salvo al 34’st. Recuperi: PT 3’, ST 6’.
Angoli 8-2 per il Catania .

Cultura

Palermo, presidente Ars Galvagno presenta mostra “Celebrating Picasso, capolavori del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster”

La mostra sarà aperta dal 12 al 4 maggio

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È stata presentata questa mattina a Palazzo Reale di Palermo “Celebrating Picasso. Capolavori dal Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster”, mostra dedicata a uno dei massimi artisti del XX secolo e tra i più grandi di tutti i tempi, ovvero Pablo Picasso. L’esposizione è organizzata dalla Fondazione Federico II, presieduta da Gaetano Galvagno, grazie principalmente alla collaborazione con il Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster. Prestiti preziosi giungono anche dal Museo Picasso di Antibes, dal Mart (Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto), dalla Galleria La Nuova Pesa di Roma, oltre ai prestiti di collezioni private. Sarà aperta al pubblico da domani, 12 dicembre, fino al 4 maggio 2025.
La mostra racconta attraverso 84 opere il binomio imprescindibile tra le opere di Picasso e la sua biografia.
Grazie all’impegno della Fondazione Federico II e alle crescenti relazioni internazionali, giunge, pertanto, in Sicilia un importante e variegato corpus di opere in grado di raccontare sia l’artista che l’uomo: dipinti, litografie, linoleografie, acquetinte, acqueforti, ceramiche, puntesecche, opere straordinarie nelle tematiche più vicine al maestro. Di grande interesse, inoltre, una serie di fotografie rappresentative della sua vita intima e lavorativa, realizzate da David Douglas Duncan, il principale fotografo del Maestro, che nel 1956, concesse a quest’ultimo l’accesso totale al suo studio e ai suoi spazi abitativi.
“Mi sveglio neoclassico e mi addormento neocubista”, affermava Picasso, ribadendo la sua devozione verso una continua ricerca di forme sempre nuove, la sua completa libertà nella scelta degli stili, la sua sorprendente maestria nell’uso di materiali inediti. L’esposizione presenta proprio i molteplici volti e sfaccettature dello spagnolo con prestiti che illuminano la complessità dell’artista multitalento, icona del genio artistico già durante la sua vita. Da un’opera all’altra emerge un mosaico che presenta Picasso, artista e uomo, in tutta la sua mutevolezza, ma anche con tutte le sue contraddizioni. A proposito della profonda impronta autobiografica della sua arte, lui stesso disse: “L’opera che si dipinge è una sorta di diario da tenere”. Nel caso dello spagnolo, uomo e opera sono inseparabili.

Il progetto si colloca sulla scia del cinquantesimo anniversario dalla morte del Maestro avvenuta l’8 aprile 1973 a Mougins, un tributo al “cannibale”, come soleva talvolta chiamarsi. Non a caso, la sua musa e compagna di vita Françoise Gilot, una volta affermò che Picasso creava le sue opere con il sangue dei suoi simili.

“Con questa mostra – ha detto il presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno, – la Fondazione fa un altro passo avanti nell’ambizioso obiettivo di porre Palazzo Reale in rete con le più prestigiose istituzioni artistiche pubbliche e private, spingendo sullo sviluppo di relazioni internazionali che consentano scambi di conoscenza, partenariati, arricchimenti reciproci, coproduzioni di qualità. La mostra non vuole essere un semplice omaggio al Maestro, cerca piuttosto di fornire impulsi che consentano un approccio critico e contemporaneo all’artista che è stato elevato all’Olimpo del genio”.
La mostra offre ai fruitori anche tre video. Uno di questi è un messaggio, proiettato anche oggi in conferenza stampa, di Olivier Widmaier Picasso, Presidente del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster, nonché figlio di Maya Picasso e nipote del Maestro: “Sono a Miami per motivi professionali. Mi dispiace non essere con voi a Palermo per celebrare Pablo Picasso e la mostra a Palazzo Reale – dice nel videomessaggio Olivier Widmaier Picasso -. Desidero ringraziare il Presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno. È stato in grado realizzare questo progetto con una visione chiara e ambiziosa. Questa mostra in omaggio a Pablo Picasso ha l’obiettivo di offrire al grande pubblico palermitano e anche ai visitatori di tutto il mondo una presentazione inesauribile del talento di mio nonno. Non si tratta di un approccio generalista, in cui il visitatore rischia di perdersi ma di un sottile equilibrio delle opere presentate. Picasso osservava la cultura italiana, che alimentò il suo periodo neorealista dopo il cubismo e prima del suo stesso surrealismo. Palermo è quindi una tappa per ricordarlo. Verrò presto a trovarvi a Palazzo Reale per parlare direttamente di Pablo Picasso, Il più grande artista della modernità e anche un po’ il nonno di tutti noi”

In mostra, inoltre, una video-intervista a Markus Müller, Direttore del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster e curatore della mostra, oggi intervenuto in diretta streaming. “Nell’arte del XX secolo, – afferma Markus Müller – Picasso è considerato un grande rivoluzionario e distruttore di tradizioni. Di norma, però, le sue opere non nascono dal nulla, ma sono esplorazioni creative di temi e motivi familiari della storia dell’arte. In realtà il grande Picasso era il maestro del riciclo creativo. Picasso descrisse così al suo gallerista Kahnweiler l’arte di ricavare qualcosa di nuovo da qualcosa di vecchio: ‘fondamentalmente, ci sono pochissimi temi pittorici. Tutto il mondo li ripete. Venere e Cupido diventano la Vergine e il Bambino e poi la Madre e il Bambino, ma rimane sempre lo stesso tema’”.
Il terzo video presente in mostra è un video-documento storico di grande impatto con scene originali di Picasso a lavoro, gentilmente concesse dalla Mediateca di Bologna.
In presenza è intervenuto, inoltre, Jean Louis Andral, Direttore del Museo Picasso di Antibes. Ha partecipato anche Pierluigi Carofano, Docente dell’Università di Siena.

“Dentro” la mostra.

La mostra, come detto, è un continuo rimbalzo tra la vita di Picasso e le sue opere. Come dimostrano le varie tematiche offerte al visitatore.

Le Muse. Il già citato legame tra opere e biografia risulta evidente a partire dal rapporto di Picasso con la figura femminile: le sue amanti, le sue mogli e le sue muse costituiscono una sintesi tra eros e creatività, costituendo una simbiosi nelle sue opere. Ad ogni nuova fase creativa, ad ogni nuovo stile, una donna sembra entrare nella sua vita. Nell’inverno 1945/46, la passione di Picasso si accese non solo per la sua musa, Françoise Gilot, ma anche per la tecnica grafica della litografia, alla quale in precedenza si era dedicato solo sporadicamente. In questo contesto, il suo stampatore parigino Fernand Mourlot parlò di “febbre litografica” di Picasso. In mostra diversi capolavori che testimoniano l’impulso creativo, tra questi i ritratti di Françoise.

“Pescatore seduto con berretto” e lo “Stile Picasso”. Il nuovo amore con Françoise Gilot spronò Picasso, così come il generale spirito di ottimismo del dopoguerra. Il suo nuovo inizio personale coincise con un nuovo inizio sociale. L’immersione in una forma di spensieratezza mediterranea caratterizzò il soggiorno di alcuni mesi di Picasso ad Antibes/Juan-les-Pins dove diede vita ad un brillante impulso creativo. La città portuale di Antipolis, che risale all’antichità, ispirò lo spagnolo a rileggere la mitologia antica e il suo repertorio di figure. Qui lo spagnolo creò a ritmo serrato una moltitudine di capolavori accattivanti. In questo contesto creativo, il 3 novembre 1946 Picasso dipinse “Pescatore seduto con berretto”, opera presente a Palazzo Reale di Palermo, utilizzando la vernice per barca e un pannello di compensato. La rappresentazione di questo marinaio con la sua caratteristica camicia a righe e il berretto appare comune, rimandando ad un personaggio che si poteva incontrare nei bistrot intorno al vecchio porto di Antibes, ma nonostante questo, la figura rappresentata non assume un aspetto realistico. Come in una bambola articolata, le estremità sono costruite come singole componenti articolari della figura e separate l’una dall’altra da linee di contorno nere. I numerosi pentimenti nella zona della testa della figura sono riconoscibili a occhio nudo. L’artista raffigura gli occhi, la bocca e il naso in forma abbreviata e modella l’orecchio come un 8 stilizzato. La combinazione di vedute multiple cubiste e metamorfosi surrealiste della forma che si ritrova in queste e in altre opere simili caratterizza in generale l’opera di Picasso della fine degli anni Trenta ed è stata definita “stile Picasso”.

Nel catalogo (208 pagine edite dalla Fondazione Federico II) c’è anche un’immagine che “cattura” il dietro le quinte di una fase del processo creativo: una fotografia di Michel Sima, che ritrae Picasso mentre dipinge Pescatore seduto con berretto allo Château Grimaldi, rivela una fase del processo di lavoro. La foto mostra che la testa era stata originariamente concepita come un dialogo tra una metà scura e una chiara del volto in forme biomorfe. Tuttavia, Picasso dipinse sopra la metà sinistra della testa e modificò il collo e la bocca. Il risultato finale è più angolare e lineare della versione originale. La trasformazione di questo dipinto è abbastanza sintomatica del metodo di lavoro dello spagnolo, che generalmente riduce, comprime e purifica le sue composizioni durante la creazione delle sue opere.

Paloma. Il mito di Picasso è anche legato alla Colomba (tema presente nelle opere in mostra), che rappresentò un’importante svolta in termini di arte accessibile alla classe operaia. Nella primavera del 1949 il suo amico e scrittore Louis Aragon era alla ricerca di un manifesto adatto al Congresso degli intellettuali per la pace che si sarebbe tenuto a Parigi. Nello studio dello spagnolo venne scelta la suggestiva raffigurazione di un piccione milanese, il cui piumaggio, mosso dal vento, è efficacemente disposto su uno sfondo nero monocromo. La scelta di Aragon sembrerebbe essere stata dettata dalla tradizione biblica di raffigurare la colomba come simbolo di pace. La litografia, realizzata il 9 gennaio 1949, fu affissa a Parigi nell’aprile dello stesso anno e da lì iniziò la sua internazionale marcia trionfale come simbolo, riconosciuto a livello globale, di pace, secondo l’iconografia creata da Picasso. In seguito al successo della sua prima Colomba della pace, Picasso non smise di creare altre colombe, in varianti e con accorgimenti sempre differenti, per altri congressi ed eventi. Nella primavera del 1949, dopo innumerevoli successi conseguiti con l’iconografia della colomba della pace, Françoise Gilot, compagna di Picasso, dopo il figlio Claude nato nel 1947 diede all’artista una seconda figlia che venne chiamata Paloma (in spagnolo “colomba”).

I ritratti dei bambini. Picasso immortalò i due bambini dalle guance paffute, Claude e Paloma, in una litografia in bianco e nero, esposta a Palazzo Reale: Paloma in un disegno a linee nere su sfondo bianco, mentre nel caso di Claude invertì questo contrasto. I ritratti dei bambini sono composti da strati di linee che sembrano essere state applicate con le dita. Lo spagnolo scelse quindi una tecnica pittorica infantile per la rappresentazione dei propri figli. Particolarmente suggestivo è il ritratto della figlia Paloma con bambola. Sullo sfondo scuro, le singole parti chiare del viso della figlia, allora tre anni, sono articolate in modo efficace. Picasso gratta via dallo sfondo fasci di linee e aree dell’immagine. Paloma presenta con orgoglio e goffaggine la sua bambola, che sembra il suo alter ego in miniatura. È un’impresa difficile motivare una bambina piccola a sedersi come una modella e a stare ferma. Secondo i testimoni contemporanei, Picasso usava il trucco di far credere ai bambini che non voleva ritrarre loro, ma i loro peluche o le loro bambole. Questo spiega anche l’atteggiamento ostensivo della piccola Paloma.

Corrida. Un altro tema importante della vita e nell’immaginario di Picasso, che amici e testimoni contemporanei non si sono mai stancati di sottolineare, è quello della corrida. Così scrive Hélène Parmelin nella sua opera Picasso dice: «I tori sono nella sua anima più profonda. I toreri sono i suoi cugini. L’arena è la sua casa». Per lui la corrida era una metafora esistenziale della propria arte. Paragonava il suo lavoro di pittore alla scena della corrida: «Immaginate per un momento di essere al centro dell’arena. Avete il vostro cavalletto e la vostra tela, è bianca e deve essere dipinta e tutti vi guardano. […] Il minimo errore e siete morti. E non c’è nemmeno bisogno di un toro per farlo».
Questo tema emerge in mostra attraverso alcune acquetinte e linoleografie di Picasso, tecnica quest’ultima che l’artista esplora a partire dal 1954. Un esempio è “Piccola testa di donna incoronata con i fiori”, opera in mostra e scelta come immagine portante dell’esposizione. La progettazione e la stampa di linoleografie multicolori si basano su processi complessi: da un lato, è possibile utilizzare una lastra di stampa per ogni colore e poi stamparli insieme in un processo additivo. Un metodo alternativo è la cosiddetta tecnica di eliminazione in cui i singoli colori vengono stampati in successione da un unico supporto di stampa in un processo sottrattivo, lavorando progressivamente dal tono di colore più chiaro a quello più scuro. Nell’estate del 1959, Picasso abbandonò il processo di stampa additivo, inizialmente preferito, a favore della tecnica di eliminazione.

Processo creativo. Un altro aspetto del suo lavoro sono le numerose ceramiche create dopo la Seconda guerra mondiale a Vallauris, nel sud della Francia. All’inizio dipinse solo stampi per vasi prefabbricati, poi cominciò a creare proprie produzioni personalizzate. La scelta della natura morta, basata su decorazioni con pesci, divenne sempre più costante quando si trasferì da Parigi alla Costa Azzurra. L’esperto Georges Ramié, nel cui laboratorio l’artista lavorava, espresse il seguente giudizio sul modo di operare poco ortodosso dello spagnolo: «I metodi di lavoro di Picasso sono indefinibili». Di norma, Picasso non iniziava il suo lavoro con un’idea pittorica definita, ma la sviluppava nel corso del processo creativo, un modo di lavorare che la storia dell’arte descrive come pensiero pittorico processuale.
Paesaggio di Vallauris. Il 14 aprile 1958 Picasso realizzò uno dei suoi rari dipinti di paesaggi (in mostra: Paesaggio di Vallauris, 1958, olio su tela, collezione privata), che raffigura la villa nell’entroterra della Costa Azzurra, a Vallauris. Lo spagnolo era molto legato a questo luogo, poiché vi aveva creato le sue ceramiche nell’atelier Madoura a partire dal 1947. Viveva già da ben tre anni nella prestigiosa Villa La Californie, sopra Cannes. Lo spagnolo dipinse questa veduta con la tecnica bagnato su bagnato, utilizzando il fondo chiaro della tela come mezzo creativo, che traspare nell’area dell’edificio e tra le palme lussureggianti. Mentre la struttura e i tetti della casa sono disegnati in un intreccio cubista, Picasso usò forme stilizzate per la vegetazione. Così, le foglie stilizzate nel primo piano del quadro formano una sorta di recinzione che chiude lo spazio pittorico nella parte anteriore. Come si è detto, dal 1955 Picasso risiedeva a Vallauris, pertanto il dipinto del 1958 rappresenta uno sguardo nostalgico all’entroterra della Costa Azzurra e al proprio passato.
Lo zoo di Picasso. La mostra narra, attraverso le sue opere e le fotografie di Duncan, anche la passione di Picasso per gli animali, ne possedeva diversi. Lo zoo privato di Picasso aveva regole diverse per le persone e per gli animali, e le regole per le persone erano più severe. Molti testimoni contemporanei riferiscono che i suoi cani potevano vagare liberamente e senza divieti nelle stanze del suo studio. In genere lo spagnolo negava questo privilegio ai suoi ospiti umani. I cani di Picasso avevano anche la libertà di lasciare l’urina sulle sue sculture di bronzo in giardino. Secondo Picasso, questo conferiva alla superficie del bronzo una patina speciale.

Fotografie. Una vera e propria “mostra nella mostra”: le fotografie di David Douglas Duncan ci restituiscono i diversi volti del Picasso uomo. Parte delle foto realizzate da Duncan ritrae Picasso come un padre premuroso che si dedica ai suoi figli giocando e disegnando. Altre foto lo ritraggono come un uomo affettuoso in compagnia della sua ultima moglie Jacqueline. In altre ancora Picasso viene rappresentato come un amante degli animali, con il suo bassotto Lump seduto sulle sue ginocchia che lecca il suo piatto. Queste fotografie illuminano le numerose sfaccettature della sua personalità, rivelando un artista per certi versi inedito.
In mostra è diffusa in sottofondo musica “vicina” al Maestro: Gymnopédie No. 1, di Alfred Eric Leslie Satie e Asturias di Isaac Manuel Francisco Albéniz

Info orari e biglietteria: federicosecondo.org

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Cronaca

Acireale, arrestati quattro uomini sorpresi a “ripulire” il deposito FF.SS.

I carabinieri controllando i furgoni su cui viaggiavano gli indagati hanno trovato un’ingente quantità di materiale ferroso e dieci casse di legno contenenti deviatori per rotaie

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Sono stati sorpresi con le mani nel sacco ad Acireale quattro catanesi rispettivamente di 30, 31, 32 e 46 anni, arrestati in flagranza dai carabinieri della locale stazione, perché responsabili di furto aggravato in concorso e, solo per il più anziano, anche di violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S., con obbligo di soggiorno nel comune di Catania.

Durante le ore notturne una pattuglia dei carabinieri, durante un servizio di controllo del territorio ha  visto un movimento insolito in via Ponte, nei pressi del deposito ferroviario. Due furgoni, accodati l’uno all’altro, stavano uscendo dal cancello d’ingresso del deposito, destando immediatamente sospetti a causa dell’orario e dell’insolita attività in quel luogo.

Accorgendosi che qualcosa non quadrava, i carabinieri  hanno deciso di controllare i veicoli e gli occupanti; quest’ultimo sono stati fatti scendere in sicurezza e controllati uno per uno. Ispezionando i furgoni, gli investigatori hanno trovato sui cassoni un’ingente quantità di materiale ferroso e dieci casse di legno contenenti deviatori per rotaie, tutto materiale di proprietà delle Ferrovie dello Stato Italiane.

La pattuglia ha subito compreso di trovarsi di fronte a un furto appena commesso dai quattro soggetti appena bloccati. Una volta fermati i 4 uomini, i carabinieri hanno avviato un sopralluogo, durante il quale è emerso che i malviventi, dopo aver segato con una smerigliatrice angolare il lucchetto di sicurezza del cancello d’ingresso per accedere al deposito, hanno utilizzato un braccio meccanico per caricare rapidamente sui due furgoni il materiale trafugato, nel tentativo di dileguarsi prima che qualcuno si accorgesse del furto. L’intervento dei carabinieri ha interrotto la razzia e ha portato al recupero della refurtiva. I quattro sono finti ai domiciliari.

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