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Catania, concluso evento FLAI – CGIL “Diritti in campo” contro lo sfruttamento del lavoro

Il sindacato di categoria in quattro giorni ha incontrato i lavoratori e lavoratrici per informarli e sensibilizzarli anche sul fenomeno del caporalato

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Concluso l’evento organizzato dalla FLAI CGIL nazionale e siciliana che in quattro giorni ha incontrato i lavoratori e lavoratrici per informarli e sensibilizzarli contro il fenomeno dello sfruttamento del lavoro agricolo e il caporalato.  I primi giorni sono stati dedicati agli incontri con i braccianti nei luoghi dove si danno appuntamento per recarsi nei campi. Il sindacato ha raccolto istanze, testimonianze e fornito informazioni sui diritti e sui percorsi da fare per vederli garantiti. Infatti dal 10 al 12 dicembre, i sindacalisti costituiti in “Brigate del lavoro” si sono ritrovati nelle prime ore del mattino a Comiso, Vittoria e Acate (il 10), a Scordia e Lentini (l’11), a Paternò e Adrano (il 12)per incontrare tutti coloro che lavorano nelle campagne

 

“Denunciare i caporali sarebbe la vera svolta per battere lo sfruttamento nei campi, sia a danno dei braccianti migranti che di quelli italiani. Ma perché questo si avveri, è necessario che chi denuncia venga tutelato con un ricovero dove risiedere e un sostegno economico. I lavoratori sfruttati invece hanno paura” dicono quelli della Flai Cgil, i cui sindacalisti ritengono che sia necessario incrociate le domande e le offerte del reale mercato del lavoro e che venga superata la legge Bossi- Fini.  Il confronto tra sindacato e istituzioni sul difficile tema del caporalato nelle campagne siciliane organizzato da Flai Cgil Sicilia e Flai nazionale si è tenuto ieri i a Catania con i saluti del segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo e la moderazione del segretario generale della Flai Catania, Giuseppe Glorioso.A chiudere i lavori nell’Aula Magna di Scienze politiche è stato il segretario generale nazionale della categoria, Giovanni Mininni, che ha ricordato come in verità  il caporale non è l’anello più importante dello sfruttamento, ma lo è, invece, il modello d’impresa.

 

L’incontro è arrivato al termine della campagna “Diritti in campo-Brigate del lavoro” che in Sicilia ha visto all’opera il sindacato di strada nelle piazze della Sicilia Orientale; dapprima Vittoria, Comiso e Acate, nel ragusano, territorio di serre, poi Lentini e Scordia, a cavallo tra catanese e siracusano, e Paternò e Adrano, nel catanese, con economie agrumicole. A Paternò una folta delegazione della Flai – CGIL  si è recata anche nella baraccopoli di contrada Ciappe bianche nata nei pressi di una discarica dove solitamente alloggiano lavoratori stranieri impegnati nelle campagne della Piana di Catania ; nella baraccopoli allo stato attuale sono presenti una decina di braccianti stranieri.

 

Sono quasi 62mila i lavoratori e le lavoratrici irregolari in agricoltura in Sicilia, di questi oltre 47mila sono italiani e più di 14 mila stranieri, come ha ricordato nei giorni scorsi la campagna SiciliaSfruttaZero, piattaforma creata da Flai Sicilia e altre associazioni per promuovere azioni contro il caporalato e tutelare i lavoratori. Sono ben 52, inoltre, le aree di sfruttamento nell’isola individuate dall’Osservatorio Placido Rizzotto. Infine, se guardiamo alle inchieste aperte per sfruttamento lavorativo in agricoltura, sono 252 quelle rilevate nel Mezzogiorno a fronte delle 432 a livello nazionale, tra il 2011 e il 2023. Alla Puglia (99 casi), segue la Sicilia (62 casi).

 

“In questi tre giorni abbiamo incontrato tanti lavoratori, che vivono condizioni pessime sotto tutti i punti di vista: salari troppo bassi, turni di lavoro massacranti, – ha detto Tonino Russo, segretario generale Flai Cgil Sicilia- condizioni abitative di estremo disagio, mancanza di servizi come ad esempio i trasporti. Per questo con il ‘sindacato di strada’ siamo tornati nelle piazze dove si radunano, da un lato per informarli sui loro diritti dall’altro per raccogliere le loro testimonianza. I datori di lavoro lamentano la scarsezza di manodopera, ma dovrebbero interrogarsi sul perché il lavoro nei campi non attrae. È duro, ma anche mal pagato, senza diritti, senza sicurezza. E gli stranieri vivono spesso nei cosiddetti insediamenti informali, ghetti fatiscenti e senza servizi. Ci auguriamo che i comuni a cui sono destinati non perdano l’occasione dei 35 milioni a disposizione per il superamento delle baraccopoli”.

Per Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia, “il dilagare del lavoro nero e dello sfruttamento è frutto delle risposte inadeguate e della mancata attuazione di una legge importante per il contrasto al caporalato, come la 199 del 2016. Se sul fronte della repressione i risultati ci sono, non altrettanto possiamo dire su quello della prevenzione. Per quanto riguarda la Rete del lavoro agricolo di qualità non ci sono state esperienze virtuose. I controlli di fatto sono saltati, con un numero di ispettori così ridotto e senza che si ponga rimedio al problema. Unica cosa fatta, con colpevole ritardo, è l’inserimento nei bandi del Psr della premialità per le aziende che aderiscono ai protocolli di tutela dei lavoratori, che tra i criteri prevedono l’adesione alla Rete del lavoro agricolo di qualità, sistemi di gestione certificata della sicurezza, l’adesione alla bilateralità”.

 

Il segretario nazionale della Flai, Mininni, nel suo intervento conclusivo ha insistito sul fatto che “il sindacato di strada è la via che la Flai ha scelto per trasformare in azioni sul campo le idee e i valori che animano e muovono questa organizzazione. Le nostre Brigate del lavoro portano il sindacato tra le lavoratrici e i lavoratori, che ancora troppo spesso sono ignari dei diritti che hanno”. L’obiettivo per la Flai nazionale è adesso “formare la conoscenza di queste persone, in modo che si trasformi in coscienza di sè. Lo sfruttamento e il caporalato sono fenomeni ancora troppo diffusi tra le lavoratrici e i lavoratori agricoli, come ci racconta l’ultimo Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto, e la Sicilia presenta tante aree di irregolarità e illegalità: la nostra battaglia perché migliorino le condizioni di lavoro, crescano le tutele e aumentino gli stipendi, non poteva che passare da qui, dopo le tappe a Latina, Foggia e Verona”.

 

Al convegno sono intervenuti Ettore Foti (dirigente generale del dipartimento Lavoro della Regione siciliana), Claudio Papagno (tenente colonnello Comandante reparto operativo dei carabinieri), Carmelo Musumeci (Ispettore capo all’ispettorato del lavoro  di Catania), Giuseppe Bucalo ( presidente associazione Penelope), Salvatore Montemagno (dirigente della polizia di Stato), don Alfio Carbonaro ( Arcidiocesi di Catania), Saverio Giunta ( direttore provinciale dell’Inps di Catania), Nicolò Pappalardo ( viceprefetto aggiunto di Catania).

 

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Ramacca, tra gli agrumi della Piana nasce il progetto I.D.R.O.: l’acqua del futuro si coltiva oggi

Desalinizzare, depurare, ottimizzare: così l’innovazione salva gli agrumi siciliani dalla siccità

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Tra filari di arance e profumo di zagara, nella campagna di Ramacca, è nato un progetto destinato a cambiare il volto dell’agricoltura siciliana. Si chiama I.D.R.O. – Irrigazione, Depurazione, Recupero, Opportunità – ed è un concentrato di tecnologia, sostenibilità e visione a lungo termine. L’iniziativa, presentata nell’azienda agricola e fattoria didattica Fratelli Arena, è frutto della collaborazione tra il Distretto Agrumi di Sicilia, Coca-Cola e i dipartimenti Dicar e Di3A dell’Università di Catania.

Il cuore del progetto? L’acqua. Ma trattata con intelligenza

A spiegare l’urgenza del progetto è Federica Argentati, presidente del Distretto:
«La gestione idrica è da sempre una sfida per l’agrumicoltura siciliana, ma oggi, con la siccità che avanza, servono soluzioni concrete e replicabili. Con I.D.R.O. mostriamo agli imprenditori strumenti alternativi e sostenibili per affrontare il cambiamento climatico, guidati dalla scienza».

Tecnologia made in Sicily: la desalinizzazione delle acque di falda

L’idea non è fantascienza, ma innovazione applicata. Il professor Antonio Cancelliere, docente di Costruzioni Idrauliche all’Università di Catania, ha mostrato in campo un impianto di desalinizzazione perfettamente funzionante, pensato su misura per le aziende agricole:
«Questo tipo di impianto può trasformare l’acqua salmastra delle falde in risorsa preziosa, anche in condizioni di emergenza come quelle vissute lo scorso anno. Un sistema che, se affiancato a buone pratiche gestionali, può davvero fare la differenza».

La natura che depura: il papiro al servizio degli agrumi

Accanto all’alta tecnologia, trova spazio la forza silenziosa della natura. Il professor Giuseppe Cirelli, esperto di Idraulica Agraria, ha guidato i presenti alla scoperta del sistema di fitodepurazione realizzato presso l’azienda Arena:
«Abbiamo utilizzato piante come il papiro per depurare le acque di raccolta aziendali. Con un impianto semplice e poco costoso, oggi si può riutilizzare l’acqua per l’irrigazione o l’acquacoltura. Una soluzione concreta, replicabile e sostenibile».

Droni e dati per un’irrigazione scientifica

E se l’acqua va trattata con cura, anche l’irrigazione deve diventare un atto di precisione. Per questo, il progetto I.D.R.O. integra anche l’utilizzo dei droni per il monitoraggio dello stress idrico:
«Attraverso le immagini multispettrali – spiega Cancelliere – possiamo intervenire solo dove serve e quando serve, ottimizzando i consumi e proteggendo le colture. Il futuro dell’agricoltura passa anche da qui».

Un modello virtuoso che parte dalla Sicilia

Il progetto I.D.R.O. non è solo una risposta alle emergenze, ma un modello esportabile. Un esempio virtuoso di sinergia tra enti di ricerca, grandi aziende e imprese del territorio. Una dimostrazione concreta che la Sicilia può essere laboratorio di soluzioni per tutto il Mediterraneo.

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Sicilia protagonista al Vinitaly 2025: vini d’eccellenza, tradizione bio e sfida ai dazi USA

94 aziende siciliane al Padiglione 2 e un messaggio forte: la viticoltura dell’Isola è sinonimo di qualità e sostenibilità

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Salvatore Barbagallo, Assessore Regionale all'agricoltura

La Regione Siciliana presente al più importante salone internazionale dedicato al vino. La fiera di Vinitaly 2025, che si svolgerà dal 6 al 9 aprile, a Verona, vedrà 94 aziende siciliane al Padiglione 2 e altre 28 realtà bio della nostra regione al Padiglione 11. Una partecipazione forte, sotto il segno di innovazione, sostenibilità e orgoglio territoriale, che conferma il ruolo strategico del comparto vinicolo per l’economia e l’identità siciliana.

A inaugurare la presenza siciliana è stato il presidente della Regione Renato Schifani, oggi a Verona per incontrare i produttori dell’Isola e lanciare un messaggio chiaro sul fronte internazionale: «Siamo al fianco dei nostri viticoltori. Faremo tutto il possibile per mitigare gli effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti», ha dichiarato Schifani, ribadendo il sostegno della Regione a un comparto sempre più competitivo e riconosciuto a livello globale.

Un’isola di vigne: seconda in Italia per estensione vitata

Con 95.760 ettari coltivati a vite – pari al 14,2% della superficie vitata nazionale – la Sicilia si conferma la seconda regione italiana per estensione, dopo il Veneto. Ma è nel biologico che l’Isola brilla davvero: 32.787 ettari coltivati secondo i principi del bio, che rappresentano quasi il 25% dell’intera superficie biologica nazionale. Un record che la consacra prima regione d’Italia nella viticoltura green.

Tra DOC, IGT e autoctoni: il tesoro enologico siciliano

Oggi la Sicilia vanta 24 denominazioni DOP (tra cui una DOCG e 23 DOC) e 7 IGT, con “Terre Siciliane” che da sola rappresenta il 53% del vino confezionato. Tra le eccellenze emergenti, spiccano la DOC Sicilia e la DOC Etna, sempre più apprezzate anche nei mercati esteri. Il patrimonio varietale autoctono – con vitigni come Nero d’Avola, Grillo e Catarratto – continua a raccontare l’anima autentica della regione.

Export in crescita: +21% nel 2022, boom di bianchi in USA

I dati confermano la forza internazionale del vino siciliano. Nel 2022, l’export ha toccato quasi 170 milioni di euro, con una crescita del 21% rispetto all’anno precedente. In forte ascesa i vini DOP bianchi, soprattutto negli Stati Uniti (+29%), seguiti da Germania e Regno Unito. Una tendenza che rafforza la proiezione globale del “Made in Sicily”.

Un laboratorio di sostenibilità

La partecipazione siciliana al Vinitaly è organizzata dall’Assessorato all’Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea, in collaborazione con l’IRVO (Istituto Regionale del Vino e dell’Olio). L’assessore Salvatore Barbagallo sottolinea:
«La Sicilia è un esempio di come tradizione e innovazione possano convivere. Portiamo a Verona un modello di viticoltura sostenibile e identitaria, frutto della passione di migliaia di produttori».

E non è un caso che proprio quest’anno l’Isola sia stata nominata “European Region of Gastronomy 2025” dall’IGCAT, riconoscendo il connubio virtuoso tra territorio, cultura e filiere agroalimentari.

Numeri chiave del vino siciliano:

Con una presenza compatta e ambiziosa, la Sicilia si conferma protagonista al Vinitaly 2025. E lo fa con un messaggio forte: unire qualità, innovazione e sostenibilità per affrontare le sfide del mercato globale, senza mai perdere il legame con la propria terra.

426.522 ettolitri di vino biologico prodotti nel 2023 (il 21,6% del totale nazionale)

Le province di Trapani, Agrigento e Palermo coprono l’86% della produzione regionale

Produzione spumanti in crescita: oltre 1,6 milioni di bottiglie nel 2024, pur restando sotto l’1% del confezionato totale.

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