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Catania: Fermati con una tonnellata di agrumi in auto, denunciati due pregiudicati

È accaduto a Catania, in via Playa, durante un servizio di pattugliamento della Polizia

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Una tonnellata di agrumi stipata all’interno di un’auto ha attirato l’attenzione degli agenti della Polizia di Stato, che hanno fermato due uomini, già noti alle forze dell’ordine, per reati contro il patrimonio. È accaduto a Catania, in via Playa, durante un servizio di pattugliamento della squadra volanti della Questura.

La segnalazione di un veicolo sospetto in transito in via Fossa della Creta, diretto verso via Missori, era appena arrivata alla Sala Operativa. Gli agenti sono riusciti rapidamente a individuare l’auto indicata: il mezzo era talmente carico di agrumi da compromettere la visibilità del conducente e mettere a rischio la sicurezza stradale.

Una volta fermati, i due uomini, di 48 e 49 anni, entrambi pregiudicati, catanesi, hanno tentato di fornire spiegazioni poco convincenti sull’origine del carico. Alla fine hanno ammesso di aver raccolto le arance in alcuni terreni agricoli nei pressi di Lentini, sostenendo che l’area fosse priva di recinzioni e, a loro dire, apparentemente abbandonata.

Non essendo stato possibile stabilire con certezza la proprietà degli agrumi, la merce è stata sequestrata e, al termine dei dovuti controlli, sarà destinata ad enti benefici per la distribuzione ai bisognosi. I due uomini sono stati denunciati per furto.

Durante ulteriori verifiche, gli agenti hanno riscontrato anche diverse irregolarità amministrative a carico del conducente del veicolo, il 49enne, tra cui l’assenza dell’assicurazione obbligatoria e la revisione scaduta. Per queste violazioni, è scattata la sanzione e il sequestro del mezzo, secondo quanto stabilito dal Codice della Strada.

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Catania, Tar del Lazio conferma nomina di Francesco Curcio alla Procura etnea

Respinti, quindi, i ricorsi proposti dai procuratori aggiunti del tribunale siciliano, Ignazio Fonzo, Francesco Puleio (nel frattempo nominato Procuratore di Ragusa) e Sebastiano Ardita  

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Confermata la nomina di Francesco Curcio – deliberata dal Csm il 17 luglio 2024 – a Procuratore della Repubblica di Catania. A deciderlo il Tar del Lazio con tre sentenze con le quali ha respinto i ricorsi proposti dai procuratori aggiunti del tribunale siciliano, Ignazio Fonzo, Francesco Puleio (nel frattempo nominato Procuratore della Repubblica di Ragusa) e Sebastiano Ardita.

Tema centrale dei ricorsi era quello con il quale i tre magistrati ritenevano che Curcio non avrebbe avuto i requisiti neppure per presentare la domanda; e la sua posizione avrebbe dovuto già essere scartata in sede di Commissione perché il candidato a procuratore deve aver maturato l’esperienza di quattro anni in un ruolo direttivo.

Quanto al motivo di ricorso con il quale si lamentava che Curcio – al tempo Procuratore della Repubblica di Potenza – non fosse legittimato a partecipare alla procedura in quanto alla data di vacanza egli non aveva ancora esercitato le funzioni direttive per almeno quattro anni, il Tar ha ritenuto che la soluzione adottata dal Csm “appare corretta”, in quanto coerente con il dato letterale della normativa “il quale prevede che il termine dei quattro anni decorra dal giorno in cui il magistrato ha assunto ‘effettivo possesso dell’ufficio'”.

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Paternò, inchiesta “Athena”, depositate le motivazioni dell’annullamento domiciliari al sindaco Naso

“Riesame rimotivi su domiciliari del sindaco paternese” scrivono i giudici della Suprema Corte”

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Sono state depositate  le motivazioni  con cui i giudici della sesta sezione penale della Cassazione hanno annullato con rinvio la decisione del Tribunale del Riesame  di Catania che lo scorso  30 settembre  aveva accolto l’appello della procura di Catania e disposto gli domiciliari per il sindaco di Paternò Nino Naso coinvolto nell’inchiesta Athena per voto di scambio politico-mafioso.

“La generica e indeterminata promessa da parte dell’esponente politico ‘di interessarsi’ all’assunzione di lavoratori, direttamente evocata dal Tribunale in alcuni punti dell’ordinanza impugnata, non può integrare la promessa di altra utilità” scrivono i giudici della Cassazione. Sul  “momento dell’effettiva stipulazione del patto politico elettorale e al suo contenuto”, la suprema Corte ha evidenziato  come per il Tribunale etneo il patto “non si sarebbe formalizzato in un unico momento preciso, ma dall’aprile 2021 al giugno 2022″.

Sarebbero state riportate “intercettazioni ritenute indizianti”, ma senza una “compiuta definizione dell’accordo”. Secondo la Cassazione  il Tribunale del riesame “non ha motivato in ordine alle specifiche censure mosse dai difensori nelle memorie e non si sono confrontati con le dichiarazioni di Nino Naso nell’interrogatorio reso all’esito delle indagini preliminari”. Per la Suprema Corte “l’omessa valutazione di memorie difensive non determina la nullità, ma può influire sulla congruità e correttezza logico-giuridica della decisione”.

“Alla luce di questi rilievi – conclude la Corte di Cassazione – l’ordinanza impugnata deve essere annullata e deve essere disposto il rinvio per un nuovo giudizio sul punto al Tribunale di Catania che dovrà nuovamente motivare sull’appello proposto dal Pubblico ministero, uniformandosi ai principi stabiliti da questa Suprema Corte”.

L’inchiesta antimafia “Athena” si basa su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò, coordinate dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, e sostituti Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti, e avrebbe fatto emergere gli interessi del clan Morabito sulle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa e un presunto voto di scambio.

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