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Cronaca

Catania, operazione “Esculapio”: oggi interrogatori di garanzia per gli indagati

I medici, dinnanzi al GIP Luigi Barone, si sono dichiarati estranei ai fatti contestategli e hanno rigettato le accuse a loro mosse

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Interrogatori di garanzia, questa mattina, dinanzi al GIP Luigi Barone(la pubblica accusa era rappresentata da Fabio Regolo e Alessandra Tasciotti) dei medici indagati nell’ambito dell’operazione “Esculapio”, condotta dalla Procura di Catania contro i falsi invalidi. Sono complessivamente 21 le persone indagate tra medici e assisti che avrebbero beneficiato di false certificazioni per poi ottenere pensioni di accompagnamento o di invalidità. I medici finiti in carcere sono Antonino Rizzo, reumatologo e medico di medicina generale e  Giuseppe Blancato, medico di medicina generale, noto per essere stato individuato come il medico che curò il boss Nitto Santapaola durante la sua latitanza, ma venne poi assolto. Ai domiciliari si trovano Carmelo Zaffora, psichiatra, direttore  del modulo complesso Catania Nord del dipartimento di Salute Mentale di Catania, Sebastiano Pennisi, fisiatra, presso l’ASP di Catania, Poliambulatorio di Ramacca e  Filippo Emanuele Natalino Sambataro, cardiochirurgo presso la Clinica Convenzionata Centro Cuore Morgagni di Pedara e Presidente del Consiglio Comunale di Paternò(sospeso  però dal prefetto). Mentre per  Innocenza “Barbara” Rotundi  è scattato il divieto di esercitare l’esercizio della professione medica per 12 mesi. Gli inquirenti hanno messo sotto osservazione il periodo  che va dall’ottobre 2018  al gennaio 2020.

Tutti gli indagati hanno risposto alle domande  del GIP dichiarandosi estranei ai fatti contestategli e rigettando pertanto le accuse. In particolare al presidente del consiglio Filippo Sambataro, difeso dall’avvocato Turi Liotta, sono stati contestati due casi di presunte certificazioni fasulle. Sambataro ha spiegato che i documenti che lui ha sottoscritto attestando lo stato di salute dei pazienti rispecchierebbero quello che lui vedeva. Anzi avrebbe chiesto degli approfondimenti diagnostici sui casi da lui esaminati. Sambataro resta per il momento ai domiciliari: il legale è pronto a ricorrere al Tribunale del Riesame. Per i 5 medici indagati  è scattato l’iter che dovrebbe portare alla sospensione dal lavoro. Secondo indiscrezioni la sospensione sarebbe già arrivata per Filippo Sambataro,  da parte della direzione del centro cuore “Morgagni” di Pedara; tuttavia l’avvocato Liotta ha specificato che fino adesso al suo assistito non è pervenuta, in merito, nessuna comunicazione ufficiale.

Al termine dell’interrogatorio il GIP ha confermato il carcere per Blancato e Rizzo, cosi come i domiciliari per Zaffora, Pennisi e SAmbataro. Secondo l’accusa Blancato e Rizzo, i medici alla testa del gruppo, per riuscire ad ottenere i benefici, avrebbero istruito i propri pazienti dicendo come avrebbero dovuto comportasi e quali atteggiamenti assumere davanti alla commissione dell’INPS, per poi ottenere il via libera positivo alla certificazione che ne attestasse l’invalidità. Gli inquirenti per fare luce sul sistema fraudolento si sono serviti di intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre alla ripresa con telecamere dove si vedono persone che si erano dichiarate impossibilitate a movimenti, ma che in realtà si muovevano liberamente senza aiuti di sedie a rotelle o altri supporti sanitari.  In una di queste intercettazioni i carabinieri hanno avuto modo di ascoltare come Giuseppe Blancato e il suo assistito abbiano pianificato la strategia per falsificare i certificati medici per avere l’invalidità al 100%. Il cliente avrebbe ipotizzato di ottenere un certificato psichiatrico, ma il rischio concreto è che gli venisse ritirata la patente di guida. Blancato allora avrebbe optato per un’altra pista: far dichiarare il cliente non in grado di mettere la protesi alla gamba amputata, in modo da evitare di ottenere solo il 65%. Per conseguire il 100% di invalidità viene trovata una soluzione “dolorosa”. Acqua e sale grosso sulla ferita, per infiammarla, per fare uscire sangue. Per essere sicuri Blancato avrebbe pianificato di utilizzare anche il peperoncino, in modo da scatenare una reazione impressionante sulla ferita, che simulerebbe un’allergia, attestando (falsamente) l’impossibilità di indossare la protesi. Alla fine grazie a quella soluzione estremamente dolorosa  il cliente avrebbe ottenuto il 100% di invalidità. Blancato ha spiegato al GIP che quelle parole erano “estemporanee, non sottese a volontà precise”, insomma “parole in liberta’” che non hanno per nulla convinto il giudice nell’interrogatorio di garanzia.

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Cronaca

Bronte, Vigili del Fuoco intervengono per un incendio in una falegnameria

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La notte scorsa poco dopo le 23,00 i Vigili del Fuoco sono intervenuti a Bronte, (CT) per un vasto incendio sviluppatosi all’interno di una falegnameria. Le cause sono in corso di accertamento. L’allarme è stato dato dagli stessi proprietari che hanno tentato, senza riuscirci, a spegnere l’incendio. Sul posto le squadre dei Vigili del Fuoco dei Distaccamenti di Randazzo, Maletto e Linguaglossa che hanno provveduto all’estinzione dell’incendio e al minuto spegnimento. L’intervento dei Vigili del Fuoco ha limitato i danni solo ad una parte di termo copertura. Sul posto militari dei Carabinieri e personale sanitario del Servizio 118, anche se non risultano feriti o intossicati.

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Cronaca

Aci Sant’Antonio, intervento carabinieri per un incendio in una struttura per anziani

Militari dell’Arma, in transito nell’arteria stradale dove si trova l’immobile, hanno notato del fumo uscire dall’edificio e sono entrati in azione per mettere in sicurezza gli ospiti della struttura

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Ad Aci Sant’Antonio la notte scorsa si è sviluppato un piccolo incendio dal locale caldaia di un immobile che ospita una casa una struttura recettizia, dove si trovano una cinquantina di anziani; struttura ubicata in via Marchese di Casalotto. Una pattuglia dei carabinieri del comando stazione di Aci Sant’Antonio, impegnata in un servizio perlustrativo, si è accorta che dal giardino dell’immobile fuoriusciva del fumo.

I carabinieri, scesi dall’auto, hanno immediatamente scavalcato la recinzione del giardino e, dopo aver individuato il punto preciso da cui partiva il fumo, hanno raggiunto un locale al cui interno hanno notato che dalla caldaia centralizzata si stava sviluppando un principio d’incendio.  I militari dell’Arma hanno allertato immediatamente i vigili del fuoco di Acireale che, intervenuti celermente sul posto, hanno provveduto a spegnere le fiamme che stavano prendendo piede ed hanno messo in sicurezza l’area. Al termine dell’intervento i pompieri, accertata l’accidentalità delle cause scatenanti le fiamme, hanno ritenuto che se i carabinier non fossero passati da li ci sarebbero state conseguenze ben più gravi.

 

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