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giudiziaria

Catania, processo “12 apostoli”, chiesti 16 anni per il ‘santone’ Piero Alfio Capuana

L’uomo è accusato di abusi sessuali su minorenni consumati in una comunità di ispirazione cattolica

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Sedici anni di reclusione per il ‘santone’ Piero Alfio Capuana, 79enne, accusato di abusi sessuali su minorenni consumati in una comunità di ispirazione cattolica.  Si tratta della richiesta di condanna avanzata, nell’udienza odierna, dalla pubblica accusa Agata Consoli  a conclusione della requisitoria del processo istruito sull’inchiesta ’12 apostoli’.

L’accusa ha chiesto anche la condanna per tre presunte fiancheggiatrici dell’uomo: 15 anni per Fabiola Raciti e 14 anni ciascuno per Katia Concetta Scarpignato, e Rosaria Giuffrida. Secondo la Procura di Catania gli abusi erano presentati come atti di purificazione compiuti da un ‘arcangelo’ reincarnato, plagiando le ragazze. Tra le parti civili che si sono costituite nel processo c’è anche la diocesi di Acireale. La prossima udienza si terrà il 10 dicembre.

 

Cronaca

Catania, accolto ricorso della procura, Francesco Ieni e Giuseppe Russo sono “organici” al clan Pillera

Il Gip aveva rigettato la richiesta della Procura per l’applicazione della misura cautelare per i reati di associazione mafiosa e per l’aggravante mafiosa nei confronti dei due indagati

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A Catania la polizia di stato ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura di custodia cautelare per associazione mafiosa a Giuseppe Russo, 25 anni, e a Francesco Ieni, 42 anni, figlio del boss deceduto Giacomo Maurizio che era a capo del clan Pillera-Puntina. L’ordinanza è stata notificata in carcere ai due indagati dove già si trovavano rinchiusi.

Il provvedimento è stato emesso dalla Quinta sezione del Tribunale di Catania che ha accolto il ricorso della Procura distrettuale contro la decisione del gip che aveva rigettato la misura per i reati di associazione mafiosa e per l’aggravante mafiosa nei confronti dei due indagati. Al centro del provvedimento, ricostruisce una nota dalla Procura, l’operazione ‘Doppio petto’ della squadra mobile della Questura, eseguita il 1 dicembre del 2023, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per 18 indagati accusati, a vario titolo e con differenti profili di responsabilità, di detenzione e porto di armi, estorsione aggravata dal metodo mafioso, usura, trasferimento fraudolento di valori, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Il gip aveva concesso la misura cautelare per le ipotesi di reato avanzate dalla Procura, ma aveva rigettato la richiesta per l’associazione mafiosa e per l’aggravante mafiosa, ritenendo non sussistenti i gravi indizi. La Procura ha presentato ricorso e il Tribunale di Catania ha “ritenuto che entrambi gli indagati sarebbero stati pienamente organici al sodalizio mafioso e coinvolti nelle attività criminali dell’organizzazione”.

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giudiziaria

Catania, condannata in appello per omicidio la donna che accoltellò la vicina di casa

In primo grado il Gup aveva condannata Georgeta Colesnicenco, ex modella 50enne romena che ferì mortalmente la colombiana Sandra Garcia Rios durante lite condominiale, a due anni di reclusione per eccesso colposo di legittima difesa

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foto Web- Livesicilia

La Corte d’assise d’appello di Catania, riformando la sentenza di primo grado, emessa col rito abbreviato, ha condannato a nove anni e quattro mesi di reclusione Georgeta Colesnicenco, l’ex modella 50enne romena accusata dell’omicidio della colombiana Sandra Garcia Rios, 42 anni, ferita mortalmente con una coltellata all’addome il 3 febbraio 2021 durante una lite condominiale.  Sul delitto aveva indagato la squadra mobile della Questura.

Nella determinazione della condanna la Corte ha tenuto conto del rito alternativo e della semi infermità mentale riconosciuta all’imputata. Il sostituto Pg Andrea Ursino aveva chiesto la sua condanna a otto anni, escludendo l’ipotesi della legittima difesa teorizzata dalla difesa. In primo grado, il 22 giugno del 2023, il Gup l’aveva condannata due anni di reclusione, che erano stati già quasi tutti scontati, perché il giudice aveva riqualificato il reato contestato da omicidio a eccesso colposo di legittima difesa. Il suo legale, l’avvocato Pietro Ivan Maravigna, ha annunciato ricorso in Cassazione. La Corte ha riconosciuto una provvisionale per le parti civili costituite, il fratello, il figlio e il marito della vittima, assistiti dagli avvocati Daniele Cugno, Dario Mori e Moreno Perez.

“Da avvocato – ha commentato il difensore dell’imputata, il penalista Pietro Ivan Maravigna – ho davvero poco da dire su questa sentenza che obiettivamente, visto l’andamento processuale e le stesse richieste della Pubblica accusa, mi sorprende davvero tanto atteso che persino il Pg aveva chiesto riconoscersi l’attenuante dello stato d’ira determinato dal fatto ingiusto altrui, nello specifico il selvaggio pestaggio subito dalla signora Colesnicenco. Mi pronuncerò sulla sentenza quindi solo a lettura integrale delle motivazioni. Scontato, neppure a dirsi, il ricorso in Cassazione. Da semplice cittadino penso che questa sentenza mandi un bruttissimo segnale alla collettività: se qualcuno si introduce con la forza a casa vostra, non vi passi per la testa di reagire, qualunque siano le sue intenzioni, piuttosto chiedetegli se gradisce un caffè o una birra. Nei Paesi di diritto – conclude Maravigna – ma direi più appropriatamente di civiltà anglosassone, dove il domicilio, le mura domestiche sono sacri un processo del genere non avrebbe mai visto la luce”.

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