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Sanità

Donazione organi, catanese protagonista di un trapianto di cuore “domino”

Un intervento similare non veniva eseguito in Italia da 30 anni

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Non si assisteva ad un’operazione chirurgica del genere, in Italia, da circa 30 anni. Protagonisti dell’intervento di alto livello cardiochirurgico eseguito dalle equipe mediche del centro trapianti dell’ospedale Molinette di Torino – diretto da Mauro Rinaldi – da una parte Fabio, 43 enne di Catania, affetto da Sindrome di Young ed una donna di 51 anni affetta da displasia aritmogena biventricolare . Secondo quelle che erano state le valutazioni effettuate sul paziente catanese, l’equipe medica aveva accertato che a causa di una grave asimmetria del torace, il solo trapianto di polmoni era non praticabile e pertanto indispensabile sostituire l’intero blocco cardio-polmonare. Ad aprire lo spiraglio del trapianto congiunto di polmoni e cuore, a favore di Fabio, la presenza di un donatore di Roma compatibile con il 43enne. Ma in un mondo di quotidiane emergenze come quello della donazione degli organi, nulla può andare sprecato. Infatti, il cuore espiantato dall’uomo, ben funzionante e pertanto riutilizzabile, è stato poi impiantato su una donna di 51 anni compatibile con Fabio, permettendo così l’esecuzione di un trapianto “domino”.

“Dopo quasi trent’anni – commentano alla Città della Salute – il trapianto di cuore domino si è nuovamente dimostrato una strategia ‘semplice’ per risolvere un problema complesso”. Soddisfazione anche da parte della famiglia del 43 enne  che ha dichiarato all’Ansa “siamo felici e orgogliosi. Fabio ha sempre lottato come un leone e negli ultimi mesi ha dato il meglio di sé. Fabio ha sempre avuto tanti sogni. Adesso vorrebbe fare una crociera. Può sembrare molto poco, ma le implicazioni prodotte dalla patologia di cui soffriva la rendevano impossibile”. Ed un pensiero, da parte della famiglia, va indubbiamente anche ai medici catanesi e torinesi. “Oltre a grandi competenze hanno dimostrato di possedere una grande sensibilità. Sono stati sempre molto presenti e molto attenti. Senza il loro sostegno, per noi tutto sarebbe stato molto più difficile”. Le condizioni cliniche dei due pazienti sono in progressivo miglioramento ed il decorso sembra essere regolare.

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Bronte, chiesto un incontro alla Regione per salvare il “Castiglione Prestianni”

Il presidente della commissione consiliare salute di Bronte chiede un incontro ai deputati Ars a tutela dell’ospedale cittadino

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Primo passo dopo il Consiglio comunale aperto e straordinario sull’ospedale Castiglione Prestianni di Bronte, i cui servizi sono penalizzati da una cronica carenza di personale medico che hanno convinto l’Asp a chiudere temporaneamente il Punto nascita. A compierlo è il presidente della Commissione consiliare sulla Sanità, dott. Ernesto Di Francesco, che ha inoltrato una richiesta ufficiale per essere, assieme ai consiglieri che compongono la Commissione, audito dalla VI Commissione Salute, Servizi Sociali e Sanitari; dell’Assemblea regionale siciliana, presieduta dall’on. Giuseppe Laccoto.

“So bene – spiega il presidente Di Francesco – che la Commissione ha recentemente ricevuto i sindaci del territorio. Insieme con alcuni consiglieri che compongono la Commissione consiliare sulla Sanità, però, riteniamo di dover dialogare con la Regione non tanto sulle possibilità di trovare una soluzione immediata ai tanti problemi che attanagliano l’ospedale, ma di iniziare un dialogo costruttivo in vista della revisione della rete ospedaliera regionale, per dare al Castiglione Prestianni la collocazione che merita”.

Infatti la voce corale del Consiglio comunale aperto è stata quella che quello di Bronte non può essere un Ospedale di zona disagiata, ma di Base.

“Non so se sarà possibile – spiega Di Francesco – ma sarebbe giusto, perché l’ospedale di Bronte è al servizio di un vasto comprensorio che è distante da Catania dove ci sono tanti ospedali attrezzati. Basta guardare la cartina dell’Etna per rendersi conto che il versante nord dell’Etna da questo punto di vista è penalizzato. Noi – continua – non vogliamo contestare le scelte che in passato hanno fatto sì che altri territori avessero maggiori servizi rispetto a noi, vogliamo però sottolineare che privare questo territorio di un ospedale vero è un peccato che la politica con la “P” maiuscola non può compiere”.

Per Di Francesco non è più il momento di chiedere all’Asp di intervenire: “Io ritengo che a Catania tutto quello che era possibile di fare lo hanno fatto. Anzi li ringrazio per questo. È a Palermo che dobbiamo rivolgere le nostre richieste, con la serenità di chi sa di chiedere il giusto. Inquesti giorni con il Punto nascita chiuso abbiamo assistito a trasferimenti d’urgenza drammatici verso Biancavilla con il timore, com’è successo, che l’ambulanza si guastasse. Nessuno credo voglia che accada qualcosa di estremo durante i trasferimenti, con la Regione che sa di dover dire ai cittadini di questo territorio che tipo di assistenza ospedaliera intende garantire”.

 

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