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Cronaca

Mascalucia, operazione “Malupassu”: inferto duro colpo al clan “Santapaola”

I militari dell’Arma hanno arrestato 20 persone ritenute vicine ai santapaoliani di Catania: a dirigere il gruppo il boss ergastolano Pietro Puglisi

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Con l’operazione “Malupassu”,scattata all’alba di oggi , i carabinieri del comando provinciale etneo hanno inferto un duro colpo al clan “Santapaola- Ercolano”: in particolare il gruppo criminale colpito dalle forze dell’ordine sarebbe quello guidato dalla famiglia del boss ergastolano Pietro Puglisi, genero dello storico capomafia deceduto Giuseppe Pulvirenti, detto ‘U Malpassotu’. Il gruppo di Puglisi è legato ai santapaoliani. I militari dell’ Arma hanno eseguito  20 ordinanze di custodia cautelare, 18 in carcere e 2 ai domiciliari. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed altri reati. Le indagini, sviluppatesi tra il 2017 e il 2018, hanno consentito agli investigatori di accertare 15 episodi estorsivi. Gli inquirenti hanno appurato che gli indizi che sono emersi  dalle attività di intercettazione hanno trovato riscontro e conferma nelle dichiarazioni delle vittime.  In qualche caso, quest’ultime sono state denunciate per favoreggiamento degli estortori.

L’attività investigativa ha permesso di accertare che Pietro Puglisi, prima di essere posto al 41 bis, dava ordini dal carcere sulla gestione del clan che aveva la sua base a Belpasso, ma che si estendeva a diversi vicini paesi etnei. Tra gli arrestati oltre al boss Piero Puglisi, 62 anni, già detenuto, anche i suoi due figli, Salvatore e Giuseppe, di 41 e 34 anni. Sarebbero stati quest’ultimi, secondo la ricostruzione della Dda di Catania, a portare all’esterno della prigione gli ordini del padre quando non era ancora sottoposto al 41bis. Nel dettaglio prima della scarcerazione dei due figli del boss, il comando della ‘famiglia’ sarebbe stato affidato a Salvatore Mazzaglia, Mirko Pompeo Casesa e Alfio Carciotto, quest’ultimo coadiuvato dal figlio Antonio, che si sarebbero avvalsi della collaborazione razione dei fratelli Bonanno. Sarebbe stato uno di quest’ultimi, Salvatore, divenuto collaboratore di giustizia, a gestire personalmente alcune attività estorsive, andando ben oltre i compiti assegnatigli. Poi nel 2017, subito dopo la sua scarcerazione, Salvatore Puglisi  avrebbe assunto la leadership del gruppo di Mascalucia.

Le indagini sono partite dalla denuncia presentata alla compagnia carabinieri di Gravina di Catania  nel febbraio del 2017 per tentata estorsione dai fratelli Giovanni e Salvatore Carmeni, titolari della ditta di costruzioni “CARMEDIL s.r.l.”, i quali avrebbero dichiarato di aver rinvenuto presso un proprio cantiere edile un biglietto manoscritto a carattere intimidatorio, riportante l’inequivocabile richiesta del pagamento di una somma di denaro, pena la distruzione dello stesso cantiere. La Procura è riuscita a mappare le attività del gruppo, ossia quelle estorsive nei confronti di esercenti e imprenditori. Le somme che arrivavano dal racket, sarebbero state destinate al mantenimento dei sodali detenuti, in primis di Pietro Puglisi, nonché al soddisfacimento delle esigenze comuni del gruppo. Le indagini hanno inoltre dimostrato che il clan avrebbe imposto la propria forza e il proprio dominio del territorio anche con il traffico di marijuana e hashish. Un modo per dimostrare capacità organizzativa nel perpetrare le attività illecite con l’intento di acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o l’assoggettamento di altre attività economiche per avere profitti o vantaggi ingiusti.

 

Di seguito l’elenco degli indagati tratti in arresto:

  1. BONANNO Alessandro, nato a Catania il 22/06/1990;
  2. CANTONE Rosario, nato a Mascalucia (CT) il l 8/06/l 956;
  3. CANTONE Fabio, nato a Catania il 24/0611987;
  4. CARCIOTTO Alfio, nato a Catania il 30110/1961;
  5. CARCIOTTO Antonio, nato a Catania il 28/12/1991;
  6. CASESA Mirko Pompeo, nato a Catania il 10/03/1983;
  7. CURRAO Alfio, nato ad Adrano (CT) il 04/05/1967;
  8. FRISINA Agatino Fabio, nato a Catania il 16/05/l979;
  9. GIARRUSSO David, nato a Catania il 20/10/1977;
  10. LEONE Rosario Emanuele, nato a Catania il 19/05/1979;
  11. IUDICA Giuseppe, nato a Catania il 01103/1973;
  12. MAZZAGLIA Giovanni, nato a Catania il 09/03/1990;
  13. MAZZAGLIA Salvatore, nato a Nicolosi (CT) il 29/05/1957;
  14. PUGLISI Pietro, nato a Catania il 31107/1958;
  15. PUGLISI Giuseppe, nato a Catania il 24/0711986;
  16. PUGLISI Salvatore, nato a Legnano (MI) il 30/1111979;
  17. RANNESI Salvatore, nato a Misterbianco (CT) il 26/03/1967;
  18. TIRALONGO Salvatore, nato a Catania il 04/061/1975;

ai quali è stata applicata la custodia in carcere.

  1. ABATE Michele, nato a Catania il 11/07/1975;
  2. GULISANO Andrea, nato a Catania il 24.5.1973.

ai quali sono stati applicati gli arresti domiciliari

 

 

 

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Cronaca

Catania, operazione “Pandora” interrogato il deputato regionale Luca Sammartino

“Ho risposto a tutte le domande che mi sono state poste perché sono estraneo a tutte le accuse che mi vengono contestate” ha detto l’ex vice governatore siciliano

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E’ stato sentito oggi a Catania dal gip del Tribunale etneo Carla Aurora Valenti Luca Sammartino, il deputato regionale della Lega accusato di corruzione aggravata nell’ambito dell’inchiesta Pandora su presunte infiltrazioni mafiose nel comune di Tremestieri Etneo.

“Ho risposto a tutte le domande che mi sono state poste perché sono estraneo a tutte le accuse che mi vengono contestate.  E ricordo che sono solo due casi di corruzione e che non sono accusato di voto di scambio come leggo su alcuni media. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura”- ha detto Sammartino assistito dal suo legale l’avvocato Carmelo Peluso-. Proseguo quotidianamente la mia attività politica, sono deputato regionale eletto grazie all’affetto, ma soprattutto alla forza di tanti elettori che negli anni mi hanno votato. Sono sereno nel portare avanti le mie battaglie per il territorio e di continuare a lavorare per la mia straordinaria Sicilia” ha specificato il deputato regionale il quale ha detto che è corretto che l’autorità giudiziaria svolga le proprie funzioni, e le rispetto. Sono qui per dimostrare la mia estraneità a tutti i fatti”.

L’avvocato Carmelo Peluso ha anticipato quali saranno i prossimi passi della difesa: “quello tecnico successivo – ha spiegato il penalista – se non ci saranno novità è quello fare appello al Tribunale competente per chiedere la revoca della misura, sempre che non siano le opzioni diverse: che sia lo stesso gip, in seguito dell’interrogatorio di garanzia, di valutare la possibilità di revocare il provvedimento”.

 

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Cronaca

Aci Sant’Antonio, incidente sul lavoro morto 30enne manutentore ascensorista

Si chiamava Antonio Pistone e stava effettuando dei lavori di manutenzione in una cabina di un ascensore di una palazzina di Via Marchese di Casalotto

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Aveva 30 anni Antonio Pistone, residente ad Aci Castello, l’ennesima vittima su lavoro, morto mentre stava effettuando dei lavori di manutenzione in una cabina di un ascensore di una palazzina di Via Marchese di Casalotto ad Aci Sant’ Antonio. La sala operativa dei vigili del fuoco di Catania aveva ricevuto una chiamata di soccorso per un uomo bloccato all’interno del vano ascensore di un condominio.  Pistone, per cause in corso di accertamento, è rimasto incastrato tra la stessa cabina e la porta di un piano.  All’interno dell’ascensore si trovava una donna in stato di shock. La squadra del distaccamento dei vigili del fuoco di Acireale ha provveduto a liberare il giovane manutentore e far uscire la signora dalla cabina ascensore.  I sanitari del 118, intervenuti sul posto, hanno constatato il decesso dell’uomo. Sul posto anche i militari del locale comando stazione che hanno avviato le indagini del caso.

Antonio Pistone era una persona conosciuto nel capoluogo etneo per essere un organizzatore di serate. La notizie della morte ha lasciato sgomenti i tanti che lo conoscevano. Sui social tantissimi i messaggi di cordoglio “Anche stavolta, purtroppo, passata la notizia calerà il sipario. A nulla servono i tavoli prefettizi e i convegni se poi non si dà seguito a quello che ci si dice Il segretario Territoriale Ugl Catania, Giovanni Musumeci- Paghiamo la carenza di organico degli uffici dell’ispettorato del lavoro e una mancanza di cultura della prevenzione. Purtroppo i dati quest’anno sono allarmanti: 119 i morti nei primi 2 mesi dell’anno in Italia. La maggior parte degli incidenti avviene in aziende a conduzione familiare con meno di 5 dipendenti, dove la formazione e la prevenzione vengono visti come un costo e non come una risorsa da sfruttare”. La Cgil di Catania partecipa al lutto della famiglia del giovane ascensorista Antonio Pistone, che ha perso la vita mentre faceva onestamente il suo lavoro. “Non sono note le precise dinamiche dell’evento ma rimane una certezza: non è possibile perdere la vita per mancanza di condizioni di sicurezza che devono essere sempre garantite. – sottolineano gli esponenti del sindacato- Le proteste sindacali di queste settimane si sono concentrate proprio su questo concetto: ridurre a zero gli infortuni mortali non è solo possibile ma necessario. Qualcosa deve cambiare nell’ approccio aziendale e nei controlli. E deve avvenire subito”.

 

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