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Misericordie Ct. Prefetto Librizzi interviene su pagamento sosta ambulanze al Policlinico

La Direzione sanitaria del nosocomio catanese ha diffidato ufficialmente la cooperativa che gestisce il servizio sosta

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Intervento forte, quello di Sua Eccellenza il Prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi, nei confronti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “G.Rodolico-San Marco”, in merito alle criticità lamentate negli scorsi mesi dal Comitato delle Misericordie della Provincia di Catania, relativamente al pagamento da parte di ambulanze o mezzi di trasporto disabili di una penale al superamento dei 15 minuti di permanenza all’interno dei nosocomi Policlinico e San Marco. “La scrivente – si legge nella nota di risposta inviata dalla Prefettura al Comitato delle Misericordie – ha chiesto notizie al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera, il quale ha riferito di aver più volte richiamato la cooperativa che si occupa del servizio in argomento a tenere un comportamento adeguato al servizio svolto dalle associazioni di volontariato e di agevolare lo stesso, senza l’applicazione di penali al superamento della permanenza nei presidi oltre 15 minuti”.

Una posizione chiara – la prima ufficiale da parte della Direzione Generale dell’ospedale Catanese– quella che viene fornita al Prefetto sulla problematica segnalata. Ricordiamo che in passato, la dirigenza del nosocomio si era trincerata in un inspiegabile silenzio nei confronti delle richieste ufficiali inviate dalle Misericordie catanesi. Soddisfazione giunge dallo stesso presidente del Comitato delle Misericordie di Catania Alfredo Distefano. «Ringrazio vivamente l’autorevole intervento del Prefetto che ha ben compreso le difficoltà vissute dalle nostre associate intervenendo in maniera decisa sulla problematica. Apprendiamo, per il tramite di Sua Eccellenza, che l’Azienda ospedaliera si è mossa in merito alle nostre richieste rimaste inascoltate e prediamo anche atto che la cooperativa sia stata formalmente diffidata dal perpetrare simili comportamenti. Da una verifica tra le Misericordie di Catania, mi preme segnalare come il problema non sia comunque ancora risolto e  persistono situazioni di criticità. Chiediamo che sin da subito la cooperativa si adegui alle diffide ricevute». Laddove dovesse ancora persistere il problema, sin da oggi, le Misericordie fanno sapere che si rifiuteranno di pagare eventuali penali applicate all’interno dell’Azienda Ospedaliera “G.Rodolico – San Marco”.

Cronaca

Catania, scoperta sala giochi abusiva in un circolo privato, sanzioni per 132 mila euro

Scovati dalla Polizia di stato 12 apparecchi elettronici destinati al gioco, sapientemente celati nel circolo e le apparecchiature sono risultate del tutto irregolari perché appartenenti alla categoria vietata dalla normativa vigente

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A Catania un blitz della Polizia di Stato in un circolo privato di via Canfora ha permesso di scoprire una sala giochi allestita senza alcuna autorizzazione e in violazione delle norme di settore.

L’intervento si inserisce nell’ambito delle attività predisposte dal Questore per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo illegale e della ludopatia. Sono stati gli agenti della Squadra Amministrativa della Divisione PAS della Questura a monitorare attentamente i movimenti attorno al circolo privato, ritenendo particolarmente fondato il sospetto di un’attività illecita svolta all’interno.

L’osservazione scrupolosa dell’intera zona ha assicurato il successo dell’operazione dei poliziotti che, nel momento dell’intervento, sono riusciti a bypassare il sofisticato sistema di videosorveglianza, installato dai responsabili del circolo, evidentemente, per impedire qualsivoglia tipologia di controllo delle Forze di Polizia.

Una volta all’interno, gli agenti della Squadra Amministrativa della Divisione PAS hanno ispezionato i locali scovando ben 12 apparecchi elettronici destinati al gioco, sapientemente celati nel circolo. Le apparecchiature sono risultate del tutto irregolari perché appartenenti alla categoria vietata dalla normativa vigente; infatti erano prive del necessario nulla osta da parte dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli e non collegate alla rete nazionale per il pagamento erariale.

I poliziotti hanno proceduto a sequestrare tutte le apparecchiature e hanno elevato nei confronti dei titolari del circolo sanzioni amministrative per un totale di 132 mila euro.

 

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giudiziaria

Morte Stancampiano, giudizio immediato per il proprietario di casa che lo uccise durante furto

Secondo la Squadra Mobile, Stancampiano e un complice avrebbero tentato un furto nell’abitazione dell’imputato, il quale, rientrando a casa li ha sorpresi e durante una colluttazione con un coltello li avrebbe colpiti

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foto Ansa

A Reggio Calabria inizierà il 27 dicembre il processo per Francesco Putortì, il macellaio di 48 anni accusato di aver ucciso Alfio Stancampiano, di 30 anni originario di Catania, che il 28 maggio era entrato all’interno della sua abitazione in contrada Oliveto di Rosario Valanidi, e di avere ferito Giovanni Bruno, di 46 anni anche lui catanese. Come richiesto dal pubblico ministero che ha coordinato le indagini, Nunzio De Salvo, nei confronti di Putortì, difeso dagli avvocati Giulia Dieni e Natale Polimeni, è stato disposto il giudizio immediato.

Dopo un periodo di detenzione in carcere, l’imputato è adesso sottoposto agli arresti domiciliari ed è accusato di omicidio volontario e tentato omicidio.   Stando alle indagini della Squadra Mobile, Stancampiano e Bruno avrebbero tentato un furto nell’abitazione di Putortì, il quale, rientrando a casa, li ha sorpresi al piano superiore dello stabile. A quel punto, il macellaio, secondo il suo racconto, ha preso un coltello e durante una colluttazione ha colpito i due ladri che poi sono fuggiti facendo cadere le pistole che avevano appena rubato e che erano legalmente detenute da Putortì.

Una ricostruzione che non ha convinto gli inquirenti, secondo i quali, invece, l’uomo avrebbe accoltellato i due alle spalle mentre scappavano.  Il primo accoltellato, Alfio Stancampiano, è stato abbandonato dai complici nei giardini dell’ospedale reggino “Morelli”, dove poi è morto, mentre il secondo, Giovanni Bruno, dopo aver traghettato per la Sicilia, è stato costretto perché ferito a recarsi all’ospedale di Messina. Non è escluso che quest’ultimo e i familiari del deceduto decidano di costituirsi parte civile nel processo a carico del macellaio reggino.

 

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