Connect with us

Cronaca

Operazione “Overtrade”: nell’indagine anche un’adranita e un paternese

Sono 38 le persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare. Diversi i capi di imputazione

Pubblicato

il

46 capi di imputazione, 51 indagati, con 38 persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare (13 in carcere, 22 agli arresti domiciliari e 3 dell’obbligo di presentazione alla P.G.). Sono i numeri dell’operazione antimafia denominata “Overtrade”, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Catania, coordinati dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania.

Diversi i reati contestati a vario titolo: associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori ed estorsione con metodo e finalità mafiosa.

L’attività investigativa è scattata nel dicembre 2016 per concludersi tre anni dopo, con l’obiettivo di monitorare le attività del presunto gruppo criminale che agiva principalmente tra Mascalucia e Nicolosi. Un’indagine partita all’indomani della scarcerazione di Salvatore Mazzaglia e del genero Mirko Casesa, entrambi personaggi di vertice del gruppo Santapaola-Ercolano.

Grazie alle indagini i carabinieri avrebbero accertato il ruolo di primo piano di Salvatore Mazzaglia, soprattutto nell’ambito del traffico di sostanze stupefacenti. L’uomo non avrebbe gestito nessuna piazza di spaccio sul territorio, limitandosi a movimentare grossi quantitativi di stupefacente in favore di importanti acquirenti, i quali ne curavano successivamente la distribuzione agli spacciatori al dettaglio.

Mazzaglia aveva contatti e ramificazioni in tutta la provincia di Catania, grazie ad altri punti di riferimento del clan, ma anche nella zona del siracusano.

In particolare, in Provincia di Catania, il punto di riferimento erano i fratelli Vacante (nipoti di Roberto Vacante, attualmente detenuto e sottoposto al regime carcerario ex art. 41 bis ord. pen.). Tra gli arrestati, figurano anche l’adranita Alfio Currao, a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari; e il paternese, Salvatore Sambataro, attualmente detenuto nel carcere catanese di Bicocca.

Nel corso dell’attività d’indagine è stata anche accertata una estorsione, nei confronti di un esercizio commerciale di Nicolosi, e la fittizia attribuzione ad Agata Mazzaglia, moglie di Casesa, della titolarità di una impresa per la commercializzazione di prodotti lattiero caseari e uova (sottoposta a sequestro con l’odierna ordinanza cautelare).

Clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cronaca

Catania, operazione antimafia “Locu”, la polizia esegue 41 misure cautelari personali

Le forze dell’ordine hanno inferto un duro colpo al clan Bonaccorsi-Cappello

Pubblicato

il

Con l’operazione “Locu” scattata all’alba di oggi la polizia di stato di Catania ha inferto un duro colpo al clan Bonaccorsi-Cappello. Infatti circa 300 poliziotti  sono stati impegnati nell’esecuzione di un’ordinanza con cui il Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 41 soggetti.

Indagati a vario titolo e con differenti profili di responsabilità dei delitti di associazione di tipo mafioso (clan Cappello-Bonaccorsi), associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi da fuoco, spaccio di vari tipi di droga (cocaina, crack, marijuana e hashish). In particolare, è stata documenta la gestione di una grossa “piazza di spaccio” attiva nella città di Catania. Polizia di stato che avrebbe scoperto un modo particolare per rifornirsi di droga: quest’ ultima messa in un cesto legato a una corda, poi salita fino a casa del capo di una banda di spacciatori.

Continua a leggere

Cronaca

Catania, terrore per una donna vittima di una tentata violenza sessuale, due arresti

Si tratta di due uomini di 35 e 45 anni, il fatto è avvenuto nella notte dello scorso 9 marzo e la ragazza è riuscita a fuggire in strada dall’abitazione dove si sarebbe verificata la tentata violenza

Pubblicato

il

Tentata violenza sessuale, sequestro di persona e rapina. Sono i reati contestati a due uomini  di 35  e 45 anni arrestati dalla  polizia di stato a Catania. Al 35enne è stata contestata anche la resistenza a pubblico ufficiale per essersi scagliato contro la polizia. A fare intervenire gli agenti, in via Vincenzo Giuffrida, la mattina del 9 marzo scorso, era stato un passante che aveva notato una ragazza in strada, chiedere aiuto perché aveva subito una tentata violenza sessuale da parte di due persone. Sul posto è immediatamente intervenuta una volante con i poliziotti che hanno individuato la vittima seduta sui gradini del portone di uno stabile. In lacrime ha raccontato agli agenti  di aver subito una violenza fisica e sessuale da parte di due uomini, di cui forniva anche le descrizioni, che si trovavano ancora all’interno dell’appartamento dove si era verificato il crimine.

Poliziotti che si sono  diretti nella casa dove sarebbe avvenuta la tentata aggressione al cui interno c’erano i due uomini che sono stati arrestati. Il gip ha già convalidato il provvedimento.  All’interno dell’appartamento, dove è stata anche fatta intervenire la Polizia scientifica, sono state rinvenute numerose bottiglie di alcolici e tracce di sostanze stupefacenti, verosimilmente cocaina e crack.  I due uomini sono stati condotti da agenti delle Volanti negli uffici della Questura per ulteriori approfondimenti e per ricostruire l’accaduto. È emersa la notte di terrore vissuta dalla vittima a conclusione di una serata cominciata in discoteca e finita nell’appartamento nella disponibilità del 35enne dove, probabilmente a causa dell’abuso di alcolici e di sostanze stupefacenti, la situazione è degenerata. I tentativi di violenza sessuale e le aggressioni fisiche subite hanno costretto la donna a fuggire in strada.

Uno dei due si era anche impossessato del denaro che la vittima aveva nella borsa e le aveva distrutto il telefonino, probabilmente per impedirle di chiedere aiuto.  La vittima, ultimati gli accertamenti clinici nel pronto soccorso di un ospedale della città, è stata dimessa con una prognosi di 15 giorni, per le lesioni riportate.

Continua a leggere

Trending