Connect with us

Associazionismo

Paternò, Presidio Partecipativo ed altre associazioni uniti per riqualificazione del verde all’ex macello

L’appuntamento è per sabato 17 febbraio ore 15:00 in via Fonte Maimonide 119

Pubblicato

il

Continua l’impegno del Presidio e delle associazioni coinvolte nel progetto di riqualificazione “COLTIVIAMO BELLEZZA ” per la pulizia, la manutenzione delle aiuole e la piantumazione di nuove piante nelle aree antistanti al complesso monumentale dell’ex macello, nel quartiere Salinelle. Il prossimo appuntamento sarà sabato 17 febbraio alle ore 15:00 in via Fonte Maimonide 119. Scopo del Presidio è il coinvolgimento di nuove associazioni e membri della comunità e in questo caso, fondamentale l’impegno dei volontari di Plastic free. “Registriamo con grande gioia e soddisfazione il continuo impegno profuso da tante attiviste ed attivisti – sottolinea il presidente del Presidio David Mascali – nonché dagli abitanti del quartiere, nel prendersi cura di un bellissimo spazio pubblico che finalmente viene restituito alla fruizione di tutti”.

Il programma della giornata prevede una passeggiata lungo via Fonte Maimonide, organizzata dal movimento PlasticFree Sicilia, gruppo volontari di Paternò, per la pulizia del posto e la raccolta della plastica. Seguirà la consueta attività di cura delle aiuole e di piantumazione di nuove piante. “Continua con entusiasmo la nostra collaborazione con il Presidio partecipativo e con Vivisimeto, nonché con il Leo club di Paternò e la sezione paternese Anpas – afferma Chiara Caruso, referente comunale di Plasticfree Paternò – una collaborazione che ci vede coinvolti anche e soprattutto in eventi di pulizia ambientale, come quelli proposti in tante altre zone della città. Organizzarne uno nel quartiere che circonda la struttura dell’Ex Macello è ulteriore motivo di entusiasmo e pregio per noi volontari di Plasticfree”. “COLTIVIAMO BELLEZZA” è un ulteriore momento di un percorso scaturito dalla festa della Biodiversità, realizzata nell’ambito del progetto ReCapSimeto, sostenuto da Fondazione CON IL SUD.

L’evento nasce per sensibilizzare e portare avanti il lavoro di riqualificazione delle aree verdi del territorio paternese. “L’iniziativa di sabato – dichiara Carmelo Caruso, in qualità di coordinatore delle attività – è un’ulteriore azione in linea con la volontà del Presidio di aprirsi al territorio e di coinvolgere la comunità portando avanti il progetto “Coltiviamo Bellezza”, un laboratorio di sussidiarietà, collaborazione e gestione condivisa dei beni comuni tra cittadini e istituzioni che si tradurrà presto in un patto di collaborazione”.

Per aderire all’evento Plasticfree è necessario compilare un modulo collegandosi al link: https://www.plasticfreeonlus.it/eventi/6376/17-feb-paterno.

Associazionismo

S.M. di Licodia, città cardio-protetta: installati 2 defibrillatori pubblici salvavita

L’installazione è stata possibile grazie al progetto di Bilancio Partecipativo 2021 “Ti Aiuto Col Cuore” presentato dalla Misericordia di Santa Maria di Licodia

Pubblicato

il

Sono stati installati nella giornata di oggi, a Santa Maria di Licodia, due defibrillatori pubblici di comunità acquistati dal Comune grazie al progetto “Ti aiuto col cuore” del Bilancio Partecipativo 2021, presentato dalla Misericordia di Santa Maria di Licodia che dal 1986 è presente sul territorio in risposta alle tante esigenze sanitarie della comunità licodiese e non solo. La cerimonia di posa ed inaugurazione si è tenuta sotto i portici di Piazza Umberto I, nei pressi del Comando di Polizia Municipale, dove è presente una delle due teche. Un luogo strategico e centrale, facilmente raggiungibile da chi dovesse avere bisogno di questo dispositivo salvavita. Un secondo defibrillatore è stato invece posizionato all’esterno della Villa Belvedere, contribuendo a rendere sicuro uno spazio frequentato da grandi e piccini. .

«La posa dei due defibrillatori, dimostra che la collaborazione tra volontariato ed istituzioni può restituire alla comunità dei benefici positivi» ha spiegato il Governatore della Misericordia Luca Crispi. «Seppur questo progetto era stato bocciato nel bando 2020, siamo riusciti a far capire alla politica locale l’importanza della presenza sul territorio di strumenti salvavita come questi. Nonostante le lungaggini legate all’acquisto e poi la posa, oggi siamo felici – come Misericordia – di sapere che questa piccola cittadina è più sicura. In Italia si registrano circa 60 mila morti l’anno per arresto cardiaco, 5 mila al mese, 167 al giorno, circa 7 ogni ora, anche tra soggetti che non hanno mai manifestato problematiche cardiache precedenti. La presenza di un defibrillatore pronto ad essere utilizzato, rappresenta una marcia in più sul fronte della sicurezza in tema di malattie cardiovascolari. Evitare queste tragedie è possibile, grazie alle cosiddette manovre di rianimazione cardiopolmonare e l’utilizzo di un defibrillatore (il cui costo è inferiore ad uno dei più moderni smartphone) compiute da personale laico (quindi non sanitario), entro pochi minuti dalla perdita di coscienza».

Presenti alla cerimonia anche il Presidente del Comitato Provinciale delle Misericordie di Catania, il primo cittadino licodiese Giovanni Buttò, il vicesindaco Mirella Rizzo, il Presidente del consiglio Maria Russo, la consigliera Caterina Piemonte, l’assessore al Bilancio Giuseppe Nicolosi e la componente del collegio dei Saggi di Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia Annalisa Schillaci. «Oggi si dona alla cittadinanza uno strumento molto utile che può salvare vite» ha detto il Sindaco Buttò «L’amministrazione insieme al grande lavoro fatto dalla Misericordia di Santa Maria di Licodia, ha deciso di acquistare 2 defibrillatori che sono posizionati uno sotto piazza Umberto I e l’altro alla villa Belvedere. Questo è un bene per tutta la collettività e mi auguro, visto quello che sta accadendo in questi giorni, che si capisca l’utilità che può avere un defibrillatore che non viene installato né per l’amministrazione né per la Misericordia, ma per l’intera collettività. Speriamo che non venga utilizzato mai ma che sia sempre a disposizione».

Plauso per l’iniziativa anche da parte del Presidente del Comitato delle Misericordie di Catania Alfredo Distefano. «Complimenti alla locale Misericordia per il progetto presentato e complimenti anche all’amministrazione che ha creduto in questa proposta» ha detto Distefano. «Molte volte i progetti che partono dalla base, di democrazia partecipata rimangono solo scritti sui fogli di carta delle delibere e poi messi nel dimenticatoio. Oggi a Santa Maria di Licodia, per il tramite della locale Misericordia che opera attivamente su più fronti, si realizza concretamente ed in maniera tangibile un progetto di Bilancio Partecipativo utile per tutta la collettività».

Continua a leggere

Associazionismo

Paternò, la Caritas spegne le 40 candeline

Le interviste a don Enzo Algeri, fondatore ed ex Presidente della Caritas, e le volontarie della prima ora Jole Gagliano e Barbara Caruso

Pubblicato

il

Quaranta candeline per la Caritas del dodicesimo vicariato, Paternò e Ragalna in provincia di Catania. Una occasione certamente per far festa, ma anche tracciare un bilancio. Ne abbiamo parlato insieme a don Enzo Algeri, fondatore ed ex Presidente della Caritas, all’Avvocata Jole Gagliano e alla Professoressa Barbara Caruso, entrambe volontarie della prima ora in tale bellissima esperienza.

Chiediamo a Don Enzo Algeri qual è stato il motivo che vi ha condotto a fare un dono così prezioso e longevo per la città di Paternò?
In quel momento i sacerdoti del XII Vicariato abbiamo sentito la necessità di dare concretezza all’impegno delle comunità cristiane del Vicariato di essere vicini alle varie  di povertà presenti nella società. Ma non dimentichiamo che tutto è Grazia; perciò tutto quello che è avvenuto è opera dello Spirito Santo, che ha operato nel cuore di tante persone, che si sono rese disponibili alla sua azione. Non dimentichiamo che molti, tra i primi che hanno dato la disponibilità come volontari, sono state persone che avevano fatto l’esperienza del Cursillo.

Volontari di ieri e di oggi: quali sono le differenze? Quali i bisogni della collettività?In quel momento i volontari erano più disponibili a scommettersi e a compromettersi personalmente, perché avevano motivazioni molto forti, radicate nella loro esperienza di fede, ed avevano una condizione sociale serena, molti erano o pensionati che non pensavano a godersi la pensione in pantofole ma volevano mettersi al servizio dei fratelli, soprattutto quelli più disagiati, o persone inserite nel mondo del lavoro, ma disponibili a impegnare a servizio dei fratelli il loro tempo, dopo aver adempiuto i loro doveri di famiglia e di lavoro.

Oggi, pur essendoci forti motivazioni di fede, il volontariato è fatto soprattutto da giovani, la maggior parte dei quali ha ancora impegni di studio e di formazione professionale e, per quanto riguarda il lavoro, hanno quasi tutti la prospettiva di andare lontano dalla nostra terra per trasferirsi al Nord; perciò non hanno una condizione sociale stabile e sicura, ma hanno la preoccupazione per il domani lavorativo e questo rende il loro impegno nel volontariato generoso, ma necessariamente occasionale.

Per quanto riguarda i bisogni della collettività, oggi c’è bisogno nel nostro ambiente di gente che viva seriamente il proprio lavoro, con una forte attenzione al bene comune. Non dimentichiamo che la prima forma di carità è l’impegno per costruire una società giusta e solidale, dove le varie forme di povertà vengano rimosse alla radice, una società più giusta è una società più solidale, perciò più attenta agli ultimi.

La Caritas grazie ai volontari abbraccia diverse situazioni dove una popolazione complessa come la nostra Paternò si trova e i servizi non sono sempre all’altezza del disabile, del bambino disagiato e dell’emigrante. Ma secondo lei, padre Enzo Algeri, esiste un ambito dove la Carità occorrerebbe essere maggiormente attenzionata?
Occorre impegnarsi a costruire una società più giusta che rimuova alla radice le cause della povertà.

Lei, padre Enzo Algeri, ha avuto la fortuna – la definisco tale – di partire in Missione per molti posti del mondo. Quanto è stato importante l’esperienza della Missione all’interno della Caritas?
 Sono stato solo quattro anni in Tanzania; non è stata una lunga esperienza missionaria; ho incontrato persone presenti in missione da decenni; però mi sono fatto un’idea della problematiche che si vivono in questi paesi lontani e della necessità che ci siano dei giovani europei disponibili a impegnare qualche anno della loro vita a servizio di queste popolazioni lontane dall’Europa, per aiutarle a prendere decisamente in mano il destino delle loro nazioni, gestendo in  prima persona le risorse naturali delle loro terre, che sono tante, ma vengono gestite in gran parte dalle multinazionali, che pensano soprattutto ai loro profitti e non al progresso di quei popoli.

All’avvocata Jole Gagliano chiediamo: La prima volta, varcando il cancello del Villaggio San Francesco di Ragalna per prestare servizio per le persone disabili, quali sentimenti ha attraversato il suo cuore?
La prima volta che ho varcato il cancello del villaggio San Francesco era il 1985. Conoscevo bene la realtà della Caritas perché la vivevo nella mia parrocchia ed avevo partecipato ad alcune giornate insieme ai volontari e ai fratelli disabili. Nel momento in cui ho dato la disponibilità per la colonia e ho iniziato quella salita che mi ha portato all’interno del villaggio il mio cuore trabocca di gioia e anche di timore. Nessuna parola, nessun racconto, nessuna foto possono descrivere quello che ti succede dentro, quello che ti lascia nel cuore e come ti cambia la vita. Per quel poco che sono riuscita a dare ho ricevuto cento volte tanto.

Afferma che fra una persona con disabilità e lei che è una volontaria non c’è differenza, ci spiega meglio e perché è così?
Non mi sono mai posta il problema che ci potesse essere differenza tra me e una persona disabile. Io guardo la persona non la sua disabilità. Papa Francesco lo ha detto bene: “Oogni persona umana è preziosa, ha  un valore che non dipende da quello che ha o dalle sue abilità ma dal semplice fatto che è persona, immagine di Dio”. Le colonie ci hanno insegnato proprio questo, a considerare tutti come persone ed ha dato vita a relazioni ed amicizie profonde che trascendono dai limiti e che durano per sempre.

La Caritas è un fiore all’occhiello per il nostro territorio verso la disponibilità nei confronti degli ultimi, quali prospettive spera il suo cuore, per un quarantennale così tanto importante?
La Caritas vicariale in questi 40 anni ha fatto tanto, individuando sempre nuovi bisogni e cercando di trovare delle soluzioni. L’esperienza della mensa ci ha insegnato che forse sono maturi i tempi affinché le istituzioni, la Caritas Vicariale e il Volontariato di questa città inizino una seria riflessione su nuove problematiche e lavorino insieme per intervenire in modo più incisivo.

A Barbara Caruso chiediamo: lei è una volontaria della prima ora della Caritas; a parte la Fede nell’Assoluto, quali altri elementi hanno caratterizzato la sua scelta di prestare il servizio con la gente disabile?
Mettendo da parte la scelta di fede che per me è il fondamento della mia vita, occuparmi dei disabili proviene dalle mie origini. Sono nata in un quartiere molto popolare del mio paese, Paternò, i “Falconieri”, un quartiere abitato da lavoratori, persone semplici. Sono nata in un periodo in cui, dopo la seconda guerra mondiale, si cercava di ricostruire. Ho giocato per strada dove incontravo ragazzi della mia età più o meno agiati economicamente. Tra noi non c’erano differenze e condividevamo e accoglievamo tutto e tutti. Questo mi ha insegnato che messi insieme potevamo fare tutto, da soli solo qualcosa. Mettevamo insieme le nostre abilità e le nostre disabilità, per cui trovarmi con persone “disabili” (per il mondo) per me era ed è una realtà che,se in un primo momento mi fa pensare, mi mette in crisi, dopo so che insieme possiamo fare grandi cose. Di fronte ai miei limiti ho trovato chi li ha colmati. Non sono in grado di scrivere poesie e di trasformare i sentimenti in parole, ho trovato chi invece dipinge con le parole i sentimenti. Forse io posso mettere i sentimenti altri con le parole le esprimono e le dipingono. L’esperienza dei “campeggi” della Caritas è stata per me il realizzare ciò che ho imparato da piccola. Quando si fa qualcosa che si pensa sia per l’altro spesso è l’altro che fa tanto per te.

I momenti più belli passati insieme quali sono?
Non ci sono momenti belli particolari passati insieme, tutto è stato bello, tutto riempiva la mia vita nei momenti di vacanza dal lavoro. Se si pensa che si va per donare, ciò che ricevi è cento volte tanto tu doni. È il sorriso di chi non può muoversi da una sedia a rotelle e ironizza su questa sua condizione, è l’innocenza di chi ti vuole un bene infinito malgrado i tuoi difetti, è la capacità di darti forza e coraggio quando qualcosa di poco importante ti dona tristezza. Ogni sera, dopo una giornata di grande impegno tutti i volontari si riunivano per pregare e condividere il bello e il meno bello vissuto. Ho coordinato molti “campeggi”, quindici giorni in cui tutti sapevamo cosa fare e senza grandi intoppi le giornate scorrevano, chi aveva l’incarico di coordinare un settore andava avanti e se qualcosa durante il giorno non andava secondo il previsto si condivideva la sera e si cercava la soluzione. Desidero ricordare alcune persone che hanno dato tanto: Vincenzo Orfanò l’uomo che sapeva fare la spesa perfetta; Tina Rosiglione la cuoca; Mela Pelleriti, grazie a lei i nostri locali brillavano di pulizia e profumavano, attenta ad ogni particolare.

Immagini che oggi possa ritornare ai campeggi, qual è la prima cosa che farebbe d’istinto?
La prima cosa che farei è tenere tutti in un abbraccio, ringraziare chi anche oggi si occupa di questo mondo meraviglioso.

 

Continua a leggere

Trending