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Associazionismo

Paternò, Randagismo: Che fine ha fatto il finanziamento per il canile comunale? La denuncia dell’UPA

“Abbiamo portato avanti delle proposte nell’incontro con l’assessore tra cui, la disponibilità a gestire turni ma solo in eventuali strutture a norma, il proseguimento delle sterilizzazioni, ⁠un software per censire i cani e incentivarne l’adozione” ha detto il presidente UPA

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Randagismo, sprechi, criticità nella gestione del fenomeno al centro di una nota stampa che il presidente dell’associazione UPA (Uniti per gli Animali), Giuseppe Panassidi, ha inoltrato alla nostra redazione per ripercorrere le tappe di un lungo e tortuoso cammino percorso dai volontari, del dialogo interrotto con l’Amministrazione e di soluzioni e proposte mai ascoltate.

Panassidi parte dal 2020 quando l’allora assessore al ramo, Vito Rau, ha supportato l’associazione nel reperimento di fondi utili alla realizzazione di un canile a a norma, a costo zero per il Comune. L’Amministrazione allora preferì invece realizzare 10 box in lamiera, spendendo ben 24.000 euro di soldi pubblici, costruiti senza rispettare le normative vigenti ai quali se ne aggiunsero ulteriori.

“Il rifugio di via Verga- spiega Panassidi- non è mai stato a norma e lo ha evidenziato la stessa ASP veterinaria durante un sopralluogo il 15 aprile 2021. Nonostante ciò, il rifugio è stato, di fatto, affidato ad un’associazione, scelta dall’amministrazione, che lo ha gestito per quasi quattro anni. Oggi, il presidente della stessa associazione sostiene che, nello stesso luogo che gestisce da anni, gli animali non possono essere gestiti in modo decente. Perché ci si accorge solo adesso di queste criticità? Lo stesso presidente, inoltre, sostiene di non avere alcuna convenzione con il comune; con che diritto allora possiede le chiavi della struttura a cui ha avuto accesso fino ad oggi? In passato ci eravamo proposti per la costruzione, a nostre spese, di  6 box a norma ma siamo stati ignorati dal Comune il quale ci aveva fatto sapere di avere già in mano, grazie ad un finanziamento, i soldi per costruire, proprio all’autoparco, un canile comunale. Che fine ha fatto questo finanziamento? Sparito nel nulla?

Noi volontari dell’UPA siamo stati costretti ad adottare gli animali che seguivamo da anni, per evitare la loro probabile morte in canile.Tutto nel silenzio delle altre associazioni presenti sul territorio. Dal 2021 ad oggi, abbiamo speso oltre 30.000 euro in stalli. Da allora, da quando i nostri rapporti con il Comune si sono interrotti, il numero di cani nel canile convenzionato è passato da meno di 60 a oltre 120. Alcuni volontari delle associazioni che collaborano con il Comune lavorano nel canile convenzionato, altre associazioni hanno richiesto, per ogni adozione effettuata, un compenso in denaro. Questo è tutto fuorché volontariato.

Guarda caso, queste criticità emergono proprio ora che, finalmente, c’è un assessore che ha iniziato ad ascoltare tutte le associazioni del territorio. Non difendiamo questa amministrazione, anzi. La loro gestione del randagismo è stata disastrosa: hanno premiato gli “amici” e ignorato chi proponeva soluzioni concrete

Oggi, continua Panassidi, l’attuale assessore sembra finalmente voler seguire le regole, ecco perché, chiamati in causa, abbiamo portato avanti delle proposte, tutte gratuite, tra cui, la disponibilità a gestire turni ma solo in eventuali strutture a norma che il Comune potrà mettere a disposizione, il proseguimento delle sterilizzazioni, ⁠un software che ho personalmente realizzato per un’azienda del settore, offerto gratuitamente al Comune di Paternò per censire i cani e incentivarne l’adozione, portare avanti progetti di sensibilizzazione nelle scuole. Staremo a vedere come l’attuale assessore riuscirà a gestire il problema. La nostra risposta dipenderà da questo. Non possiamo accettare che si continui con le solite logiche di favoritismi e sprechi. L’obiettivo deve essere il benessere degli animali, non gli interessi di pochi.”

ambiente

Belpasso, evento “Plastic Free”, ripulita area “Santuario Madonna della Roccia”

“La grande partecipazione è un chiaro segnale della forte sensibilità della nostra comunità verso la protezione dell’ambiente e la bellezza del nostro territorio, che ricordiamoci è proprio ai piedi dell’Etna” ha detto il sindaco Carlo Caputo

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“Un grande grazie a Plastic Free, alle altre associazioni e a tutti i volontari per aver partecipato con entusiasmo, questa mattina, alla giornata di raccolta rifiuti e sensibilizzazione lungo la via Regina della Pace, vicino al nostro Santuario Madonna della Roccia, Belpasso”. A dirlo è il sindaco di Belpasso Carlo Caputo in merito all’iniziativa di Plastic Free i cui volontari hanno “ripulito” l’area intorno al Santuario Madonna della Roccia.

La collaborazione tra il comune di Belpasso e l’associazione Plastic Free è nata anni addietro a seguito della firma di un protocollo d’intesa tra ente comunale e associazione ambientalista. Belpasso ha ricevuto importanti riconoscimenti da Plastic Free, sia nel 2024 che nel 2025.

“La grande partecipazione è un chiaro segnale della forte sensibilità della nostra comunità verso la protezione dell’ambiente e la bellezza del nostro territorio, che ricordiamoci è proprio ai piedi dell’Etna. Vedere così tanti cittadini attivi, non solo belpassesi, uniti nell’impegno di liberare un luogo così significativo, ci fa capire che stiamo seguendo la strada giusta” ha detto il primo cittadino belpassese.

All’evento hanno preso parte oltre i volontari di Plastic Free, altre realtà associative del territorio come la Consulta Giovanile, BelpassoChè, gli Scout, i Giovani Volontari Formazione & Emergenza O.D.V, oltre che liberi cittadini.

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Associazionismo

Caltagirone, un corteo di uomini per dire un no alla cultura della violenza di genere

L’evento non si è limitato alla denuncia, ma era anche un momento di costruzione e impegno per il futuro

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Foto "LiveSicilia"

Si è svolto ieri pomeriggio a Caltagirone un “corteo di soli uomini” che nel tratto finale del percorso è stato “raggiunto da un corteo di donne” per sfilare insieme. A promuovere l’iniziativa il comitato #noncisonoscuse per dire no ai femminicidi e le violenze di genere e per “mettere in moto un processo di consapevolezza, di coscienza e di impegno, per avviare un cambiamento culturale profondo e duraturo”.

L’idea del comitato nasce dalla consapevolezza che la battaglia contro la violenza di genere appartiene tanto alle donne quanto agli uomini e che l’azione di contrasto per l’abbattimento di quella sottocultura di prevaricazione del maschile sul femminile che, stando alla cronaca, resiste ancora nella relazione uomo-donna, non debba essere una battaglia esclusivamente femminile, come spiegato dall’avvocato Luca Cultrera, promotore dell’evento.

“La violenza di genere ha radici profonde, ma coinvolge entrambi i generi. È necessario che anche gli uomini si assumano la responsabilità e il dovere di agire concretamente per un cambiamento ha dichiarato Cultrera- L’incontro con le donne, che attendono gli uomini quasi a fine corteo per poi percorrere l’ultimo tratto assieme è la metafora di un percorso che va fatto necessariamente assieme dopo il riconoscimento da parte dell’uomo che il cammino è lungo e che è rimasto indietro”.

Il promotore dell’iniziativa l’avvocato Luca Cultrera e uomini e donne del comitato organizzatore hanno stilato un decalogo letto durante l’incontro.

1)Riconosco la fragilità e la sensibilità come qualità che rendono migliori gli esseri umani;

2)Esprimere le emozioni non è debolezza, ma forza;

3)Rispetto la libertà, l’autonomia e l’indipendenza di ogni donna: nessuno ha potere assoluto sull’altro;

4)Rimango fuori da ciò che non mi è concesso: il “no” di una donna non è una sfida da cogliere, ma un confine sacro e inviolabile;

5)Rifiuto l’uso della forza, della prepotenza e dell’aggressività come forme di interazione tra uomini e donne: non alzo la voce, non punto il dito, non mi impongo con la forza, non faccio commenti umilianti;

6)Non faccio battute sessiste e prendo le distanze da chi le fa;

 

7)Intervengo e denuncio qualsiasi forma di violenza contro le donne, anche se coinvolge qualcuno a me vicino: l’indifferenza è complicità;

 

8)Educo e mi educo: parlo apertamente di femminicidio e violenza di genere con figli, amici e colleghi;

 

9)Non cerco alibi: non ci sono scuse che giustifichino la violenza; non oserò mai fare a una donna ciò che non vorrei fosse fatto a mia figlia, a mia madre o alle persone a me più care;

 

10)Scelgo di non restare a guardare, agisco per il cambiamento: parteciperò alle manifestazioni #noncisonoscuse per onorare la memoria delle donne uccise finora.

 

L’evento, quindi, non si è limitato alla denuncia, ma come momento di costruzione e impegno per il futuro.

 

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