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Ramacca, omicidio Schiopu: Gip convalida arresti per fidanzato e presunto complice

Il presunto omicida si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip, mentre l’amico ha esposto la propria versione dei fatti

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Si è tenuto ieri mattina l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip del tribunale di Caltagirone che ha deciso di convalidare il fermo a carico di Gheorghe Ciprian Apetrei e Costel Balan, indagati per l’omicidio della 25 enne moldava Vera Schiopu. Posizioni divergenti, quelle emerse in aula, dove il primo ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, mentre l’amico ha risposto alle domande che gli sono state rivolte del giudice fornendo la propria versione dei fatti. Costel Balan, ha dichiarato di aver visto i due fidanzati litigare, dopo aver bevuto. La donna, sempre secondo il racconto emerso, sarebbe caduta a terra ferendosi per poi rialzarsi prima che Balan andasse via intorno alle 13:00 di quel maledetto giorno. Poi 4 ore di assenza di Balan, il presunto complice, che si sarebbe recato a Paternò. Tempo durante il quale la coppia sarebbe rimasta sola. Poi il rientro di Balan intorno le 17:20 ed infine la scoperta del corpo della donna all’interno del casolare e la chiamata al 118. Una ricostruzione circostanziata, quella emersa davanti al Gip durante l’interrogatorio del presunto complice, che dovrà essere letta anche alla luce di una serie di testimoni forniti nonché da quanto contenuto nelle registrazioni di alcune telecamere di videosorveglianza indicate dall’uomo che potrebbero confermare la sua versione.

La linea seguita dall’accusa in questi giorni, è comunque in parte differente rispetto a quanto dichiarato dal presunto complice durante l’interrogatorio di ieri. Per la Procura calatina, Vera Schiopu sarebbe stata uccisa all’interno dell’abitazione dove viveva insieme al fidanzato Gheorghe Ciprian Apetrei, 33enne di origine rumena, indagato di concorso in omicidio, per poi essere trasportata nel casolare di campagna in contrada Sferro tra Ramacca e Paternò al fine di simularne il suicidio. Ad agire insieme all’uomo – e qui la differenza – per gli inquirenti, ci sarebbe Costel Balan, di 31 anni, anche lui rumeno, che avrebbe aiutato l’amico ad inscenare il falso suicidio. I due sono assistiti dall’avvocato Alessandro La Pertosa, che nella giornata di ieri li aveva incontrati in carcere. “Ho sentito il mio amico urlare” aveva detto al legale di fiducia, già prima dell’interrogatorio di garanzia, il presunto complice “sono andato di corsa nel casolare e ho trovato il corpo della donna e lui che si disperava…ho tentato di calmarlo mentre chiamavo un’ambulanza per i soccorsi…”. Notizia di queste ore è che lo stesso avvocato, secondo quanto emerso dall’interrogatorio di convalida, sarebbe pronto a rinunciare alla difesa di Gheorghe Ciprian Apetrei a seguito delle posizioni contrastanti tra i due assistiti. L’amico di Apetrei, Costel Balan, avrebbe infatti affermato al Gip – così come riportato da Live Sicilia – “di non poter escludere che la donna sia stata uccisa”.

A sostegno della tesi che il corpo sia stato spostato, vi sarebbero diversi dettagli emersi dai rilievi effettuati dai Carabinieri della compagnia di Palagonia che avrebbero fatto virare le indagini dal suicidio all’omicidio. Un primo indizio, la presenza di tracce di sangue della donna rinvenute all’interno dell’abitazione dove i due fidanzati vivevano e delle tumefazioni post mortem. E ancora, delle escoriazioni attorno al collo riconducibili ad una corda troppo sottile per poter sostenere il peso della donna, che non era appesa ad una trave ma più in basso e con i piedi che sfioravano il pavimento. A chiarire ulteriori aspetti sugli ultimi minuti di vita di Vera Schiopu, dovrà essere l’esame autoptico affidato dalla Procura di Caltagirone al medico legale Maria Francesca Berlich, che sarà eseguito a partire da giovedì prossimo con una Tac in tutto il corpo della vittima mirata alla ricerca di lesioni o fratture. Poi l’autopsia proseguirà con altri esami tra cui quelli tossicologici.

Ma non solo tanti dubbi sulle modalità con cui la donna è stata uccisa, ma anche sul fronte dei legami familiari di Vera Schiopu. Sia la vittima sia il suo fidanzato risulterebbero sconosciuti all’anagrafe del comune di Ramacca. Risulta invece essere residente a Palagonia il presunto complice Costel Balan, di 31 anni. Alla diffusione della notizia della morte della donna, nessun familiare o conoscente si è presentato agli inquirenti per chiedere informazioni o per piangere sul corpo della donna. Per capire se la donna avesse dei legami familiari al di fuori dei confini italiani, si è messa in moto anche l’ambasciata italiana che sta collaborando con gli inquirenti per fare luce anche su questo aspetto oscuro della vita della vittima.

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Apre la bocca dopo 16 anni, operazione straordinaria al San Marco

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Grande risultato per i medici del San Marco di Catania che grazie ad un intervento eccezionale di chirurgia maxillo facciale hanno dato nuova vita ad Aurora (nome di fantasia) che fin dalla nascita per 16 lunghi anni non aveva potuto aprire la bocca e svolgere le funzioni normali della sua età. Adesso può cominciare una nuova vita fatta di parole, sorrisi, cibi solidi e tutto quello a cui ha dovuto rinunciare nel corso della sua vita. Si tratta del primo caso in Sicilia di questo genere, sei in tutta Italia, straordinariamente complicato, che ha richiesto mesi di studio preventivo affinché tutto andasse per il meglio, dicono dall’ospedale. La forma della sindrome genetica di Nager di cui soffre Aurora dalla nascita è tra le più rare. In questo caso, già nel feto si era sviluppato un ammasso osseo che aveva fuso la mandibola al cranio non consentendo l’articolazione necessaria ad aprire la bocca. Il successo dell’operazione, durata circa dieci ore, è stato il frutto di un lavoro multidisciplinare, tra le varie équipe aziendali. Oltre ai chirurghi maxillo-facciali, in sala operatoria erano presenti in venti tra colleghi chirurghi anestesisti della Rianimazione sale chirurgiche e della Chirurgia toracica. “Tuttavia – dice l’ospedale – l’intervento non si sarebbe potuto realizzare senza la piena disponibilità del direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria etnea, Gaetano Sirna, che ha stanziato le risorse per la realizzazione della protesi in titanio impiantata nella giovane paziente, una vera e propria opera di bioingegneria tra le più moderne. A guidare le equipes di medici e paramedici, è stata la collaborazione tra alcuni dei chirurghi maxillo facciali più esperti in Italia che ha dato vita ad una perfetta sinergia tra Nord e Sud del Paese. In particolare Alberto Bianchi, professore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Maxillo-facciale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Policlinico “G. Rodolico – San Marco” e Massimo Robiony, direttore della Clinica maxillo facciale dell’ospedale universitario di Udine e il suo professore associato Salvatore Sembronio.

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Cronaca

Adrano, arrestato un 32enne per atti persecutori nei confronti della ex fidanzata

La relazione tra i due giovani sarebbe terminata perché la donna ha scoperto che il fidanzato avrebbe fatto uso di sostanze stupefacenti, ma anche il ragazzo sarebbe stato concorde con la ex, per poi pentirsene provando a riconquistarla

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Ad Adrano un uomo di 32 anni è stato arrestato dai carabinieri della locale stazione per atti persecutori nei confronti della ex fidanzata di 31 anni.  L’uomo è finito agli arresti domiciliari con dispositivo elettronico di controllo e con il divieto di comunicare con la persona offesa e con i suoi familiari.  Le indagini hanno fatto luce sulle condotte abituali e reiterate che sarebbero state poste in essere dal giovane, spesso sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, dallo scorso mese di marzo fino a qualche giorno fa, nei confronti della ragazza.

La relazione tra i due giovani sarebbe terminata perché la donna ha scoperto che il fidanzato avrebbe fatto uso di sostanze stupefacenti. Da parte sua il 32enne avrebbe posto fine alla loro relazione, per poi pentirsene dopo qualche settimana e cercare di riconquistarla. In tale contesto sarebbero iniziati i tentativi di contattare la ex mediante telefonate, messaggi e attraverso l’uso di tutti i canali social; il giovane avrebbe anche provato ad approcciare la ex contattando i suoi amici e familiari ma, dallo scorso mese di marzo, la donna ha deciso di non rispondere all’ex fidanzato. Nello scorso mese di luglio il 32enne si sarebbe appostato presso la casa di villeggiatura della ragazza per due ore, impedendole così di uscire. Due giorni dopo l’avrebbe nuovamente raggiunta e, aggrappatosi al cancello di ingresso, l’avrebbe sbattuto con forza.  Infine la notte successiva, sarebbe riuscito ad aprire il cancello della villetta di campagna e ad entrare in casa.

La ragazza, terrorizzata, si sarebbe nascosta al piano superiore dell’abitazione e sarebbe stata sua madre a bloccare il giovane all’ingresso e impedirgli di raggiungere la figlia.  Lo stalker si sarebbe allontanato, minacciando che “Non sarebbe finita qui” solo dopo l’arrivo del fratello della ex, il quale gli avrebbe detto con tono piuttosto deciso che avrebbe contattato le forze dell’ordine qualora lui non fosse andato via.  La documentazione prodotta dalla vittima in sede di querela ha dimostrato gli ossessivi tentativi praticati dall’indagato – coinvolgendo anche terze persone- di imporre un canale comunicativo alla ex compagna. La giovane, inoltre, ha più volte manifestato di essere consapevole della personalità dell’uomo e delle problematiche derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti e ha manifestato il timore che l’ex potesse farle del male, aggiungendo anche di avere avuto la necessità di rivolgersi ad uno specialista “affinchè potesse curarla dall’ansia legata alla situazione che stava vivendo”.

 

 

 

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