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S.M. di Licodia, anche Fabiana Patti lascia il gruppo di maggioranza

Fabiana Patti: “Oggi, date le circostanze che discostano il nostro pensiero dagli obiettivi comuni, crediamo che per mantenere una linea di condotta coerente e congrua, la Comunità licodiese necessita di un’attenta ed efficace opposizione”

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Ancora scosse di assestamento, dopo i terremoti politici delle scorse settimane, all’interno del consiglio comunale di Santa Maria di Licodia. L’ultima “scossa” nei confronti dell’amministrazione Buttò è stata registrata questa mattina, con l’invio al protocollo dell’ente licodiese della dichiarazione di indipendenza all’interno del consiglio comunale da parte di Fabiana Patti. «Nutro grande riconoscenza all’intera comunità ed in particolare a tutti coloro i quali hanno confidato e riposto nei miei confronti e nei confronti del gruppo Uniti per Licodia tutta la loro fiducia» si legge nella nota della consigliera Patti. «Oggi però, date le circostanze che discostano il nostro pensiero dagli obiettivi comuni, crediamo che per mantenere una linea di condotta coerente e congrua, la Comunità licodiese necessita di un’attenta ed efficace opposizione, perché un Consiglio Comunale senza una dialettica e senza un confronto al proprio interno, a mio parere è un Comune senza Democrazia. Mi permetto di dare il mio più sincero augurio affinché le forze politiche presenti nel territorio possano impegnarsi politicamente nell’intraprendere un percorso condiviso, rispettoso e di civico e sano dialogo che possa servire per addivenire ad una realizzazione concreta e non solo utopica di quanto promesso ed auspicato dagli stessi elettori che ad oggi non si sentono più rappresentati da questa attuale assemblea politico/dirigenziale. Fermo restando che il mio impegno politico al servizio dei cittadini rimarrà invariato, ringrazio il Sindaco, gli Assessori e l’intero Consiglio Comunale per questa mia prima esperienza amministrativa, augurando a tutti un proficuo lavoro».

Una dichiarazione, quella di oggi, che segue a ruota le precedenti fuoriuscite dal gruppo di maggioranza “Uniti per Licodia” che hanno avuto inizio con le dimissioni dell’assessore Enrico Caruso e dei consiglieri Antonino La Delfa e Grazia Ranno. Seppur non siamo difronte a delle vere e proprie dichiarazioni di passaggio all’opposizione, in aula comincerebbero a vacillare le certezze di una maggioranza solida che possa continuare a sostenere le proposte e l’operato del sindaco Buttò. A rimanere ancora “Uniti per Licodia” sono il presidente del consiglio Maria Russo, il vice sindaco Mirella Rizzo ed i consiglieri Ignazio Sidoti e Giuseppe Fazio. Dall’altra parte, si trovano invece i 4 indipendenti dell’ultima ora (La Delfa, Caruso, Patti e Ranno) e i 3 consiglieri di minoranza (Gurgone, Spalletta e Pinzone). E poi, non dimentichiamolo, in aula è presente anche la consigliera Caterina Piemonte che si era resa indipendente dal gruppo di opposizione ad inizio anno. Sono in tanti a chiedersi, se possa essere quest’ultima a rappresentare una stampella a favore di una già fortemente sgangherata maggioranza, asso nella manica che il sindaco Buttò potrà giocare non appena necessario.

Ma esistono oggi margini per poter ricucire questa ampia ferita politica venutasi a creare oppure no? Un amore finito sul nascere o solamente una strategia dei 4 consiglieri indipendenti per far cambiare rotta a questa amministrazione che ha da poco spento la prima candelina? Di certo, oggi emerge un’amministrazione debole con una potenziale assenza di maggioranza in consiglio comunale. Una partita che comunque, al di là di ulteriori colpi di scena, vedrà sedere nel primo consiglio comunale utile del prossimo 28 settembre – per l’approvazione del rendiconto della gestione per l’esercizio 2022 – 4 consiglieri reduci a sostengo del sindaco Buttò contrapposti agli 8 colleghi che potrebbero votare contro al documento che sarà presentato in aula. Dall’altro canto, la seduta che si celebrerà tra una settimana esatta, può rappresentare il primo momento utile in cui il capo dell’amministrazione licodiese potrebbe rompere il silenzio in cui si è trincerato ormai da quasi un mese.

ambiente

Adrano, oltre 300 telecamere contro inciviltà e degrado urbano

Tra le innovazioni più incisive, spicca l’introduzione di E-KILLER, una valigetta mimetica dotata di telecamera, pensata per contrastare l’abbandono illecito di rifiuti

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Adrano segna una svolta storica verso una città più sicura, ordinata e rispettosa delle regole. Con l’attivazione di oltre 300 nuove telecamere distribuite capillarmente su tutto il territorio urbano e periferico, l’amministrazione comunale rilancia con decisione il proprio impegno nella tutela del decoro e della legalità.

Dal centro storico alle zone industriali, da piazza Umberto fino alle aree periferiche, ogni angolo della città sarà monitorato in tempo reale, grazie a una rete di videosorveglianza intelligente. Il sistema, basato su tecnologie di ultima generazione, è direttamente collegato con le forze dell’ordine, garantendo un controllo costante e tempestivo su tutto il territorio.

Tra le innovazioni più incisive, spicca l’introduzione di E-KILLER. Si tratta di una valigetta mimetica dotata di telecamera, pensata per contrastare l’abbandono illecito di rifiuti. Collocata strategicamente nei punti più critici, E-KILLER si confonde tra i rifiuti e, senza farsi notare, registra e documenta i trasgressori in azione, fornendo prove inconfutabili per l’identificazione e la sanzione degli autori. Oltre al contrasto dei reati ambientali, la nuova infrastruttura rafforza la prevenzione contro furti, atti vandalici e danneggiamenti. Un investimento sulla sicurezza di tutti, reso possibile anche grazie alla sinergia costante con le forze dell’ordine locali.

“Lo avevamo promesso: Adrano sarebbe rinata – dichiara l’ Amministrazione – oggi aggiungiamo un nuovo tassello alla costruzione di una città più moderna, vivibile e rispettata.” Quella messa in campo non è solo una rete di telecamere, ma una rete di fiducia e corresponsabilità tra istituzioni e cittadini.

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giudiziaria

Catania, omicidio Filippo Raciti, la Cassazione annulla risarcimento di Speziale allo Stato

La Suprema Corte, riconoscendo un difetto di motivazione, ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Giuseppe Lipera e ha cassato la decisione di secondo grado rinviando a un nuovo collegio

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La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’appello di Catania, emessa l’8 giugno del 2023, che aveva condannato a 100 mila euro di risarcimento per danni d’immagine, in favore del ministero dell’Interno e della Presidenza del consiglio dei ministri, Antonino Filippo Speziale, condannato a otto anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, il 2 febbraio del 2007, negli scontri con gli ultra etnei fuori dallo stadio Massimino dove si disputava il derby col Palermo.

La Suprema Corte, riconoscendo un difetto di motivazione, ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Giuseppe Lipera e ha cassato la decisione di secondo grado rinviando a un nuovo collegio. Contro la decisione della Corte d’appello di Catania aveva presentato ricorso, che è stato rigettato dalla Cassazione, anche l’avvocatura dello Stato che aveva chiesto il ripristino del danno patrimoniale stimato in primo grado in 15 milioni di euro, in concorso con Daniele Natale Micale, anche lui condannato per la morte di Raciti, che era stato cassato in secondo grado.

Secondo la Cassazione “non è sufficiente la mera divulgazione delle immagini di un evento lesivo (riferendosi agli scontri degli ultras con le forze dell’ordine), ma è necessario dimostrare che da tale condotta sia derivato un effettivo pregiudizio all’immagine, intesa come reputazione” e ha sottolineato che “non è affatto detto che la visione di tali immagini abbia comportato discredito o una idea negativa dello Stato italiano e della sua capacità di reprimere le violenze”.

Il legale di Speziale l’avvocato Giuseppe Lipera ha affermato che la sentenza della Cassazione “segna un importante punto a favore di Antonino Speziale, annullando la condanna al risarcimento del danno all’immagine per le amministrazioni pubbliche e rinviando la questione alla Corte d’appello di Catania in diversa composizione anche per le spese del giudizio”.

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