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Cultura

Tanzania, una chiesa dedicata alla Madonna dell’Elemosina voluta da padre Salvatore Ricceri

Don Ricceri: “La chiesa dedicata alla nostra Vergine Maria Santissima dell’Elemosina, si incomincia ad intravedere”

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Una vocazione nata da adulto, all’interno del Cammino Neocatecumenale e sotto la guida anche del compianto sacerdote Salvatore Nicoletti, quella di padre Salvatore Ricceri, 68 anni da poco compiuti, che ormai da anni vive in Tanzania come sacerdote missionario e che tante opere ha portato avanti in quella terra spesso dimenticata da tutti grazie alla sola provvidenza. E l’ultima azione del suo slancio missionario che lo accompagna da oltre 22 anni, in ordine cronologico, è la costruzione di una chiesa dedicata alla Madonna dell’Elemosina che proprio in questi mesi sta sorgendo a  Tungamalenga, in Tanzania. La dedicazione della chiesa alla Vergine dell’Elemosina – che lo stesso sacerdote definisce “Madre di tutti i biancavillesi” – è nata durante un suo rientro in Italia ed è stata condivisa con Don Agrippino Salerno e con l’associazione Maria Santissima dell’Elemosina, i quali hanno poi inviato una stampa dell’icona custodita nella Basilica Collegiata di Biancavilla che verrà posta all’interno della nascente chiesa di Tanzania.

Carissimi fratelli biancavillesi, eccoci…Siamo a un buon traguardo… La chiesa dedicata alla nostra Vergine, Maria Santissima dell’Elemosina si incomincia ad intravedere… GIOIAMO…”. Sono queste le parole che questa mattina don Salvatore Ricceri ha pubblicato sulla sua pagina Facebook a corredo delle foto che lasciano già intravedere la struttura in fase di costruzione, realizzata grazie alle tante offerte che quotidianamente giungono da ogni parte alla missione di don Ricceri e che permettono di poter portare avanti l’opera di istruzione e di fede del sacerdote biancavillese. Pozzi per l’acqua potabile, scuole, chiese, sono solo alcune delle opera compiute dal missionario in una terra in cui l’essenziale non è sempre garantito e dove la provvidenza non ha mai lasciato delusi.

L’edificazione di questo luogo di preghiera, dunque, si aggiunge ai numerosi frutti che in questi anni di missione sono maturati in Tanzania. Per aiutare padre Salvatore, è stato istituito il 5×1000 tramite l’onlus “Hakuna Matata”, in modo che ognuno, nel suo piccolo, possa contribuire alla realizzazione di questo ed altri progetti. Perché “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.

Cultura

Gravina di Catania, inaugurato “Spazio Le Bon”

Sarà luogo di riferimento per la cultura a 360 gradi

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Quando nasce uno spazio culturale è sempre un evento che arricchisce l’intera umanità. Ed è stato inaugurato nei giorni scorsi a Gravina di Catania lo “Spazio Le Bon”, luogo che sarà riferimento per la cultura a 360 gradi: presentazione di libri, teatro, rappresentazioni di reading musicali, riunioni, incontri. Un nome che deriva dal compianto Argeo Carmelo Longhitano, cabarettista e monologhista il cui nome d’arte era “Argy Le Bon”.

La moglie, la cantante ed interprete sarda, Giusy Pischedda, vincitrice, tra l’altro del “Premio Mia Martini”, ha lavorato sodo per realizzare il sogno del consorte inventando uno spazio elegante, accogliente, caloroso e di grande atmosfera. L’inaugurazione è stata patrocinata dall’Associazione Catania più Attiva di cui fa parte la stessa Giusy Pischedda.
Un emozionato Arcangelo Signorello, poeta, scrittore e giornalista disabile, così come lo stesso Argeo Longhitano, ha tagliato il nastro rosso intenso, tra gli applausi degli intervenuti. La padrona di casa, Giusy Pischedda, ringraziando per le presenze, ha interpretato brani del panorama musicale italiano ed una chicca in lingua sarda: “No pueto reposare” dell’indimenticato leader de “I Tazenda”, Andrea Parodi. Ed ancora da Biagio Antonacci a Ornella Vanoni, dalla grande Mia Martini al commovente ricordo di Toto Cutugno con la sua “Le mamme”.
Intenso il momento in cui l’artista Giusy Pischedda ha omaggiato il padrino della serata, Arcangelo Signorello con una sorpresa: ha accennato la canzone “Bastava una bombetta”, nata dalla poesia scritta da Arcangelo per ricordare il marito Argeo, artista che sul palcoscenico indossava sempre i cappelli. La bellissima atmosfera ha inebriato il piccolo salone e riscaldato i cuori di tutti gli attenti spettatori.
Un altro intensissimo momento è stato quello della lettura di alcune poesie di Arcangelo Signorello: l’autrice e drammaturga catanese Antonella Sturiale ha interpretato i versi interrompendosi più volte con la voce rotta dalla commozione e trasmettendo agli altri quel suo stesso slancio emotivo.
Il presidente dell’Associazione Catania più Attiva, Santo Musumeci ha sottolineato le problematiche che quotidianamente devono affrontare i disabili in una città che presta loro poca attenzione: le barriere architettoniche e le ZTL per esempio. Nella sua presentazione, lo stesso Arcangelo Signorello ha parlato della legge 112\2016, varata dal Parlamento dichiarando: “La legge 112 è ignorata malgrado la sua emanazione; in Italia non viene applicata pienamente, oppure viene addirittura utilizzata per speculare sulle altrui sofferenze. Ciò comporta che noi soggetti interessati non abbiamo possibilità di avere un futuro sostenibile che sia indipendente dalla famiglia, ammesso che la si abbia, e nello stesso tempo di alleggerire il nucleo familiare della preoccupazione di un domani per noi figli con handicap. Lancio proprio qui un appello, chissà se stasera accadrà una magia”.
L’Associazione più Attiva ha accolto l’accorato appello impegnandosi a far applicare la legge 112\2016 e i suoi punti perché i diritti non sono privilegi.

 

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Cultura

Paternò, l’Archeoclub avvia un nuovo progetto di scavi e valorizzazione

Un’opportunità di riscoperta storica e culturale per il futuro della città

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Paternò è pronta a riscrivere la sua storia grazie a un importante investimento destinato agli scavi archeologici sulla Collina Storica. Un progetto che non solo mira a valorizzare il passato della città, ma che getta le basi per un futuro di sviluppo culturale e turistico, facendo emergere un ricco patrimonio finora trascurato.

L’Archeoclub di Paternò, con la sua perseveranza e il suo impegno costante, ha avuto un ruolo cruciale nel sensibilizzare le istituzioni e nel promuovere l’iniziativa che ha finalmente trovato concreta realizzazione.

Già indagando sulle origini del toponimo “Paternò”, si evince la complessità della sua storia antica e le forze centrifughe in essa coesistenti: il nome “Paternò”, utilizzato da tempi immemori, ha radici nel periodo bizantino e deriva dal termine Paternón, riferito alla figura della Venere vergine o alla dea della fertilità. Sebbene la città fosse originariamente conosciuta come Hybla Major, ragioni politiche e religiose portarono alla scelta del nuovo toponimo, segnando una nuova fase nella storia della città. Questo cambiamento, che riflette l’evoluzione del contesto storico e sociale, ha segnato una discontinuità con la memoria antica del luogo, oggi recuperabile grazie alla perseveranza dell’Archeoclub e al subentrato sostegno della Regione Siciliana.

Il finanziamento stanziato consentirà di avviare scavi archeologici mirati a esplorare l’antico sito dell’acropoli di Hybla Major, oggi conosciuto come “Collina Storica di Paternò”. Qui sono stati già rinvenuti reperti risalenti a diverse epoche storiche, da quella greco-romana a quella medievale. Il Cippo di Venere, conservato al Museo di Catania; la Venere di Perri; gli argenti di Paternò, esposti al Pergamonmuseum di Berlino: sono tutti indizi che confermano che la collina è stata testimone di una storia millenaria. E quelli citati rappresentano soltanto una piccola parte dei tesori che potrebbero tornare nella loro città natale, in un futuro museo archeologico.

Molti sono gli indizi che hanno evidenziato la presenza di un sito archeologico a cielo aperto in corrispondenza della Chiesa di Santa Maria dell’Alto: gli interventi strutturali effettuati nel corso della sua storia presentano aspetti particolarmente intriganti perché legati a ragioni che non sembrano riconducibili esclusivamente a esigenze geomorfologiche o tecniche dell’area, e che quindi rappresentano un campo di indagine ancora aperto.

Con l’investimento di 100.000 euro, ottenuto dall’Archeoclub, Paternò sarà oggetto di studi e ricerche che porteranno alla luce un quadro più completo del suo passato, senza dimenticare che il progetto ha anche una rilevanza sociale, oltre che culturale: la valorizzazione del milieu territoriale creerà nuove opportunità per i giovani e le imprese locali, stimolando la nascita di nuove attività nel settore turistico, culturale e artigianale, e generando un indotto economico significativo.

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