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L'Intervento

Terapia monoclonale, 532 i trattamenti disponibili nella Sicilia orientale

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Commissario Covid, Pino Liberti: ”Semplificare l’iter procedurale per incrementarne l’uso”

Ridurre l’ospedalizzazione dei pazienti Covid attraverso l’incremento della terapia monoclonale. Questo l’obiettivo di un incontro formativo, voluto dal commissario per l’emergenza Covid Area metropolitana di Catania, Pino Liberti, che si è tenuto al centro congressi dell’ospedale Cannizzaro di Catania. 

“E’ fondamentale – ha ricordato Liberti – semplificare l’iter procedurale ed è importante la collaborazione tra tutti i soggetti a vario titolo coinvolti, puntando sempre di più ad una maggiore integrazione tra ospedali e territorio.

Nella provincia di Catania al momento sono stati 76 i pazienti trattati, a fronte di 532 terapie disponibili per la Sicilia orientale. In tutta la regione sono stati resi disponibili 1200 trattamenti.

“Gli anticorpi monoclonali – sottolinea Liberti – hanno già dimostrato l’efficacia nei soggetti idonei, quest’ultimi indicati dai medici delle Usca e da quelli di medicina generale. I pazienti riceveranno il trattamento in ospedale. Avrà una durata dai 20 minuti ad un’ora. Al termine della terapia potranno rientrare al proprio domicilio”. 

Nel corso dell’incontro Liberti ha annunciato che nelle Usca opereranno 9 nuovi medici che si occuperanno, in modo esclusivo, di seguire i pazienti in trattamento. Avranno il compito di relazionarsi con le strutture ospedaliere, incontrare il paziente e seguirlo nei giorni successivi alla somministrazione. Il trasferimento dei pazienti sarà assicurato dalla croce rossa italiana.

“Da subito – ha concluso Liberti – bisogna utilizzare i trattamenti già disponibili individuando i pazienti idonei attraverso il sistema informatico dell’Aifa(Agenzia italiana del farmaco). Basterà inserire i dati in un apposito form per capire se il paziente è in target”.

Presenti all’incontro i medici delle Usca(Unità speciali di continuità assistenziale), i direttori generali delle aziende ospedaliere e dell’Asp della provincia di Catania, il direttore del Dipartimento di scienze biomediche e biotecnologiche, Filippo Drago, il presidente dell’Ordine dei medici, Igo La Mantia, e i direttori dei reparti Covid.

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In Primo Piano

Vigili del fuoco, torna la protesta

Il sindacato Usb annuncia lo sciopero nazionale per il prossimo 26 maggio e una manifestazione davanti la Prefettura di Catania.

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Carenza d’organico, ma non solo. Il corpo dei Vigili del Fuoco torna a far sentire la propria voce, chiedendo soluzioni e interventi per le diverse problematiche a cui, da tempo, chiedono soluzioni.

In testa a preoccupare è la cronica carenza di personale che ha determinato, in alcune occasioni, anche la chiusura di alcuni Distaccamenti, come accaduto in passato per Paternò e Adrano.  Con l’estate alle porte e l’emergenza incendi che come accade ogni anno, si ripresenterà, sfornire i territori della presenza fondamentale dei Vigili del fuoco è grave. Da qui, come detto l’intervento del sindacato Usb che parla per voce del suo segretario regionale, Carmelo Barbagallo che annuncia un presidio davanti la Prefettura di Catania, per il prossimo 26 maggio, alle 9.30. (GUARDA INTERVISTA VIDEO)

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Associazionismo

Terza tappa del Percorso di Legalità oggi al comprensivo di Paterno’ Don Milani

Tano Grasso presso l’auditorium dell’IC Don Milani agli alunni delle classi terze: la lotta alla criminalità organizzata è possibile se si è uniti.

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Il piglio fiero di chi ha voluto e saputo conquistarsi la libertà dalla morsa soffocante della criminalità organizzata ha catturato la viva attenzione degli alunni delle terze classi della scuola secondaria di primo grado Don Milani.

A parlare ai ragazzi con un linguaggio serio, schietto e coinvolgente è stato il dott. Tano Grasso, ex commerciante. Da oltre 30 anni in prima linea nella lotta all’estorsione, fondatore e presidente onorario dell’ A.C.I.O. (Associazione Commercianti e Imprenditori Orlandini), prima associazione antiracket nata in Italia. Sebbene viva sotto scorta dal 1991, si definisce, a ragione, uomo libero.

La narrazione parte dal 1990, anno di fondazione dell’associazione che mise insieme i commercianti e gli imprenditori orlandini per dire No al pizzo e prosegue con il racconto delle motivazioni che portarono alla costituzione dell’Associazione, delle dinamiche sociali che si andarono innescando, della reazione della gente del posto, del sostegno di alcuni e della diffidenza di altri. La sua è la testimonianza di chi, da semplice cittadino, insieme ad altri semplici cittadini, ha saputo far rete per opporsi al fenomeno mafioso.

La lotta alla mafia non appartiene solo ai poliziotti o ai magistrati, la lotta alla mafia è un problema che appartiene ad ogni cittadino e l’esito positivo dipende dalla decisione di ogni cittadino. La mia esperienza è quella di un commerciante che si assume la responsabilità di opporsi al racket collaborando con le forze di polizia e in questo ottengono il risultato questo è il modello da offrire a tutti i siciliani in particolare ai giovani Il modello che bisogna offrire ai giovani è che la lotta alla mafia non è un affare per pochi eroi ma per una collettività di semplici cittadini che si muovono insieme nella stessa direzione.

Sono cambiate molte cose in quest’ultimo trentennio: l’associazionismo antiracket è ormai consolidato ed è in grado di mettere al riparo chi denuncia: non c’è la denuncia individuale del singolo ma del gruppo di commercianti e imprenditori, la stessa opinione pubblica si è modificata nel tempo, […] è vero che sono ancora pochi i commercianti che denunciano e sono tanti gli operatori economici sottomessi al pagamento del pizzo.”

L’incontro si inscrive nell’ambito del “Percorso legalità” avviato da mesi dal docente Marcello La Venia. Quella di oggi è stata la terza tappa, dunque, di un itinerario di alto valore formativo che ha visto nella prima giornata il giudice Ayala, che ha raccontato come si conduce un processo di mafia; un secondo incontro ha visto la presenza dell’on. Caterina Chinnici che ha parlato della costituzione del pool antimafia e del lavoro portato avanti, a costo della vita, dal gruppo di giudici che ne furono gli attori più significativi, dal padre Rocco ai colleghi Falcone e Borsellino. Oggi Tano Grasso ha voluto indicare ai giovani l’esistenza di un’alternativa possibile: non solo le Istituzioni, ma la società civile può decidere di dire NO alla mafia e rispondere efficacemente.

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