A poche ore dalla scadenza per l’iscrizione al campionato di Serie D, il futuro del Paternò Calcio è sempre più incerto. Il presidente della società rossazzurra rompe il silenzio e racconta le difficoltà che rischiano di far scomparire una delle realtà più sane del panorama dilettantistico siciliano.
Presidente, qual è oggi la situazione del Paternò Calcio?
A Paternò non ci sono più le condizioni per fare calcio, e a dire la verità non ci sono da parecchi anni. Ma in quel caso ho garantito sempre tutto e tutti. Adesso non ho più le forze per portare avanti il progetto e per garantire tutto e tutti. Da qui il grido d’allarme lanciato settimane fa per continuare, ma tutto ciò non è avvenuto perché probabilmente non interessa a nessuno. Andrebbe a sparire una società sana, come poche. Ma non avendo più le forze, da solo non riesco.
Nei giorni scorsi si è parlato di un interessamento del presidente del Locri. Conferma?
Nei giorni scorsi pare ci sia stato un avvicinamento, un interessamento, ma con cui non ho mai parlato personalmente. Probabilmente queste trattative sono state condotte in privato da tifosi e da un nostro dirigente. Penso che le trattative vadano discusse fra presidenti. Ognuno deve rispettare il proprio ruolo, e ciò tante volte non accade. Io sono disposto a cedere a costo zero, ma alle condizioni precise. Ceduto a imprenditori che concedano le giuste garanzie: non può arrivare chiunque, senza alcuna garanzia. Ci vogliono somme per dimostrare a tutti che la prima parte di campionato si possa andare avanti.
Si parlava di un impegno di 150mila euro. È corretto?
Sì, erano le spese minime, che non mi sarei certo messo in tasca io, ma una dimostrazione per vedere se la persona potesse avere la forza per intraprendere questo percorso, e per evitare che si riproponesse ciò che accadde tre anni fa. Ci vogliono le giuste garanzie, e proteggere la credibilità che abbiamo conquistato in questi anni.
Non è un peccato non iscrivere il Paternò dopo tanti traguardi?
È un peccato mortale, perché è una società sana. Se solo la città ci credesse di più e non sarebbe la grande assente…Probabilmente con 900 paganti avremmo avuto la possibilità di continuare.
I numeri che abbiamo avuto non sono neanche da Prima Categoria.
Può cambiare la situazione da qui a giovedì?
Non saprei, ma spero arrivi una telefonata che possa accendere le speranze.
Ma a essere sincero, io sono molto scettico. Ma sono sempre qui, a disposizione per poter instaurare una trattativa con chi eventualmente si presenti.
A proposito delle condizioni del campo: quanto incidono in tutto questo?
Quello è alla base di tutto. Già da ottobre avevo cercato di coinvolgere gli imprenditori, ma poi, quando si presentano e toccano la realtà con mano, scappano. Uno stadio in quelle condizioni fa scappare tutti. Solo con una struttura adeguata si potrà fare calcio. Stadio in condizioni fatiscenti e quasi vuoto…
Si è parlato di “Promozione” come possibile ripartenza. Che ne pensa?
Ho intuito che la città e i tifosi non gradirebbero questa scelta. La società rimane in vita, in attesa di tempi migliori.
A proposito dello striscione esposto dai tifosi: come lo ha interpretato?
Io capisco la preoccupazione, però più che lo striscione mi aspettavo un aiuto propositivo. Sensibilizzare magari chi per adesso è stato sordo, a partire dalle istituzioni, a tutti i livelli. Non mi arrabbio per lo striscione, comprendo la loro rabbia, ci può anche stare. Ma mi aspettavo altro… un aiuto concreto.