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Cultura

CineCult24,”The Decameron”: tra modernità grottesca e delusione letteraria

Chi si aspettava di rivivere le 100 novelle del Boccaccio, ne è rimasto certamente deluso

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Ha creato aspettative di alto livello – anche se poi saranno gli spettatori a dover decidere se le stesse saranno soddisfatte o meno – la nuova serie targata Netflix dal titolo “The Decameron”, ideata da Kathleen Jordan, uscita lo scorso 25 luglio sulla piattaforma a pagamento e che promette di voler sorprendere il pubblico che vorrà seguirla. Basata sull’omonima opera letteraria di Giovanni Boccaccio, del Decameron porta con se, forse, solo lontanamente l’ombra. L’atmosfera bucolica c’è, i luoghi amenici del capolavoro boccacciano pure, sullo sfondo la peste nera del 1348, ma niente di più. Tutto si ferma qui. Gli stessi personaggi si discostano da quelli originali: in comune hanno solo i nomi. Con lo scorrere degli episodi, 8 in tutto, risulta sempre più difficile immaginare la serie tv come una trattazione ispirata all’opera. Per il resto, siamo difronte ad una reinterpretazione in “american style” che porta con se tematiche che profumano di modernità e ironia (non di certo di quella che fa sempre sorridere) spingendo il tutto, quasi, al livello di soap opera con tanto di colonna sonora anni Ottanta. Se sei una professoressa di letteratura, potresti inorridire.

La vicenda che vede i personaggi in azione è a tratti grottesca, cringe e alle volte anche trash. I dialoghi sono poveri, banali e vuoti e molte volte restano a metà, all’aria. Classificata come dark comedy, non suscita sempre il riso, né il sorriso, ma alcune volte lo spettatore è pervaso da un senso di imbarazzo e forse di noia. Intrighi, complotti, alleanze fatte e disfatte, imbrogli, scambi di persona, amori saffici, tentazioni e peccati: questo è il pentolone in cui bollono tanti ingredienti del plot che forse, nemmeno rimescolandoli, riescono sempre a legare tra loro. Non c’è spazio ai sentimenti veri, anche se si può credere così ad una certa, ognuno persegue il proprio interesse personale.

Ma il mondo, soprattutto quello della cinematografia, è bello perchè anche vario. Per alcuni, comunque, qualcosa di interessante, nella serie, c’è. A partire dai temi trattati come la morte, gli eterni conflitti tra le varie classi sociali, le conseguenze psicologiche di una pandemia (ne siamo usciti anche noi da poco e forse questo tema è ancora a noi vicino), finanche alla libertà sessuale e il tradimento che secondo alcuni vengono trattati con “leggerezza potentissima”. Elemento apprezzabile – ma forse qui noi italiani lo viviamo maggiormente enfatizzandolo per il legame alla nostra terra – è la bellezza dei luoghi mostrati. La serie è stata infatti girata tra Roma e Viterbo, in degli splendidi giardini verdeggianti. L’ambientazione storica è stata ricreata con grande attenzione ai dettagli, con costumi e scenografie che trasportano lo spettatore direttamente nel medioevo. La fotografia gioca un ruolo fondamentale nel rendere vivide le atmosfere contrastanti. Avrei gradito, forse, qualche espressione più puramente italiana-fiorentina, piuttosto che solo qualche “viscontessa” e “padrona/e”. Il regista avrebbe dovuto dato quel tocco in più, quell’elemento di italianità che, a mio parere, la serie meritava.

Tante aspettative, tanta delusione.

Recensione a cura di “LA”

Cultura

Ragalna, Mille parole non basterebbero, una sinfonia sì

Presentato a Ragalna il secondo libro di Alfio Cartalemi: omaggio alla famiglia Chiara e alla forza educativa dell’arte

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Si è tenuta a Ragalna, presso il Palmento Arena e con il patrocinio del Comune, la presentazione del libro “La famiglia Chiara: Artisti per vocazione” del giornalista Alfio Cartalemi. L’evento, presentato da Mary Sottile, si è svolto in occasione del 40° anniversario dell’Autonomia e ha offerto intensi spunti di riflessione sul valore dell’arte, sulla memoria e sull’importanza della cultura come strumento formativo.

Alfio Cartalemi, al suo secondo volume dopo quello dedicato a Michelangelo Virgillito, ha spiegato la scelta della famiglia Chiara come protagonista del suo lavoro: una famiglia paternese dal grande talento musicale, che rappresenta un esempio virtuoso di dedizione e passione. Particolarmente toccante il ricordo di Benedetto Chiara, padre di Rosario, che fece parte della storica orchestra di Paternò. Il progetto editoriale, ha raccontato l’autore, ha preso forma durante il periodo della pandemia da Covid-19, un tempo di riflessione e riscoperta dei valori fondamentali.

Giuseppe Pappalardo, poeta e scrittore che ha curato la prefazione del libro, ha definito l’opera una “biografia meditata”. Secondo Pappalardo, il testo permette di distinguere tra talento, attitudine (cioè la capacità di trasformare il talento in abilità concreta) e musicalità, una qualità innata e misteriosa. Ha inoltre sottolineato l’importanza educativa del libro, che si contrappone alla cultura del “tutto e subito”, al consumismo e alla superficialità promossa dai social media. In questo contesto, la figura della famiglia Chiara si staglia come modello ispiratore per le giovani generazioni, sempre più disorientate da una “società liquida” — per usare le parole di Bauman — priva di punti fermi e progettualità.

La musicista e docente Norma Viscusi ha proposto un’analisi poetica e profonda dell’arte, intesa come espressione di vocazione e trascendenza. Ha messo in luce come la musica vada oltre il significato esplicito per accedere a un piano più alto, ineffabile, capace di comunicare ciò che le parole non possono esprimere.

L’intervento del professore Giuseppe Montemagno, docente di Storia Musicale presso il Conservatorio “V.Bellini” di Catania, ha confermato che il racconto del libro sul Maestro Chiara, tracciato dall’autore, corrisponde ad un periodo delicato e di trasformazione del Teatro Massimo  e del prestigioso Conservatorio; il Maestro Chiara oltre ad essere un ottimo violinista ha saputo alzare “la testa”.

La serata si è conclusa con l’esibizione dei violinisti Antonio Magrì e Angelo Di Guardo, noti come Violinisti in jeans ed ex allievi del Maestro Chiara, che hanno regalato al pubblico un momento di grande suggestione e intensità emotiva.

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Cultura

Ragalna, “La famiglia Chiara: Artisti per Vocazione”, il libro di Alfio Cartalemi

Torna con un nuovo lavoro dedicato al maestro di violino Rosario Chiara, in una lunga e appassionata intervista che diventa testimonianza di memoria viva

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A Ragalna nel 40° anniversario dell’Autonomia e con il Patrocinio del comune, si terrà  domani pomeriggio alle ore 19:15, presso il Palmento Arena, la presentazione del libro “La famiglia Chiara:  Artisti per Vocazione”, a cura del giornalista Alfio Cartalemi.

Dopo il volume destinato a Michelangelo Virgillito, pubblicato lo scorso anno, Cartalemi torna con un nuovo lavoro dedicato al maestro di violino Rosario Chiara, in una lunga e appassionata intervista che diventa testimonianza di memoria viva.

ALFIO CARTALEMI, L’AUTORE DEL LIBRO

Il giornalista, da anni impegnato nel recupero della memoria storica e culturale del territorio etneo, ci offre stavolta un ritratto autentico di una famiglia di musicisti, attraverso il racconto lucido e appassionato di Rosario Chiara, oggi ultranovantenne, ma ancora attivo e partecipe. Il maestro racconta la storia sua, del padre, del fratello e del loro profondo legame con la musica e con istituzioni prestigiose come il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania e il Liceo Musicale, oggi Conservatorio.

Serata presentata dalla giornalista Mary Sottile. Interverranno alla presentazione del libro Giuseppe Pappalardo, poeta scrittore, che ha curato la prefazione del volume; Norma Viscusi, poetessa e musicologa, amica del maestro Chiara; Giuseppe Montemagno, dottore di ricerca in Studi sul patrimonio culturale, docente di discipline storico-musicali e teatrali presso il Conservatorio “V. Bellini” di Catania, che relazionerà sul valore dell’opera.

La serata si concluderà con un momento musicale di grande suggestione: i violinisti Antonio Magrì e Angelo Di Guardo, ex alunni del maestro Chiara e oggi celebri artisti come “Violinisti in jeans”, ambasciatori della Sicilia nel mondo, renderanno omaggio al loro maestro con un’esibizione dal vivo. Un’occasione speciale per riscoprire la memoria collettiva attraverso l’arte e la musica, immersi nella bellezza e nella frescura di Ragalna.

 

 

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