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giudiziaria

Paternò, operazione “Athena”, la Cassazione decide se applicare la misura dei domiciliari per sindaco Naso

La Suprema corte dovrà esprimersi sui domiciliari (attualmente sospesi come aveva deciso il Tribunale del Riesame), non solo per il primo cittadino paternese ma anche per gli ex assessori Salvatore Comis e Pietro Cirino

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foto "WIKIPEDIA- CORTE DI CASSAZIONE ROMA"

Sono in programma nella giornata di oggi e di domani a Roma le udienze davanti alla Cassazione, nelle quali i giudici dovranno decidere se applicare la misura cautelare degli arresti domiciliari per il sindaco di Paternò Nino Naso (la Cassazione esaminerà oggi il caso), per l’ex assessore Salvatore Comis(domani sarà all’esame della Suprema Corte) nonche per Pietro Cirino ex consigliere comunale e assessore nella prima sindacatura Naso. I tre sono finiti sotto inchiesta nell’ambito dell’operazione “Athena” dell’aprile dello scorso anno, in cui risultano indagate complessivamente 49 persone.

I tre politici paternesi sono accusati di voto di scambio politico mafioso. La Cassazione, quindi, dovrà esprimersi sugli arresti domiciliari, attualmente sospesi, come aveva deciso alla fine dello scorso mese di settembre il Tribunale del riesame. Quest’ultimo aveva disposto  la sospensione dell’ordinanza che stabiliva  i domiciliari per gli indagati fino a che la sentenza non fosse stata definitiva.  Lo stesso reato è contestato a due presunti esponenti del clan Morabito- Rapisarda, legato alla famiglia Laudani di Catania, ossia Vincenzo Morabito e Natale Benvenga. Anche in questo caso la Cassazione si esprimerà per quest’ultimi due soggetti nelle prossime ore: il Tribunale del Riesame aveva applicato lo stesso provvedimento degli altri tre indagati.

Il prossimo 9 settembre si aprirà il processo per Naso e Comis visto che i legali dei due esponenti politici hanno chiesto il giudizio immediato. E nelle scorse ore il GUP Carlo Cannella ha rinviato a giudizio il resto degli indagati dell’operazione “Athena”. Il processo si aprirà il prossimo 6 marzo. L’inchiesta Athena si basa su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò e avrebbe fatto emergere gli interessi del clan Morabito sulle aste giudiziarie di immobili nelle province di Catania e Siracusa.

 

giudiziaria

Catania, assoluzione del professore che palpeggiò studentesse, Procura presenta ricorso

“Non c’è stata una pressione particolare delle mani” sul seno scrissero i giudici nella sentenza di assoluzione. Docente era imputato di violenze sessuali e molestie verbali avvenute tra il 2010 e il 2014 nei confronti di otto ragazze

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A Catania la Procura di Catania ha presentato appello contro la sentenza di assoluzione del professore dell’università etnea che era imputato di violenze sessuali e molestie verbali avvenute tra il 2010 e il 2014 all’ospedale Vittorio Emanuele-Ferrarotto nei confronti di otto studentesse.

Il docente è stato assolto dalle accuse, in parte perché prescritte, e altre, motivò il tribunale, in quanto è vero che “ha appoggiato i palmi al seno” però “non c’è stata una pressione particolare delle mani”. Nel ricorso, firmato dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Francesco Cristoforo Alessandro Camerano, si censura “l’inaccettabile decorso del tempo” del processo che “ha impegnato diversi collegi ed è durato 9 anni per una sentenza di primo grado che ha creato un danno alle parti offese e ha inciso sui ricordi dei testimoni”.

“La sentenza impugnata – scrivono i pm Ardita e Camerano – erra nella applicazione concreta dei consolidati principi generali in tema di valutazione delle dichiarazioni della parte offesa, che pure dichiara di volere applicare”.

La Procura sottolinea “l’insanabile vizio logico di contraddizione interna della motivazione” che da una parte riconosce che a carico dell’imputato “è certamente emersa la prova di un comportamento predatorio, ossessivo nei confronti delle studentesse che sceglieva come oggetto del suo desiderio sessuale, come dimostrano le convergenti dichiarazioni delle persone offese, nonché di una pluralità di testimoni che erano a conoscenza dei seriali modi di fare del professore”, ma poi – si sottolinea nell’appello – “perviene alla illogica conclusione della carenza di prova del dolo (pur avendo affermato che è emersa la prova del delirio sessuale dell’imputato) e dell’elemento oggettivo del reato contestato di violenza sessuale”.

La Procura etnea censura la sentenza che guarda al singolo dettaglio e non al quadro d’insieme con “l’errata parcellizzazione” delle testimonianze delle parti offese che sfociano nella “non motivata conclusione della inattendibilità dell’intero narrato convergente”.

Per i pm Ardita e Camerano, infatti, “costituisce una prova insuperabile della responsabilità penale dell’imputato il narrato complessivo di ben 8 diverse giovani vittime, molte delle quali non si conoscevano affatto tra di loro all’epoca delle violenze subite, le quali riferiscono concordemente le medesime violenze subite, in modo convergente, dettagliato e puntuale, anche con riferimenti a taluni specifici particolari”.

 

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Cronaca

Caltagirone, 10 persone condannate a pene di breve durata a servizio della collettività

Attività socialmente utile che diventa realtà grazie ad una convenzione siglata tra il Comune ed il Tribunale.

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Dieci persone condannate a pene di breve durata a servizio della collettività.

Attività socialmente utile che diventa realtà a Caltagirone, grazie ad una convenzione siglata tra il Comune ed il Tribunale.

La convenzione prevede la possibilità per 10 soggetti di impegnarsi in lavori di pubblica utilità e in lavori socialmente utili. Accordo preso nel corso di un breve incontro durante il quale si è ribadito quanto questa iniziativa, dell’assessorato alla Legalità e dell’Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna (Udepe) di Catania, segni una svolta organizzativa nell’implementazione di percorsi condivisi di prevenzione e riabilitazione, con l’obiettivo di definire buone prassi di intervento e realizzare, sul territorio, un’interazione proficua fra le istituzioni.

Alla sottoscrizione erano presenti tra gli altri il presidente del Tribunale Vincenzo Panebianco, la direttrice dell’Udepe di Catania Maria Pia Fontana, il sindaco di Caltagirone Fabio Roccuzzo e l’assessore alla Legalità, Giuseppe Fiorito.

“Con questa convenzione si attuano i principi sanciti dal comma III dell’articolo 27 della Costituzione sulla funzione sociale e rieducativa della pena – cosi ha dichiarato l’assessore Fiorito che ha aggiunto – le dieci persone potranno fornire un utile supporto nelle diverse aree di competenza del Comune, svolgendo così attività a beneficio della collettività”

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