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In Primo Piano

Biancavilla, camion si ribalta in via Maria Santissima Addolorata

Sul posto i soccorritori. Atterrato in paese l’elisoccorso

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Paura questa mattina in via Maria Santissima Addolorata, dove un grave incidente stradale ha coinvolto un camion che trasportava un bobcat ed una fresa stradale. Secondo le prime ricostruzioni, il camion avrebbe perso il controllo della marcia a causa di un probabile guasto meccanico. Il conducente, impossibilitato a governare il mezzo, è finito dapprima contro un muretto per poi ribaltarsi violentemente e impattare contro il pilastro dell’ingresso di un’abitazione privata. L’impatto è stato tanto violento da richiedere l’intervento immediato dei Vigili del Fuoco, che hanno dovuto operare per estrarre l’uomo dalle macerie del mezzo. Le operazioni di soccorso si sono rivelate complesse a causa delle condizioni in cui si trovava il veicolo dopo il ribaltamento.

Sul posto è intervenuta tempestivamente un’ambulanza medicalizzata del 118 per prestare le prime cure al conducente. Data la complessità della situazione, è stato richiesto anche l’intervento dell’elisoccorso, decollato dall’ospedale Cannizzaro di Catania ed atterrato presso l’elipista di Adrano, per prendere in carico l’autista del mezzo pesante. L’incidente ha avuto pesanti ripercussioni sulla circolazione stradale della zona. La Polizia Municipale di Biancavilla è intervenuta immediatamente per regolare il traffico, andato completamente in tilt a causa della chiusura temporanea del tratto interessato dal sinistro. Presente sul posto anche la Protezione Civile di Biancavilla per supportare le operazioni di soccorso e messa in sicurezza dell’area. Le cause dell’incidente dovranno essere chiarite delle autorità competenti, che procederanno con tutti i rilievi necessari per chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto. Le condizioni di salute del conducente, non dovrebbero essere gravi.

 

In Primo Piano

Catania, Flai Cgil : “Nel mondo agricolo c’è precarietà, sfruttamento e silenzi istituzionali”

Braccianti agricoli stranieri sfruttati nei territori di Adrano, Biancavilla e Paternò. Qui centinaia di lavoratori sono costretti a vivere in situazioni disumane nella baraccopoli di Ciappe Bianche

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Il lavoro agricolo nella provincia di Catania è un sistema che si regge ancora oggi su precarietà, sfruttamento e silenzi istituzionali. A denunciarlo è la Flai Cgil, che ha presentato il nuovo Rapporto sul lavoro agricolo durante l’assemblea generale tenutasi presso il salone della CGIL in via Crociferi.  Il dossier è il frutto dell’attività sul campo delle Brigate del Lavoro e contiene un’analisi dettagliata del settore, basata su dati INPS e testimonianze dirette.

“Ma i numeri non bastano a raccontare tutto. Il cuore del rapporto è nelle storie dei braccianti, raccolte nei campi e nei ghetti informali. Una tra tutte, quella di Mohamed Mouna, 24 anni, ucciso per essersi rifiutato di sottostare ai ricatti del caporalato. A lui è dedicato questo lavoro di denuncia e proposta. La baraccopoli di Ciappe Bianche a Paternò è il simbolo di un’emergenza umanitaria ignorata”, ha dichiarato Giuseppe Glorioso, segretario generale della Flai Cgil Catania.

I numeri parlano chiaro: tra il 2020 e il 2024 gli operai agricoli in provincia sono passati da 30.395 a 26.789, con una perdita dell’11,86%.

Oltre il 97% degli occupati lavora con contratti a tempo determinato. Il tasso di irregolarità ha superato il 20% e le retribuzioni restano tra le più basse del mercato del lavoro. Allarmante anche la condizione dei lavoratori migranti che rappresentano oggi il 19% della forza lavoro, spesso in condizioni di vita estreme.

I lavoratori a tempo determinato nati in paesi diversi dall’Italia sono aumentati del 5,37 % nel quinquennio.

Rimangono esclusi da queste statistiche le centinaia di lavoratori irregolari privi di permesso di soggiorno che vengono sfruttati da caporali spesso loro connazionali, che li pagano meno di un euro per ogni cassetta raccolta.

Un fenomeno trasversale in tutta la provincia, che vede impegnati cittadini bulgari sul versante acese e nordafricani nei territori di Adrano, Biancavilla e Paternò Proprio a Paternò centinaia di lavoratori sono costretti a vivere in situazioni disumane nella baraccopoli di Ciappe bianche.

Un insediamento informale alle pendici dell’Etna, nella prima periferia della città, dove “vivono” da dieci anni lavoratori agricoli migranti, principalmente provenienti dal nord Africa che arrivano qui per il periodo della raccolta agrumicola.

Durante l’assemblea, la Flai ha rilanciato la richiesta di piena applicazione della Legge 199 del 2016, chiedendo l’attivazione in tutte le province italiane delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, organismi di coordinamento tra istituzioni, sindacati e associazioni datoriali per affrontare in modo integrato temi come alloggi, trasporti, intermediazione e prevenzione del lavoro nero. Oggi risultano operative solo 49 sezioni in Italia, meno della metà di quelle previste.

Tonino Russo, segretario regionale Flai Cgil Sicilia, ha puntato il dito contro la mancanza di volontà politica:

“In Sicilia abbiamo solo sessanta ispettori del lavoro. Le vertenze aperte sono tante: dai consorzi ai forestali, agli enti di sviluppo agricolo. Incontriamo tutti i gruppi dell’ARS per chiedere soluzioni, ma il presidente della Regione si rifiuta di riceverci. Non vuole assumere impegni sul precariato storico. Intanto l’emergenza siccità continua senza che si stia facendo alcun intervento concreto sul territorio».

Carmelo De Caudo, segretario generale della Cgil di Catania, ha collegato il tema dei controlli al voto del prossimo giugno: “Abbiamo pochi ispettori e tra poco molti andranno in pensione. Non esiste un coordinamento tra loro. È fondamentale che le aziende comincino a vigilare su chi affidano gli appalti. Servono controlli veri. Per questo diciamo sì ai cinque quesiti referendari dell’8 e 9 giugno: servono per restituire dignità al lavoro e combattere il sommerso».

A concludere i lavori è stato Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil nazionale, che ha evidenziato l’importanza strategica di attivare le sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità.

 

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Associazionismo

Catania, progetto “Le mani in pasta”, per giovani con disturbo spettro autistico

“Il lavoro rappresenta un’importante occasione relazionale e di crescita, ma soprattutto dona loro dignità e senso”. A dirlo Federico Lupo, presidente di “Un futuro per l’autismo”

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FOTO WEB

Il progetto “Le mani in pasta”, indirizzato a soggetti con disturbo dello spettro autistico, ha formato come pizzaioli sei adulti, con età compresa tra i 20 e i 30 anni.

Il corso che li ha impegnati per quattro volte al mese da ottobre a maggio è stato tenuto da maestri della Nazionale italiana pizzaioli (Nip). Ad organizzarlo l’associazione ‘Un futuro per l’autismo’ in collaborazione con ‘Un altro modo’. Alla fine del corso i sei partecipanti sono stati premiati, nella sede dell’impresa sociale Cantine di Loreto di Acireale, con gli attestati che li dichiara ‘piazzaioli con le mani in pasta”.

“È un modo per dare il giusto merito ai nostri ragazzi per il percorso che hanno fatto, legato alla panificazione e alla pizzeria- ha detto Federico Lupo, presidente di “Un futuro per l’autismo” – l’inserimento lavorativo si coniuga perfettamente con il progetto di vita dei nostri ragazzi, da cui non può prescindere. Il lavoro rappresenta un’importante occasione relazionale e di crescita, ma soprattutto dona loro dignità e senso”.

Vera Caltabiano, componente dell’associazione ha spiegato  che ” il lavoro delle istituzioni è fondamentale  da quando si ha una diagnosi fino al momento dell’inserimento nella società, perché gli unici che possono garantire attività adeguate per i nostri ragazzi sono gli enti locali. Ma devono collaborare: con le associazioni di familiari e con le cooperative che offrono i servizi. Solo così si può garantire un futuro ai nostri ragazzi. Futuro che è la cosa che ci ha preoccupati – sottolinea – dal giorno in cui ci hanno detto ‘vostro figlio ha un disturbo dello spettro autistico’. Lì il pensiero che dobbiamo lasciare i nostri figli senza che abbiano uno spazio nella società è terribile”.

La consegna degli attestati è stata l’occasione di parlare di un percorso comune per costruire un progetto di vita che coinvolga famiglie e istituzioni. Un esempio arriva dal comune di Sant’Agata Li Battiati che al progetto di vita delle persone con autismo ha deciso di destinare un terreno confiscato alla mafia.

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