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Eventi

Ferragosto 2023: tanti eventi e idee last minute

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Se trascorrere il ferragosto al mare sembra essere la scelta più gettonata, per chi ha voglia di cambiare o per chi resta semplicemente in città, ecco una lista di cose da fare a ferragosto 2023 a Catania e dintorni.

Siti culturali

Musei, parchi archeologici e altri luoghi della cultura della Regione Siciliana resteranno aperti lunedì 14 e martedì 15 agosto. Lo ha deciso l’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, in linea con le disposizioni del ministero della Cultura. A Catania restano aperti il Castello Ursino (10-19) e il Museo Vincenzo Bellini (9-13). Per una gita fuori porta nelle vicine province vi aspettano: a Siracusa l’area archeologica della Neapolis e Orecchio di Dioniso, la Villa del Tellaro a Noto e l’area archeologica del Teatro antico di Akrai (9-18:30), oltre al Castello Maniace; nel messinese il Teatro antico di Taormina, l’area archeologica e il museo di Naxos e Isola Bella; nell’ennese restano aperti il Parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina. Per verificare gli orari di ingresso si consiglia di contattare preventivamente il parco archeologico (09-18). Per gli orari si consiglia comunque di visionare i siti internet ufficiali dei luoghi d’interesse.

Feste medievali, carri allegorici e feste religiose

E se vi va di trascorrere una serata tra costumi e ambientazioni medievali, giocolieri, sbandieratori e sputafuoco, allora non perdetevi la festa medievale di Motta Sant’Anastasia, evento che richiama ogni anno moltissime persone. Alla festa partecipa l’intero borgo medievale di Motta e si estende nella strada che porta al castello che la rende ancora più suggestiva. E restando in tema borghi medievali, sicuramente ferragosto è l’occasione giusta per visitare Randazzo che proprio nelle giornate 14-15 agosto festeggia la solennità più importante dell’anno con l’uscita della “Vara” dedicata compatrona Maria S.s. Assunta. Si tratta di un carro allegorico-trionfale, alto quasi 20 metri, che rappresenta, su diversi piani sovrapposti, ruotanti attorno a un asse centrale, i Misteri mariani della Morte, Assunzione e Incoronazione, con circa 30 personaggi viventi, ragazzi e ragazze, che sono stati sottoposti ad un rigoroso digiuno preventivo, e raffigurano la Madonna, la Trinità, gli Apostoli, Angeli e Santi. Tra gli eventi religiosi c’è anche la festa in onore di Maria Ss. del Ponte a Caltagirone, la famosa scalinata verrà illuminata da tante luci colorate che raffigureranno il volto della madonna e a seguire spettacoli pirotecnici. Domani proseguiranno i festeggiamenti con il corteo del senato e la processione religiosa.

Montagna

Per gli appassionati della montagna la Sicilia offre scenari unici e la possibilità di godersi un cielo stellato e la vista panoramica sull’Etna oppure perchè no organizzare un picnic in buona compagnia con l’aria fresca nella Pineta dei Monti Rossi. Per i più piccoli e per tutta la famiglia l’idea è quella di passare una giornata all’insegna della natura e del divertimento in uno dei parchi avventura sull’Etna.

 

 

 

Cultura

Catania, Iulia torna a casa: la lapide che scuote la storia dell’Etna

Un’antica epigrafe cristiana riscrive la memoria di Catania e Hybla

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A Catania il ritorno di un’antichissima epigrafe cristiana. Ma dietro la tenerezza della bambina di Hybla si cela un messaggio potente: il passato non è muto. Bisogna saperlo ascoltare.

Il 17 luglio 2025, alle ore 18:00, il Museo Diocesano di Catania apre le sue porte a un evento che non è solo culturale, ma anche simbolico. Arriva finalmente a casa, dopo due secoli d’esilio a Parigi, la lapide di Iulia Florentina, una bambina morta a soli diciotto mesi e sepolta “davanti alle porte dei martiri”. È il cuore pulsante della mostra “Revelare. AGATA | rivive | IVLIA”, che sarà visitabile fino al 6 marzo 2026.

Ma dietro quel marmo freddo e silenzioso si nasconde una storia potentissima. Perché Iulia non era di Catania. Era nata a Hybla, un nome antico che riecheggia nelle fonti classiche e che oggi possiamo riconoscere con sicurezza in Paternò, sul versante sud-ovest dell’Etna.

E qui comincia il terremoto storiografico.

 

Un’epigrafe cristiana che riaccende la memoria di una città pagana

L’iscrizione di Iulia è, a oggi, la più antica testimonianza cristiana certa dell’area catanese. Fu scoperta nel 1730 a Catania, in una campagna appartenente a Ignazio Rizzari. Eppure, è molto di più di un reperto funebre: è un documento che fa luce su una fase poco conosciuta della Sicilia tardoantica, quando il cristianesimo stava conquistando gli spazi pubblici, le necropoli, i nomi, gli animi.

Iulia nata a Hybla”: cinque parole incise che sfondano il muro del tempo. Perché Hybla – o meglio Hybla Major – è l’antico nome di Paternò. Una città che oggi vive troppo spesso dimenticata nel presente, ma che ha radici millenarie, forti, profonde. Tuttavia, attenzione: non confondiamo la cristianità della lapide con le origini di Hybla.

La città in cui nacque Iulia era antichissima, e pagana. Qui, in tempi remoti, si venerava Venere. Il culto della dea — tra i più diffusi nel Mediterraneo precristiano — è testimoniato da reperti votivi e statuette, oggi conservati in musei siciliani e internazionali. Hybla fu luogo sacro ben prima che i Vangeli vi mettessero radici. La lapide di Iulia non cancella questa storia: la completa.

 

La bambina, i martiri e l’Etna: quando la pietra parla

La frase incisa sulla lapide – “davanti alle porte dei martiri” – è un capolavoro di sintesi teologica e topografica. Significa che a Catania, nel IV-V secolo, esistevano già luoghi di culto legati ai martiri, come Sant’Agata e Sant’Euplio. Non c’è nulla di retorico qui: questa è una prova concreta. Uno squarcio reale sulla vita religiosa dell’Etna in epoca tardoimperiale.

La piccola Iulia fu sepolta accanto a chi aveva dato la vita per la fede. Questo ci dice che la sua famiglia era cristiana, probabilmente convertita da poco. E che la fede, in quel tempo di confini mobili tra paganesimo e cristianesimo, non era ancora una tradizione, ma una scelta. Spesso una sfida.

 

Il ritorno: un segnale per il presente

Il ritorno della lapide è stato reso possibile grazie all’impegno congiunto dell’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, della prof.ssa Cristina Soraci, docente di Storia romana all’Università di Catania, della dott.ssa Grazia Spampinato, direttrice del Museo Diocesano, e di Mons. Antonino La Manna, vicario episcopale per la Cultura. Al loro fianco, l’Archeoclub d’Italia – sede di Ibla Major, e i Kiwanis Club di Paternò e Catania Est, da anni protagonisti nella riscoperta del patrimonio identitario etneo.

La mostra “Revelare” nasce proprio da questo sforzo collettivo ed è molto più di una semplice esposizione: è una sfida alla narrazione ufficiale. Perché la storia non è mai lineare, ma fatta di fratture, crolli e rinascite. “Revelare” ci scuote, ci spinge a guardare oltre, a far emergere ciò che la storia ha spesso nascosto o ignorato.

 

Perché Iulia ci riguarda?

Perché ci ricorda che i luoghi hanno una memoria. E che questa memoria può essere perduta, o negata, o deportata. Come accadde alla lapide, finita nei magazzini del Louvre nel 1825 e dimenticata per 200 anni. Ma ogni tanto – se abbiamo occhi per vedere e coraggio per riconoscere – la storia torna. Chiede ascolto. Chiede rispetto. Chiede che la verità, finalmente, venga rivelata.

Revelare, appunto…

 

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Eventi

Paternò, ultimo giorno di scuola per una maestra: quello di Lilli Grasso

Dal primo settembre, ufficialmente, Lilli dirà addio alla campanella. Ma in verità, da oggi, quella campanella suona per lei un’ultima volta. A salutarla, oltre i colleghi del comprensivo “Don Milani”, anche ex alunni

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Ogni anno, con la chiusura dell’anno scolastico, si chiude anche un capitolo importante per alcuni insegnanti. E per qualcuno, arriva il momento più atteso – e forse anche il più temuto – di una vita: la pensione. Oggi è il turno della maestra Lilli Grasso, dell’Istituto Comprensivo “Don Milani” di Paternò.

Non è un addio che arriva per età, ma per traguardo raggiunto, dopo tanti, tantissimi anni di servizio. Una carriera fatta di dedizione, pazienza, amore per i bambini e passione autentica per l’insegnamento.

Dal primo settembre, ufficialmente, Lilli dirà addio alla campanella. Ma in verità, da oggi – 1 luglio – quella campanella suona per lei un’ultima volta. E non c’è suono più dolce o più malinconico.

Dopo l’ultimo collegio docenti del 30 giugno, lungo e partecipato, l’Istituto ha voluto sorprenderla: oltre ai colleghi, sono arrivati anche ex alunni, richiamati da una voce amica che ha fatto il giro del cuore.

Sono venuti a salutarla, a ringraziarla, a dirle che – anche se il tempo è passato – la “maestra Lilli” resta lì, nei loro ricordi, intatta. Sempre gentile, sempre curata, con i capelli ricci e lo sguardo attento. Quasi una bambola, qualcuno ha detto, ma viva di quella vita che solo chi ha vissuto tra i banchi sa trasmettere.

Di lei nessuno ricorda un rimprovero ad alta voce, mai un tono sgarbato. Solo gesti misurati, parole gentili, una presenza educata ma ferma. Per cinque anni, ogni suo alunno ha avuto accanto una seconda mamma. Oggi è commossa, ed è giusto così. Perché lasciare la scuola non è solo chiudere una porta. È lasciare un pezzo di sé.

A lei, con gratitudine e affetto, un sincero augurio: buona vita, maestra Lilli. Che la campanella ora suoni solo per ricordarti quanto bene hai fatto.

 

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