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Cultura

“Giornate Fai d’autunno”: un successo con migliaia di visitatori nei siti etnei

Dieci luoghi aperti fra Viagrande, Giarre, Bronte, Nicolosi, Linguaglossa fino a Caltagirone

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«Seguo ogni anno qualche evento del FAI e ho piacere di dirvi che quest’anno vi siete superati. Il tema “alta quota” e i siti a disposizione sono stati uno più bello dell’altro. Inoltre, ho notato che i piccoli e giovani ciceroni accompagnatori erano ben scelti e ben formati. Insomma, ho avuto l’impressione che nulla sia stato lasciato al caso. Complimenti di cuore».

Il bilancio delle Giornate FAI d’Autunno sull’Etna si legge nei commenti e nei messaggi degli oltre tremila visitatori che hanno aderito durante lo scorso weekend del 12 e 13 ottobre. Un «trionfo» per la Delegazione di Catania del Fondo Ambiente Italiano, per i suoi Gruppi Giovani e di Caltagirone, che hanno fatto registrare il maggiore numero di partecipazioni a livello regionale.

La novità della “gita fuori porta” tra le bellezze paesaggistiche e architettoniche del vulcano, con la complicità del bel tempo, ha convinto adulti e bambini, coppie e famiglie, gruppi di amici e singoli viaggiatori, a mettersi in coda per ammirare i dieci luoghi aperti per l’occasione, dislocati fra Viagrande, Giarre, Bronte, Nicolosi, Linguaglossa e Caltagirone.

Una scommessa vinta che appartiene non solo ai volontari del FAI, ma anche e soprattutto ai cittadini che credono nel valore e nella forza del territorio etneo, così ricco di storie positive.

«Aprire i siti nel territorio circostante e non in città era una scelta difficile, ma anche doverosa per fare scoprire al pubblico le enormi possibilità che riserva il vulcano – afferma il capo delegazione FAI Catania Maria Licata – il racconto di produttori, scienziati, imprenditori, artisti che qui operano, ha dimostrato che scegliere di vivere in questa terra, nel rispetto del territorio e conoscendone la storia, può essere un’opportunità straordinaria».

Una fatica ricambiata da una felice soddisfazione per i Giovani del FAI, protagonisti dell’organizzazione della “due giorni”: «La gente è rimasta appagata e questo è quello che più ci ha riempito di gioia – commenta il capo Gruppo Silvia Majorana – abbiamo impiegato tante risorse ed energie, soprattutto laddove la gestione era più complessa, e il pubblico ha risposto benissimo, con una partecipazione e con una raccolta fondi che rappresentano per noi volontari un enorme segno di riconoscimento verso il nostro impegno per la salvaguardia e le tutela dei beni culturali».

Il capo delegazione Maria Licata ha poi sottolineato la grande valenza della sinergia con le istituzioni – prima fra tutte la Regione Siciliana – con aziende pubbliche e private, e con associazioni che credono nell’impegno del Fondo Ambiente Italiano: «La riuscita delle Giornate FAI, si deve anche al sostegno dei numerosi partner che condividono con noi la responsabilità di valorizzare il patrimonio locale, ai quali va tutta la mia riconoscenza».

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Cultura

Catania, la storia si risveglia: Iulia segna il ritorno della memoria cristiana al Museo Diocesano

Un’epigrafe, una bambina, e il cristianesimo che affiora dal silenzio dei secoli

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Dopo 236 anni al Louvre, la lapide di Iulia Florentina è tornata nel luogo delle sue origini. E non è solo un reperto archeologico: Catania accoglie il primo segno certo della sua cristianità nascente, in una mostra che è insieme memoria, identità e visione.

La mostra “Revelare: Agata | Rivive | Iulia”, inaugurata al Museo Diocesano di Catania e visibile fino al 6 marzo 2026, è il culmine di una lunga attesa. Dietro c’è un lavoro corale – studiosi, archeologi, istituzioni e passione civile – ma soprattutto una figura chiave: la docente Cristina Soraci, storica dell’Università di Catania, che ha reso possibile questo evento.

Già nel 1958, lo storico Santo Mazzarino aveva tenuto una conferenza sull’epigrafe di Iulia Florentina, riconoscendone l’importanza nel contesto della cristianizzazione della Sicilia. Tuttavia, dopo quell’intervento, la ricerca cadde nel silenzio per molti anni.

Fu solo nel 2008, grazie all’intuizione di Padre Zito, che la lapide fece per la prima volta ritorno a Catania con un prestito temporaneo dal Museo del Louvre. Anche se l’esposizione durò solo due mesi, quell’evento riaccese l’interesse della città e pose le basi per un nuovo impegno di studio.

Negli anni successivi, la professoressa Soraci ha raccolto quella eredità, riprendendo la ricerca con passione e rigore. È merito di intellettuali aperti e lungimiranti se quell’intuizione, rimasta per anni inascoltata, si è trasformata in un percorso concreto che, attraverso lo studio delle forme semplici e degli accostamenti, permette di decodificare i segni utili a promuovere una nuova consapevolezza identitaria.

Iulia era una bambina. Nata pagana a Hybla Major, l’attuale Paternò, morì giovanissima dopo aver ricevuto il battesimo in punto di morte. La sua epigrafe – ricchissima, fitta, tenera… forse, unica nel mondo romano – parla di miracoli, di voce divina, e di una sepoltura tra i martiri, vicino a Sant’Agata. Non è solo un ricordo: è un indizio potente su come nacque e si diffuse il culto cristiano in Sicilia.

L’epigrafe fu ritrovata nei pressi di via Androne a Catania e, dopo varie peripezie che la collegano alla vita dell’architetto e massone francese Léon Dufourny, venne acquisita dal Louvre. Ora, grazie a un prestito permanente concesso dal museo parigino, torna nel cuore della città, accanto ad altri segni fondativi del cristianesimo etneo. Un ritorno non solo fisico, ma spirituale.

La Soraci lancia, inoltre, una piccola provocazione: questa lapide rappresenta finora la prima testimonianza cristiana certa dell’area catanese, ma potrebbero esistere altre tracce ancora da indagare. A riguardo, cita le ricerche del professor Dario Palermo, che anni fa aveva proposto l’avvio di scavi archeologici nell’area cimiteriale di Villa Bellini, ipotesi mai concretizzata.

Magali Coudert, Conservatrice capo del Dipartimento delle Arti di Bisanzio e delle Cristianità in Oriente del Louvre, ha spiegato che la stele non era mai stata esposta a Parigi per ragioni di spazio e per la rigorosa selezione delle opere. Tuttavia, ha espresso grande soddisfazione per la sua nuova collocazione a Catania, ritenuta il luogo più adatto ad accoglierla, pur restando proprietà del museo francese.

La diocesi di Catania sottolinea come la storia religiosa dell’epigrafe sia profondamente legata a quella del territorio, contribuendo a rafforzare l’identità culturale e spirituale della comunità.

Accanto a questa preziosa epigrafe, riemerge il paesaggio culturale di Paternò, la già citata Hybla Major e terra d’origine di Iulia. Un luogo che, grazie all’instancabile impegno dell’Archeoclub – sede di Ibla Major, e del Kiwanis Club di Paternò e Catania Est, è tornato al centro di una riflessione profonda, volta a restituire voce e dignità a un territorio troppo a lungo dimenticato. Ora, attraverso Iulia, quel paesaggio ritrovato si riallaccia in modo indissolubile al presente, segnando una nuova consapevolezza storica e identitaria.

All’inaugurazione erano presenti anche il sindaco di Catania, Enrico Trantino, e Lina Scalisi, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catania, a testimonianza del coinvolgimento delle istituzioni civili e culturali della città.

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Cultura

Paternò, cultura in lutto: morto lo storico Mimmo Chisari

E’ stato autore di libri di narrativa scolastica e di opere a carattere storico divulgativo. E’ stato cofondatore del Museo della Civiltà Contadina. 

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“Stanotte ci ha lasciati il prof. Mimmo Chisari. Una notizia che ci riempie il cuore di dolore e ci lascia smarriti”.  A comunicarlo è Giuseppe Scandurra di SicilAntica. Mimmo Chisari, docente di italiano e latino, appassionato di storia, è deceduto in ospedale dove era ricoverato da qualche giorno.

Autore di libri di narrativa scolastica e di opere a carattere storico divulgativo, ha curato alcuni lavori realizzati dalla Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Catania in collaborazione con l’Assessorato Regionale ai BB. CC. AA. e P.I. E’ stato cofondatore del Museo della Civiltà Contadina.

“Ci uniamo con commossa partecipazione al lutto della sua amata sposa, Anna Maria, e di tutti i suoi cari, ai quali va il nostro più sincero abbraccio.  Mimmo non è stato soltanto un uomo di grande cultura: è stato un faro, una guida, un custode appassionato della memoria e dell’identità di Paternò. Ha amato profondamente la sua terra, raccontandola, proteggendola, donandole voce e dignità con il suo instancabile impegno.

Per noi di SiciliAntica, è stato un esempio raro e prezioso- scrive Scandurra- un punto di riferimento umano, intellettuale e morale. La sua scomparsa lascia un vuoto immenso, ma il suo ricordo continuerà a vivere in ciò che ha fatto, in ciò che ha ispirato, e in tutti noi. Resterà per sempre nei nostri cuori, accanto all’amico Pippo Virgillito, come figure indimenticabili da onorare, ricordare e imitare con profonda stima e gratitudine” .

L’assessore comunale alla pubblica istruzione Francesca Coluccio, avendo appreso della morte del professore Chisari ha ricordato sulla propria pagina social l’amico  professore: “ Mimmo Chisari ci lascia, e davvero non ci sono parole perché tutta la città subisce una perdita immensa. Sarà ricordato come un uomo di straordinaria cultura, lo storico per antonomasia, il professore amato da tutti gli studenti ma per me è stato molto di più sempre al tuo fianco”.

Le esequie si svolgeranno domani, 17 luglio, alle 11:00 presso la Chiesa dello Spirito Santo in Paternò. La camera ardente sarà allestita al San Marco di Catania.

L’intera redazione di “Etnanews24.it” e l’editore porgono le più sincere condoglianze alla famiglia Chisari.

AGGIORNAMENTO ORE 9.15 

“L’Amministrazione Comunale di Paternò annuncia con profondo cordoglio la scomparsa del prof. Mimmo Chisari

Paternò piange oggi la perdita di una delle sue figure più autorevoli e amate: il prof. Mimmo Chisari, storico, scrittore, studioso di archeologia, si è spento lasciando un vuoto incolmabile nella vita culturale e sociale della nostra città.

Il professor Chisari è stato una risorsa infinita per la comunità: il suo amore per la storia, la passione per la ricerca e il suo instancabile impegno nella valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale di Paternò hanno rappresentato per decenni un punto di riferimento imprescindibile per generazioni di studiosi, studenti e cittadini.

Ma oltre al suo inestimabile contributo intellettuale, ci mancherà l’uomo: garbato nei modi, galantuomo d’altri tempi, sempre pronto al dialogo, alla condivisione del sapere, al confronto sincero. Il suo sorriso ironico, la sua raffinata intelligenza e la sua profonda umanità hanno lasciato un segno indelebile nel cuore di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo.

L’Amministrazione comunale, interpretando il sentimento dell’intera cittadinanza, si stringe con affetto alla famiglia del professore Chisari, rendendogli omaggio e rinnovando il ringraziamento per una vita interamente dedicata alla cultura e alla città di Paternò”.

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