Il Centro Promozione per la Famiglia, con la presidente Barbara Caruso, ha organizzato l’incontro, nel pomeriggio del 3 febbraio presso il salone della biblioteca comunale.
Presenti il sindaco Naso, l’ass. Virgillito, l’on. Ciancitto, il vicario foraneo Salvatore Alì, il Capitano dei CC di Paterno’, Gianmauro Cipolletta e il Garante siciliano per l’infanzia e l’adolescenza, prof.Giuseppe Vecchio.
A colloquiare con il giudice, il prof. Carmelo Santangelo e l’avv. M.Grazia Pannitteri.
Roberto Di Bella, messinese, è giudice dagli anni ‘90. Quando, fresco di laurea, sceglie di lavorare nella vicina Reggio Calabria, vi rimane per 25 anni. Furono anni duri quelli, ricorda: ho conosciuto una realtà sociale difficile, dove la criminalità è così intimamente connessa al tessuto sociale da produrre vittime, tante, troppe vittime. Nella gran parte dei casi si tratta di minori, che vengono attratti ed ingannati dalla prospettiva di guadagni facili. Sono vite destinate alla sofferenza, al carcere e spesso alla morte. La ‘ndrangheta locale non fa sconti e non ammette ripensamenti. Arruola come propria manovalanza facile e a poco prezzo, giovani e giovanissimi sensibili alle leggi del codice d’onore, cresciuti in famiglie avvezze alla mentalità criminale. C’è un fiorente traffico di droga da curare, con carichi che arrivano dal Messico e sbarcano a Gioia Tauro, ci sono affari locali e faide da sistemare e i più giovani sono gli esecutori materiali preferiti.
Nella gestione di questi difficili casi, il giudice, dalla prospettiva giustizialista è passato, per gradi, ad una prospettiva umana: ha imparato a guardare negli occhi quei giovani, vi ha colto sofferenza, una sofferenza indotta, preparata dagli adulti intorno a loro, una vita senza scelta, destinata prima al disordine, alla sbruffoneria, alla ribellione e infine alla criminalità, al carcere, alla morte. Ha sentito di dover tentare di concedere a quei minori una prospettiva di libertà, di vita, di salvezza. Occorre prevenire, prima che sia troppo tardi.
Occorre intervenire ai primi segnali: la frequenza scolastica è uno di questi. L’indice di frequenza alle attività scolastiche la dice lunga, infatti, sul genere di vita condotto dal ragazzo, così come dice molto del grado di attenzione prestato dalla famiglia di provenienza. L’analisi attenta delle varie situazioni ha permesso di studiare e percorrere, nei casi estremi, processi di allontanamento dei ragazzi dai loro contesti e di affrancamento, di rieducazione, mediante l’affido, più o meno temporaneo, a comunità e famiglie affidatarie. Si sono attivate azioni di rete tra il Tribunale e le Istituzioni, i Servizi sociali e le Associazioni. Preziosa a tal fine è la collaborazione che si è realizzata con l’associazione “Libera” di Don Ciotti che, utilizzando i fondi del Vaticano dell’8 per mille, sta permettendo di raggiungere piccoli e concreti risultati.
Dal maggio 2020 è Presidente del Tribunale per i Minori di Catania. La situazione in Sicilia non è migliore. La ‘Ndrangheta cede il passo alla collega Mafia, ma la sostanza non cambia. Catania registra livelli di criminalità importanti e anche qui i giovanissimi rappresentano l’avanguardia. L’abbandono scolastico ha livelli altissimi nel panorama nazionale. Anche l’arcivescovo Renna si sta soffermando sul problema.
Per arginare il fenomeno è stato creato un Osservatorio d’area che collega Tribunale, Servizi Sociali e Dirigenti scolastici. Il sistema risulta in grado di monitorare sistematicamente l’indice di frequenza scolastica e dà la possibilità di intervenire precocemente. Occorre che le Amministrazioni locali facciano rete. La situazione a Catania è critica, egualmente nel comprensorio, specie nei comuni di Paterno’, Adrano e Biancavilla. C’è ancora molto da fare. Il giudice ha lanciato il suo appello perché si intensifichi la collaborazione con le Istituzioni politiche e con quanti possano portare energie alla causa.