Si tratta di quello che, a tutta evidenza, può definirsi caso di dispersione scolastica, ma in questa vicenda le parti oppongono, l’una all’altra, ragioni del proprio operato. Il protagonista è un alunno dell’IC “G. Marconi”, affetto da grave patologia, la cui gestione necessita perciò di particolari competenze garantite da personale qualificato. In mancanza di tali presupposti, la famiglia ha deciso di far sospendere al figlio la frequenza scolastica.
A giustificare la recente scelta della famiglia, una lettera, rivolta all’IC. “G. Marconi” di Paterno’, firmata dalla presidente dell’ass. “Il sorriso di Riccardo”, Maria Teresa Tripodi.
Nella missiva, la presidente scrive dell’importante lavoro quotidiano svolto dall’associazione per aiutare le famiglie di bambini con disabilità. Nonostante gli sforzi, la situazione di G., un bambino affetto da una patologia rarissima, evidenzia gravi lacune nell’assistenza scolastica. Questo ostacola l’azione portata avanti dall’associazione nel delicato sforzo di garantire una vera inclusione a questi ragazzi.
“Da oltre 6 mesi dall’inizio dell’anno scolastico, è ancora irrisolta la questione dell’assistenza scolastica del piccolo G., bambino di sei anni affetto da una patologia rarissima che non gli consente di camminare e di alimentarsi da solo. Giulio non ha controllo sfinterico e non è in grado di assumere il cibo senza l’aiuto di un adulto che lo imbocchi, in mancanza del quale corre il rischio di soffocare. E purtroppo tale rischio si è concretizzato in due occasioni allorquando i genitori sono stati costretti a correre a scuola in emergenza.”
La presidente dell'ass. ribadisce che -sarebbe legittimo attendersi, come da vigente Contratto collettivo del comparto
scuola, che il Dirigente Scolastico assegni l’incarico per l’assistenza di base igienica e somministrazione del cibo
ai collaboratori scolastici, meglio se forti di una formazione specifica, ai quali viene corrisposta
una particolare indennità. Negli anni passati si è provveduto alle necessità del bambino con personale esterno.
G, -si legge-, frequenta da anni la scuola primaria "Guglielmo Marconi" di Paternò, ma da ottobre dello scorso
anno la sua assistenza non è stata adeguata. Nonostante le richieste della famiglia, il personale scolastico non
è stato fornito di formazione adeguata, mettendo a rischio la sicurezza del bambino.
La scuola non ha rispettato le normative del contratto collettivo, lasciando i genitori a fronteggiare la situazione
con risorse proprie. Nonostante le numerose sollecitazioni, la scuola non ha ancora risolto il problema
dell’assistenza, creando una grave situazione di incertezza per la famiglia e il bambino."
Alle richieste presentate dall’associazione così risponde la prof.ssa Maria Santa Russo dirigente dell’istituzione scolastica “G Marconi” di Paterno’:
“L’assistenza igienica di base e la somministrazione della merenda sono state sempre garantite. Tuttavia, a seguito di episodi di soffocamento verificatisi a ottobre, le collaboratrici scolastiche hanno espresso preoccupazioni riguardo la sicurezza del bambino, ritenendo che la gestione del rischio di soffocamento esuli dalle loro mansioni. Per risolvere la situazione, la scuola ha richiesto l’assegnazione di un operatore socio-sanitario specializzato ai comuni di Paternò (comune della scuola) e Belpasso (comune di residenza della famiglia), ai Servizi Sociali, alla Neuropsichiatria e all’Ambito Territoriale. L’istituzione scolastica, asserisce inoltre di aver contattato l’Unità Multivalutativa Disciplinare per ottenere un operatore in grado di gestire eventuali episodi di soffocamento con tecniche più delicate della manovra di Heimlich, evitando possibili lesioni al bambino. Su suggerimento del Medico Competente, è stato anche richiesto alla famiglia di indicare il dispositivo salvavita utilizzato a casa per poterlo replicare a scuola. Inoltre, è stato chiesto alla famiglia di fornire la documentazione necessaria per l’assistenza aggiuntiva e una relazione specialistica per adattare l’ambiente scolastico alle esigenze del minore G.”
La scuola, dunque, conclude lamentando la mancata collaborazione della madre del bambino, che avrebbe scelto la non frequenza scolastica, incoraggiando proteste e diffamando l’istituto sui social media. La scuola ha concluso, sottolineando e ribadendo gli sforzi e le spese sostenuti fino ad oggi per garantire il benessere del bambino.