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Paternò, il Corpo Forestale vigila per evitare abusi nei prelievi di acqua a Ponte Barca

Sembra che ci siano soggetti che si allaccerebbero in maniera abusiva con delle pompe lungo il corso del fiume Simeto, intercettando e prelevando una grande quantità di acqua che venderebbero illecitamente

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Personale del corpo forestale della Regione Siciliana, su richiesta del Consorzio di bonifica 9 di Catania, ha effettuato nelle scorse ore un sopralluogo io nella zona della traversa di Ponte Barca, in territorio di Paternò. Lo scopo è verificare che i prelievi d’acqua corrispondano alla distribuzione oraria prevista e non si verifichino abusi né furti mediante l’impiego di pompe non autorizzate. Sopralluogo condotto dal comandante del nucleo operativo regionale agroalimentare Sicilia del Corpo forestale, Gianluca Ferlito, accompagnato dal dirigente dell’area agrario irrigua del Consorzio di bonifica, Emilio Cocimano.

Sembra che ci siano soggetti che si allaccerebbero in maniera abusiva con delle pompe lungo il corso del fiume Simeto intercettando e prelevando una grande quantità di acqua che venderebbero illecitamente. Una crisi idrica che ha ridotto di molto la portata del Simeto. Ci sarebbe il rischio che un prelevamento abusivo e illecito di una grande quantità di acqua danneggerebbe le campagne che si trovano a valle; ossia i proprietari non sarebbero in grado di irrigare i propri fondi agricoli. I controlli proseguiranno anche nelle prossime settimane.

Nello scorso mese di marzo i carabinieri della compagnia di Paternò, assieme ai colleghi del nucleo investigativo polizia ambientale agroalimentare forestale del Centro Anticrimine Natura di Catania, hanno effettuato servizi di controllo nelle aree di campagna nella zona di Ponte Barca con un drone, appurando la presenza di una tubatura che, tra i terreni, andava snodarsi sino alle acque del fiume Simeto.  I carabinieri hanno accertato il fatto che due proprietari di un appezzamento di terreno nella località Barca avevano collocato un tubo per l’estrazione di acqua dalle falde del fiume sino ad un laghetto artificiale di raccolta nel loro fondo a loro necessario per l’irrigazione dei loro campi. Per tal motivo, i due sono stati segnalati alla competente autorità amministrativa del Genio Civile per la valutazione del danno economico arrecato e la successiva irrogazione della prevista sanzione.

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Palagonia, in via di ultimazione la chiusura del geyser, attivo dallo scorso 19 aprile

L´intervento previsto è articolato in più fasi operative

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Sono in corso le operazioni di chiusura del flusso d’acqua inquinata e gas, che a partire dallo scorso 19 aprile 2024 vengono emesse, a seguito di eruzione spontanea, dal pozzo (avente una profondità di circa 240 mt) denominato San Sebastiano in contrada Palio Vanghella, nel comune di Palagonia.

Tenuto conto che la colonna d’acqua aveva raggiunto un’altezza di circa 30 mt ed in considerazione dei gravi e imprevedibili risvolti del fenomeno per l’ambiente, viste anche le caratteristiche del pozzo, il DRPC Sicilia congiuntamente con il commissario delegato al superamento dell´emergenza,  si è subito attivato coinvolgendo aziende e tecnici specializzate nel settore petrolifero e minerario, al fine di valutare congiuntamente i possibili interventi per la messa in sicurezza del pozzo. I lavori di messa in sicurezza sono stati avviati a fine luglio scorso.

L´intervento previsto è articolato in più fasi operative. E’ stata delimitata l’area e l´allestimento logistico del cantiere, e vengono costantemente monitorati con specifica strumentazione i valori dei gas presenti con particolare riferimento ai valori di CO2 e delle altre specie gassose presenti (idrocarburi aromatici, composti solforati) al fine di consentire lo svolgimento delle operazioni in condizioni di massima sicurezza. In questi giorni è stato collocato un “assembly” in corrispondenza della testa pozzo (sistema costituito da apposite valvole e tubi) al fine di  deviare il flusso di acqua e consentire agli operatori di lavorare in prossimità del pozzo.Al fine di stabilizzare l’intera struttura è stata realizzata una piattaforma in calcestruzzo armato.

Viste le condizioni della bocca pozzo è stato ritenuto opportuno realizzare una struttura di rinforzo costituita da un guscio in acciaio e da una cerchiatura in cemento armato.Rigidi i controlli per garantire la sicurezza del personale presente in cantiere durante l´esecuzione di tutte le fasi operative. Sono state effettuate altresì delle indagini geoelettriche per evidenziare la eventuale presenza di cavità sotterranee, che potrebbero essersi formate nell’area adiacenti al pozzo a causa dell’emissione incontrollata di acqua.Sono altresì costantemente monitorati e registrati i valori di pressione alla testa del pozzo durante le operazioni di chiusura graduale del flusso che dovrebbero concludersi venerdì prossimo. Nelle prossime settimane saranno opportunamente programmate e pianificate le operazioni per la chiusura mineraria del pozzo.

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Biancavilla, quando l’inciviltà non va in vacanza

Raccogliamo la segnalazione di un nostro lettore che ha immortalato immondizia abbandonata in zona Vallone Rosso

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Anche nei luoghi che dovrebbero essere sinonimo di relax e natura incontaminata, come le aree di villeggiatura estiva, l’inciviltà non conosce pause. Ad essere oggetto di attenzione da parte di un nostro lettore, la zona delle vigne di Biancavilla e più precisamente la contrada Vallone Rosso, dove gli incivili di turno – probabilmente in vacanza – portano con se anche le cattive abitudini dell’abbandono indiscriminato di rifiuti. Quella che dovrebbe essere una zona tranquilla, territorio di villeggianti in cerca di un po’ di pace e fresco, si è invece trasformata in una discarica a cielo aperto.

Non è difficile, infatti,  imbattersi in sacchi abbandonati lungo i bordi delle strade, contenenti ogni sorta di rifiuto domestico. Ma ciò che desta maggiore preoccupazione è la presenza di materiali altamente inquinanti e pericolosi immortalati nelle foto, come lastre di eternit, che costituiscono un grave rischio sia per l’ambiente che per la salute pubblica. L’eternit, contenente amianto, è un rifiuto tossico che richiede smaltimento controllato, ma che è stato gettato senza alcuna cura, con noncuranza e irresponsabilità. Un’area ricadende in pieno Parco dell’Etna, che viene deturpato dalla presenza costante di immondizia varia. I rifiuti abbandonati contribuiscono a inquinare il suolo, le falde acquifere e l’aria, oltre a mettere in pericolo la fauna locale.

Un triste fenomeno che si ripete puntualmente ogni anno, che ha protagonisti i soliti “zozzoni” che nonostante le ferie, non riescono a staccarsi dalla loro inciviltà. Una piaga sociale, quella dell’abbandono dei rifiuti che si presenta ovunque, sia in città che nelle aree di villeggiatura, senza sosta. Di fronte a questo scempio, è necessario un intervento deciso da parte delle autorità. Le amministrazioni locali dovrebbero intensificare i controlli nelle aree maggiormente colpite, installare telecamere di sorveglianza e aumentare le sanzioni per chi abbandona rifiuti in modo illecito. Tuttavia, il problema non può essere risolto solo con la repressione. Serve anche un cambiamento culturale, che passi attraverso l’educazione ambientale e il senso di responsabilità civica. L’inciviltà non dovrebbe comunque mai essere tollerata, né in città né in campagna, e tanto meno in zone di villeggiatura che rappresentano una risorsa preziosa per il turismo e la qualità della vita. Restituire bellezza e pulizia a  è un dovere di tutti, perché solo rispettando l’ambiente possiamo garantire un futuro migliore per le nostre comunità.

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