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In Primo Piano

Paternò, l’urbe ha bisogno di un piano urbanistico che ne rispecchi i valori

L’architetto Finocchiaro: “Conoscere il territorio non basta, serve una visione condivisa.”

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A Paternò il territorio è stato studiato, riconosciuto, raccontato. Ma a mancare è stata finora una visione collettiva, capace di trasformare questa conoscenza in un progetto concreto.

Ogni territorio è un “palinsesto“, fatto di memoria e relazioni, dove il passato resta visibile e sempre pronto a guidare il futuro.

La vera sfida non sta nell’aggiungere servizi ovunque sia possibile, ma nel comprendere dove collocarli e per quale motivo. Fondamentale dunque individuare le aree idonee ad accogliere poli commerciali, centri sportivi e spazi di aggregazione culturale, analizzandone attentamente l’accessibilità e i collegamenti attraverso le reti di mobilità.

Proprio da questi luoghi può prendere avvio un processo di rifunzionalizzazione urbana capace di ricucire il tessuto tra centro, periferie e paesaggio.

In Primo Piano

Catania, operazione “Naumachia”, inferto duro colpo al gruppo “Nizza” del clan “Santapaola- Ercolano”

Una indagine che ha portato alla luce la figura di Giovanni Nizza, il quale, nonostante fosse in carcere, avrebbe continuato a dirigere il “gruppo” anche dalla prigione grazie alla “collaborazione” della moglie Maria Rosaria Nicolosi

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Con l’operazione antimafia “Naumachia” scattata all’alba di oggi i carabinieri del comando provinciale di Catania hanno inferto un duro colpo al clan Santapaola-Ercolano, in particolare al gruppo Nizza attivo nei quartieri di San Giovanni Galermo, Librino, San Cristoforo.

Militari dell’Arma che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 38 soggetti: 35 finiti in carcere, uno ai domiciliari con braccialetto elettronico e due risultano ancora irreperibili. Sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, detenzione, porto e cessione di armi comuni e da guerra, ricettazione e estorsione, aggravati dal metodo mafioso.

L’operazione ha interessato, oltre il capoluogo etneo, anche le province di Siracusa, Enna, Asti, Agrigento, Caltanissetta, Napoli, Pavia e Palermo. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il Procuratore Vicario Agata Santonocito e il comandante provinciale dei carabinieri il Generale Salvatore Altavilla. Una indagine durata quasi tre anni dall’ottobre del 2020 al gennaio del 2023 e nel corso della quale è emersa la figura i Giovanni Nizza detto “Banana”, il quale a differenza, degli altri due fratelli Andrea e Daniele, rinchiusi al 41bis,nonostante fosse in carcere, avrebbe continuato a dirigere il “gruppo” anche dal carcere grazie alla “collaborazione” della moglie Maria Rosaria Nicolosi  che avrebbe avuto il ruolo di mantenere i contatti tra il marito in carcere e i sodali liberi, dando l’opportunità a quest’ultimi di partecipare alle videochiamate e ricevere cosi direttive dal carcere.

La donna, da quanto accertato dalla procura, avrebbe avuto un ruolo anche in specifiche attività operative. L’attività investigativa ha fatto emergere anche i vari avvicendamenti a capo del gruppo Nizza: inizialmente Silvio Corra (poi divenuto collaboratore di giustizia), seguito da Salvatore Scavone (anche lui collaboratore), quindi Natalino Nizza, figlio di Giovanni, affiancato da Rosario Lombardo (deceduto), uomo d’onore e uomo di fiducia dei fratelli Nizza.

Il gruppo, da quanto accertato aveva la disponibilità di rilevanti somme di denaro da investire nel traffico di stupefacenti al fine di garantirsi sempre maggiori guadagni da utilizzare anche per il mantenimento dei sodali e la dotazione di armi.  Nel Corso delle indagini sono emerse i profili di nuovi “figli d’arte”, in particolare Natalino Nizza e Salvatore Sam Privitera (adesso collaboratore di giustizia), quest’ultimo figlio di Giovanni Privitera.  I due figli d’arte, anche se minorenni, avrebbero avuto un ruolo particolare dentro il gruppo e sarebbero stati investiti da Andrea Nizza, latitante all’epoca. Natalino Nizza e Salvatore Sam Privitera sono stati arrestati il 12 giugno 2021 per l’omicidio di Vincenzo Timonieri, appartenente alla stessa consorteria mafiosa.

Nel periodo compreso tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, è stata documentata anche una violenta contrapposizione tra il clan Nizza e il gruppo rivale guidato da Lorenzo Saitta, che cercava di sottrarre ai Nizza il controllo delle piazze di spaccio.

Durante le indagini sono stati effettuati numerosi sequestri di armi e munizioni. Il 17 gennaio 2022 i Carabinieri hanno trovato 458 cartucce, ordigni esplosivi artigianali, pistole, mitragliatori e silenziatori. Il 28 gennaio dello stesso anno è stato sequestrato un ulteriore arsenale comprendente un AK/47, fucili a pompa, pistole e munizioni varie.

L’indagine ha portato alla luce anche la “devozione” del clan Nizza per le celebrazioni religiose in onore di Sant’Agata, patrona di Catania. Nel 2022 è stata documentata l’affissione ad una delle candelora  votive di uno stendardo recante, tra le altre, la parola “Banana” (storico soprannome di Giovanni Nizza) è stato affisso a una delle candelore votive, probabilmente quale ulteriore modalità dimostrativa del potere del gruppo e della capacità d’influenza. Nel 2023 in occasione sempre della festa di Sant’Agata e un bambino legato alla famiglia Nizza è stato ripreso mentre partecipava alla processione, seduto sulla stessa candelora.

 

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Cronaca

Catania, “Venite, c’è un deposito di droga in una casa abbandonata”

Dopo la chiamata anonima, la Polizia sequestra 7 chilogrammi di cocaina in via Vittorio Emanuele

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Una chiamata anonima, in piena notte, per segnalare alla Polizia di Stato un deposito di droga in una casa abbandonata del centro storico. L’insolita segnalazione ha attivato l’immediato intervento dei poliziotti della squadra volanti della Questura di Catania che, per verificare la fondatezza dell’informazione ricevuta, hanno compiuto un sopralluogo in un immobile abbandonato della centralissima via Vittorio Emanuele. Secondo quanto riferito ai poliziotti della Sala Operativa della Questura, due uomini, entrambi incappucciati, avevano da poco abbandonato qualcosa all’interno dell’edificio, sospettando che potesse trattarsi di sostanza stupefacente.

Gli accertamenti compiuti sul posto dagli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico si sono rivelati particolarmente complessi, vista la presenza di ogni tipo di spazzatura e detriti nella casa fatiscente. Tra l’immondizia, i poliziotti hanno notato in un angolo un grosso zaino con sette grossi panetti di cocaina per un totale di oltre 7 chili. La droga è stata recuperata e sequestrata a carico di ignoti per essere poi sottoposta a tutte le necessarie analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica, prima della distruzione disposta dall’Autorità Giudiziaria.

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