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Paternò, presentato vademecum Polizia “Insieme per la sicurezza”

La campagna mira a sensibilizzare i cittadini, soprattutto gli anziani, sui comportamenti da seguire per prevenire truffe, furti e rapine

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Prosegue la campagna informativa della Polizia di Stato “Insieme per la sicurezza”. Iniziativa che mira a sensibilizzare i cittadini, soprattutto gli anziani, sui comportamenti da seguire per prevenire truffe, furti e rapine. Ieri il vademecum della Polizia è stato presentato nella chiesa Cristo Re di Paternò dagli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Adrano.
In particolare, i poliziotti si sono soffermati sulle buone pratiche da seguire per contrastare ogni forma di illegalità, puntando su un rapporto di fiducia e di collaborazione con i cittadini. Inoltre, sono state enunciate le principali tecniche utilizzate, al momento, dai truffatori che, spesso, generano un vero allarme negli anziani, contattandoli al telefono, spacciandosi per poliziotti o avvocati, per segnalare un incidente in cui è coinvolto un familiare. Dopo aver messo in allarme l’anziano, il truffatore chiede soldi per evitare conseguenze legali per il fantomatico familiare. A tal proposito, la Polizia ricorda che non bisogna pagare e ricevere nessuno sconosciuto in casa e, in caso di necessità, contattare sempre il Numero Unico di Emergenza 112 o parenti e persone di stretta fiducia.
Nel corso della presentazione ieri, è stato illustrato anche un ulteriore strumento messo a disposizione dei cittadini, si tratta di un’applicazione “YouPol” da scaricare nel proprio smartphone per inviare segnalazioni, anche in forma anonima, con la possibilità di allegare video, audio, immagini e testo.

Cronaca

Paternò, rispetto delle prescrizioni dell’A.G.: un arresto e una denuncia per evasione

I carabinieri della locale compagnia hanno eseguito due distinti interventi, che hanno portato all’arresto di un 36nne e alla denuncia di un 22enne, entrambi erano ai domiciliari

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A Paternò i carabinieri della locale compagnia hanno eseguito due distinti interventi, che hanno portato all’arresto di un uomo e alla denuncia di un giovane per evasione.

In particolare i militari sono intervenuti in via Bari, dove risiede un uomo di 36 anni, già sottoposto alla misura della detenzione domiciliare. Quando i carabinieri sono entrati in casa, però, lui era assente e a nulla sono valsi i tentativi dei parenti di celare la sua assenza, perché i militari hanno fatto subito scattare le sue ricerche.

L’uomo è stato scovato in una via poco distante da casa sua, arrestandolo e mettendolo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che, convalidato l’arresto, lo ha sottoposto nuovamente alla misura cautelare

Il secondo intervento ha, invece, riguardato un giovane di 22 anni residente nei pressi di via Gian Battista Nicolosi, anch’egli sottoposto agli arresti domiciliari.

In questo caso, i Carabinieri che stavano accertando se fosse regolarmente in casa, lo hanno scorto all’esterno dell’appartamento, intento a parlare al telefono e, addirittura, con in mano uno spinello, ovvero una sigaretta contente marijuana.

Privo di autorizzazione e senza fornire spiegazioni plausibili, il ragazzo è stato condotto in caserma e denunciato per il reato di evasione. Successivamente, su disposizione del Pubblico Ministero, è stato ricondotto presso la sua abitazione, dove continuerà a scontare la misura cautelare.

 

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giudiziaria

Catania, archiviata inchiesta, contro ignoti, sull’omicidio del pentito Ilardo

E’ la seconda volta che un GIP emette un decreto di archiviazione: la prima volta è stato nel novembre del 2022 e in quel caso l’inchiesta aveva come indagato l’ex vice comandante del Ros dei carabinieri, il generale Mario Mori

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A Catania il Gip del Tribunale del capoluogo etneo, accogliendo la richiesta della Procura, ha emesso un decreto di archiviazione dell’inchiesta, contro ignoti, sull’omicidio del pentito Luigi Ilardo, aperta dopo la trasmissione dalla Dda di Firenze con una denuncia del colonnello dei carabinieri Michele Riccio.

E’ la seconda volta che un giudice per le indagini preliminari a Catania emette un decreto di archiviazione su questo caso: la prima volta è stato nel novembre del 2022 e in quel caso l’inchiesta aveva come indagato l’ex vice comandante del Ros dei carabinieri, il generale Mario Mori. Luigi Ilardo era un uomo d’onore della famiglia di Vallelunga Pratameno, vice rappresentante provinciale di Cosa nostra di Caltanissetta e cugino dello storico capomafia Giuseppe ‘Piddu’ Madonia.

Prima di essere ucciso a Catania, il 10 maggio del 1996, aveva iniziato un’attività di informatore con il colonnello Riccio consentendo l’arresto di pericolosi latitanti e condotto i carabinieri vicino alla cattura dell’allora boss latitante Bernardo Provenzano. Per il suo omicidio sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato, Giuseppe ‘Piddu’ Madonia, Vincenzo Santapaola, figlio di ‘Turi’ che era il fratello di Benedetto, Maurizio Zuccaro, Santo La Causa, Benedetto Cocimano, Maurizio Signorino e Piero Giuffrida. A ordinare il delitto sarebbe stato il cugino della vittima, il boss Madonia. L’inchiesta verteva sulla diffusione della notizia della collaborazione di Ilardo con la giustizia che avrebbe causato la sua morte e il mancato arresto di Provenzano.

Tra gli atti del fascicolo anche la notifica del provvedimento di un differimento pena notificato a Ilardo a Gela nell’abitazione della sorella di Madonia che avrebbe insospettito il boss. Ma dagli accertamenti della Dia è emerso che “era stato lo stesso Ilardo a dichiarare la casa della cugina come proprio domicilio” e dagli atti dell’inchiesta la Procura non “ha ricavato alcun elemento certo e univoco sulle ragioni per cui il Ros notificò il provvedimento non personalmente a Ilardo, ma a sua cugina”.

Per la Procura, anche se non c’è la possibilità di dimostrarlo, “si deve ritenere che la vicenda, compresa la notifica del provvedimento del magistrato di sorveglianza venne direttamente gestita dall’autorità giudiziaria e non dalla polizia giudiziaria”. Nella richiesta di archiviazione, accolta dal gip, si sottolinea che “rimane fondata l’ipotesi che la collaborazione di Ilardo sia stata portata a conoscenza di chi ne provocò la morte”, ma non ci sono elementi per “esercitare l’azione penale con fondata possibilità di condanna”.

 

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