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S.M. di Licodia, via De Gasperi: quanti altri incidenti, prima della messa in sicurezza?

Ieri l’ultimo incidente in ordine di tempo. Necessari interventi urgenti di messa in sicurezza dell’arteria stradale

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“Tutto cambia, perché nulla cambi”. È con questa massima gattopardesca che è possibile descrivere perfettamente il problema legato alla pericolosità di via Alcide De Gasperi a Santa Maria di Licodia, che continua a mietere vittime. Amministrazione dopo amministrazione, tra un succedersi di cariche e poltrone, tutto è rimasto invariato. Una strada maledetta, quella sopracitata, che collega Santa Maria di Licodia con Biancavilla e che, nel solo primo semestre di quest’anno, è stata già teatro di due incidenti, concentrati entrambi nei pressi del cosiddetto “Ponte di Licodia”. Un morto, innumerevoli feriti, decine di auto distrutte, due persone rinviate a giudizio tra cui un ex dirigente comunale. È questo, forse per certi aspetti al ribasso, il bilancio che è possibile stilare in riferimento ai sinistri che ormai da anni vengono riportati dalle cronache locali – e di cui noi giornalisti siamo stanchi di scrivere – avvenuti principalmente in quella che è stata ribattezzata dai più, come la “curva della morte”. E ieri, l’ennesimo scontro da aggiungere alla lunga lista di collisioni registrate in quel tratto, in cui due donne a bordo di un’utilitaria hanno violentemente impattato, in maniera semifrontale, contro un autoarticolato che procedeva nel senso opposto, secondo una dinamica ancora tutta da accertare dai Carabinieri intervenuti.

Chi quell’arteria la percorre quotidianamente ben sa e ben conosce che l’insidia è sempre dietro l’angolo a differenza, invece, di tutti coloro che questa strada non la conoscono credendo erroneamente di dover proseguire diritto, tagliando di netto la curva. Alcuni interventi migliorativi, ad onor del vero, per evitare ulteriori incidenti erano stati effettuati nel 2019 da parte del comune licodiese – a distanza di 2 anni dalla morte, in quel medesimo tratto, del giovane adranita Carmelo Bulla, la notte di Halloween 2017 – attraverso il rifacimento delle linee continue, l’installazione al centro della carreggiata di rifrangenti denominati “occhi di gatto” che ne delimitavano l’andamento della curva nonché la posa di diversa segnaletica verticale. Accorgimenti che, con il trascorrere del tempo e con il continuo passaggio dei veicoli, sono in parte deteriorati o inesistenti, richiedendo un riposizionamento o meglio ancora un potenziamento.

Bisognerà aspettare l’ennesimo tragico incidente, prima che si prendano seri, efficaci e definitivi provvedimenti per la messa in sicurezza di questa stramaledettissima curva, senza poi dover gridare alla “tragedia annunciata”? Come addetti all’informazione, voce dei cittadini ed occhi critici dei fatti che avvengono sul territorio, non possiamo far altro che denunciare attraverso i nostri articoli, per l’ennesima volta, la pericolosità di questa strada. Non è compito della stampa chiarire le responsabilità dei sinistri – per questo esistono le forze dell’ordine che indagano sui fatti accaduti – né tantomeno vogliamo puntare il dito contro gli amministratori locali che spesso devono confrontarsi con le casse comunali prive di liquidità. Ma indubbiamente frasi del tipo “stiamo provvedendo” oppure “non ci sono soldi” sono risposte che i cittadini, oggi, non vogliono più sentire in materia di sicurezza. È necessario più che mai migliorare questa arteria, costi quel che costi, anche impiegando somme destinate ad altre voci di spesa, perché la vita non ha prezzo.

Aggiungere dei segnalatori luminosi stradali, predisporre dei cordoli spartitraffico in gomma, realizzare strisce di segnalazioni vibranti e, se necessario, posizionare anche sistemi new jersey sperimentali – come avvenuto in altri paesi del comprensorio – che impediscano lo sconfinamento nell’altra corsia di marcia, potrebbero essere dei suggerimenti per una maggiore sicurezza. Insomma, gli esperti in materia di sicurezza stradale, molto meglio di chi scrive, sapranno come rendere sicuro questo tratto dell’ex provinciale 229/II. Passare presto all’azione è quanto mai necessario, affinché davvero “tutto cambi”. Sarebbe, infatti, intollerabile piangere nuovamente per un’altra vita spezzata da una “strada maledetta“.

Associazionismo

Pedara, inaugurati immobili confiscati alla mafia e riassegnati al volontariato

Assegnatari le associazioni Ultreya Pedara, Comitato Provinciale delle Misericordie di Catania, Misericordia Pedara e Oratorio Salesiano APS

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“Non abbiate paura di avere coraggio”, quel coraggio che quotidianamente deve spingere la società civile di dire il proprio “no” alla mafia e alla criminalità. Un coraggio che è stato più volte esaltato oggi, a Pedara, durante l’inaugurazione degli immobili confiscati definitivamente alla criminalità organizzata (3 appartamenti e 2 box auto) il 4 ottobre 2009 e riconsegnati alla comunità attraverso l’assegnazione da parte dell’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati Confiscati all’Associazione temporanea di scopo formata da Ultreya Pedara, Comitato delle Misericordie di Catania, Misericordia di Pedara e Oratorio Salesiano APS. Immobili edificati dalla ditta Rizzo Costruzioni SRL, riconducibile alla cosca mafiosa dei Laudani e gestita dall’imprenditore Carmelo Rizzo prestanome di Alfio Laudani, dell’omonimo clan, fatto poi uccidere con due colpi di pistola alla testa e il corpo dato alle fiamme insieme ad un cumulo di copertoni quando si iniziò a vociferare di una possibile collaborazione di Rizzo con la giustizia.

«La restituzione di patrimoni e ricchezze della criminalità alla collettività» ha commentato il Prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi «è un’opportunità di un impegno comune e civile. Non è solamente una vittoria contro la criminalità ma anche uno strumento per uno sviluppo del territorio. Non è solo un percorso economico ma anche culturale e sociale. Questo bene dato oggi ha le finalità culturali e rispetta pienamente l’impegno di tutti nel solco della legalità». Una giornata importante non solo per la comunità pedarese ma per tutto il mondo del volontariato catanese. A tagliare il nastro della struttura, tra gli altri, anche Sua Eccellenza il Prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi insieme ad Annalisa Schillaci presidente dell’associazione Ultreya Pedara, Silvia Losco Dirigente del Servizio programmazione degli interventi e gestione Albo del Dipartimento delle politiche giovanili e del Servizio Civile Giuliana Cosentino dirigente della sede secondaria di Reggio Calabria dell’ANBSC. Un taglio tutto “in rosa”, per mettere in risalto il ruolo delle donne nelle posizioni di leadership.

«Abbiamo voluto restituire questi beni alla collettività realizzando al loro interno una biblioteca, un’aula studio, un auditorium e in caso di calamità di Protezione Civile l’intera struttura sarà messa a disposizione delle strutture operative del Sistema di Protezione civile. Ancora una volta, oggi, la mafia non ha vinto» ha spiegato Annalisa Schillaci presidente dell’ente capofila. A commentare positivamente la giornata anche il Presidente del Comitato delle Misericordie di Catania Alfredo Distefano. «Oggi anche il volontariato più antico d’Italia, quello delle Misericordie, è protagonista in questa importante giornata. Fare volontariato è sinonimo anche di essere cittadini attivi in una società che deve sempre più puntare a mettere in disparte tutte quelle forme di criminalità e di atteggiamenti mafiosi che tanto deturpano la nostra amata Sicilia. Una parte degli immobili inaugurati, diventa da oggi la casa per tutti i volontari delle Misericordie di Catania».

Un “Centro polifunzionale per le attività sociali, culturali e di Protezione Civile” – questa la destinazione dell’immobile – ripristinata nella sua funzionalità e nella sua struttura, grazie sia ad un contributo da parte dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati Confiscati sia grazie alle donazioni ricevute da aziende del territorio. All’interno degli immobili, anche un’area dedicata alle vittime della criminalità, un vero e proprio “Museo della Legalità”, dove sono presenti trentaquattro fotografie in bianco e nero che riportano il nome, il cognome e la data di morte di giornalisti, giudici, forze dell’ordine in servizio di scorta, semplici cittadini e imprenditori che hanno denunciato o soggetti uccisi per vendetta o errore, assassinati per mano della mafia. Nella parete opposta, foto di volontari e studenti che hanno contribuito al recupero della struttura. Presenti all’inaugurazione diverse autorità civili, politiche e militari del comprensorio. L’inno nazionale di apertura è stato eseguito dagli studenti dell’ICS Casella di Pedara.

 

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Cronaca

Grammichele, nuovo incendio all’impianto del consorzio Kalat

“Il tema rifiuti è un tema sensibile e vogliamo che venga fatta chiarezza e farò in modo che se ne occupi anche la commissione regionale antimafia” ha detto il sindaco di Militello Giovanni Burtone

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Fiamme a Grammichele la notte scorsa al consorzio Kalat. A darne notizia il sindaco di Militello in Val di Catania Giovanni Burtone sulla propria pagina social.

“Un incendio si è sviluppato danneggiando seriamente le strutture, le stesse già interessate precedentemente da un episodio simile. Il tema rifiuti è un tema sensibile e vogliamo che venga fatta chiarezza. Questa mattina con altri amministratori ci siamo recati dal Prefetto perché non può cadere sotto silenzio quanto accaduto. E farò in modo che se ne occupi anche la commissione regionale antimafia”.

Giovanni Burtone ha pubblicato delle foto del rogo che è stato già domato dei vigili del fuoco del comando provinciale intervenute sul posto con diverse squadre provenienti da Caltagirone, Palagonia e Catania. I lavoratori della struttura, danneggiata gravemente da un incendio tre anni fa, sono da allora in Cassa integrazione, che scadrà a fine anno.

Solidarietà ai lavoratori è stata espressa da Cgil e Fp Sicilia e da Cgil e Fp di Caltagirone che hanno incontrato il prefetto di Catania per discutere la proroga della cassa integrazione per i 37 lavoratori fermi dopo l’incendio di tre anni addietro: “Un’altra tegola sull’impianto – hanno affermato Francesco Lucchesi e Gaetano Agliozzo (Cgil e Fp Caltagirone) insieme a Nunzio Drago ed Enzo Maggiore (Cgil e Fp Caltagirone) – mentre ancora si attende l’avvio dei lavori per la ricostruzione di quanto è andato in fumo tre anni fa”

I sindacati hanno chiesto notizie sull’avvio della ricostruzione che la Regione ha finanziato con un decreto del 26 settembre e sollecitato al prefetto un intervento su assessorato regionale e Ministero del lavoro per la proroga della cassa integrazione in scadenza il 31 dicembre.  I sindacati anche alla luce del nuovo rogo hanno chiesto un presidio permanente di legalità davanti a Kalat ambiente, per “la certezza che un impianto virtuoso non subisca interferenze e azioni che ne possano compromettere il ritorno alla piena operatività nel più breve tempo possibile”.

 

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