Connect with us

Cronaca

In manette per corruzione tre funzionari dell’Anas di Catania. Indaga la Finanza

Pubblicato

il

  
Con l’operazione “Buche d’oro” la Guardia di Finanza di Catania ha fatto luce su un presunto giro di corruzione all’interno della Anas. Una specifica attività investigativa che ha portato all’arresto di tre funzionari dell’area compartimentale dell’Anas . Si tratta di  Riccardo Carmelo Contino, Giuseppe Panzica e Giuseppe Romano.

In particolare  i finanzieri sono entrati in azione all’interno del centro direzionale nel momento in cui un imprenditore nisseno, impegnato nella realizzazione e manutenzione di strade stava consegnando a Riccardo Contino, direttore dei lavori Anas,  la busta con il denaro;  presente un altro dipendente dell’Anas, Giuseppe panzica. I due sono stati arrestati e condotti in carcere a Piazza Lanza. Nell’indagine è stato anche coinvolto il Rup (responsabile unico del progetto) Giuseppe Romano che, invece, è stato assegnato agli arresti domiciliari. Quest’ultimo avrebbe reso un’ampia confessione svelando la rete corruttiva nella quale erano coinvolti anche altri funzionari dell’ANAS e numerosi imprenditori.Infatti, sarebbero “diverse decine” i soggetti indagati come è stato specificato nel corso della conferenza stampa durante la quale il procuratore Carmelo Zuccaro non ha diffuso i nominativi, lasciando trasparire che ci saranno presto delle novità.

I provvedimenti restrittivi nei confronti dei tre funzionari si inserirebbero in una più’ ampia indagine coordinata dalla procura etnea e delegata al nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle, finalizzata a scoprire l’esistenza nell’ente di  rodati circuiti corruttivi che vedono coinvolti funzionari responsabili della manutenzione programmata di strade e raccordi della Sicilia orientale e  imprenditori compiacenti. Nei giorni scorsi sono state numerose le visite dei militari al centro direzionale Anas. In particolare, l’indagine più ampia è finalizzata a individuare gli  appalti pubblici in cui le imprese affidatarie corruttrici avrebbero elargito  denaro in contanti. Quest’ultime, eseguendo le opere assegnate senza rispettare i capitolati tecnici, avrebbero tratto un  illecito profitto (anche fino al 20 % del valore dei lavori appaltati) e lo avrebbero  condiviso con i dipendenti corrotti dell’Anas addetti ai controlli di sicurezza della fase esecutiva e al corretto stato di avanzamento dei lavori.

Nel corso delle perquisizioni effettuate dai finanzieri presso la sede A.n.a.s. di catania e i domicili degli arrestati sono stati rinvenuti e sequestrati contanti per 25.000 euro circa.    In una conversazione intercettata poco prima degli arresti, l’imprenditore corruttore, dialogando con Panzica, dopo avergli palesato crescenti difficoltà nel reperire agevolmente denaro contante anche per l’esistenza di controlli anti-riciclaggio sui prelievi ingiustificati, avrebbe chiesto al dipendente Anas  dove depositare la “mazzetta”. Il corruttore, sotto lo sguardo attento di Panzica, si sarebbe alzato  e avrebbe posato  in un armadietto dell’ufficio di contino, in una busta di carta bianca, 10.000 euro in contanti. Qualche minuto dopo, rimasti da soli, Panzica e Contino, chiusa la porta a chiave, avrebbero proceduto al conteggio dei soldi  e, stabilita la ripartizione del bottino in tre parti, avrebbero inserito in una cartellina la quota spettante a Romano. Quest’ultimo, poco dopo, entrato nell’ufficio di contino, avrebbe preso la cartellina con i soldi mettendola dentro una valigetta e si sarebbe allontanato dagli uffici anas.  I finanzieri nel momento in cui sono entrati in azione avrebbero rinvenuto 3.300 euro nell’ufficio di Contino e 3.700 euro in quello di Panzica. Romano, nel frattempo allontanatosi dalla sede dell’Anas, avendo saputo dell’intervento in corso, prima di rientrare nel suo ufficio, come raccontato da lui stesso agli inquirenti, dalla macchina in movimento, in via Nuovalucello a Catania avrebbe lanciato dal finestrino il denaro contante (3.000 euro) appena consegnatogli da Contino. Nell’abitazione di Giuseppe Romano inoltre sarebbero stati trovati  18.200 euro in contanti: si tratta secondo gli inquirenti di soldi intascati dal sodalizio criminale derivanti da altre tangenti.

Il meccanismo riguardava, come ha spiegato il maggiore Sebastiano Di Giovanni della Guardia di finanza, “appalti fino a un milione di euro”. Non un singolo appalto, decine di gare pubbliche. Fino a questo momento è emerso che “l’Anas – ha detto Di Giovanni – invitava sempre 15 imprese, ma i lavori attraverso il nolo a caldo venivano eseguiti quasi sempre da una cerchia ristretta di imprenditori, che a loro volta mantenevano i rapporti con i vertici Anas”.

Clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cronaca

Catania, “REstate in allerta” il servizio sos telefonico in aiuto dei lavoratori nei cantieri

A promuoverlo il sindacato , la Fillea Cgil, per segnalare violazioni della legge contro il lavoro durante le giornate troppo calde

Pubblicato

il

Se lavorando in un cantiere edile la resistenza del proprio fisico viene messa a repentaglio a causa delle temperature estive troppo elevate, il lavoratore edile può segnalare il caso telefonando allo 095 310815.
Si tratta della linea “REstate in allerta”, il nuovo servizio di sos telefonico che dal 29 luglio al 31 agosto viene reso disponibile dalla Fillea Cgil di Catania. E non a caso. La telefonata servirà a segnalare eventuali violazioni della recentissima ordinanza della Presidenza della Regione e della Legge 101/2024 di conversione del Decreto 63/2024, in caso di attività lavorative da svolgersi all’aperto in condizioni climatiche avverse, come appunto il caldo eccessivo.
Il servizio è stato presentato stamattina dal segretario generale della Fillea Cgil di Catania, Vincenzo Cubito, dal segretario generale della Fillea Cgil Sicilia, Giovanni Pistorio e dal segretario generale della Cgil Catania, Carmelo De Caudo, nei pressi del cantiere comunale per la realizzazione della pista ciclabile sopraelevata, aperto di fronte al numero civico 126 di via Cristoforo Colombo. Un cantiere i cui lavori sono fermi e la cui consegna sarà effettuata ben oltre la data prevista dal contratto.
Sottolineano infatti i tre segretari:
“Questo significa che non sarebbero di certo le giornate di stop lavorativo dovuto al gran caldo a rallentare i lavori dei cantieri pubblici. Se ritardi ci sono, e nei cantieri di casa nostra ce ne sono sempre troppi, sono dovute sempre ad altre ragioni che nulla hanno a che vedere con la salvaguardia della salute dei lavoratori”.
Una volta ricevuta la chiamata, che può essere fatta solo dai lavoratori identificabili e non da semplici passanti, il sindacato si recherà in cantiere o contatterà il primo luogo la ditta, senza segnalare il nome della persona che ha indicato il mancato rispetto dell’ordinanza, e nel caso non sia possibile farlo, si rivolgerà direttamente alle autorità.
“REstate in allerta è un servizio che stiamo garantendo donando il nostro tempo a disposizione dal lunedì al sabato in pieno agosto- continuano i tre segretari di Fillea e Cgil- cioè quando tutta la città e i cantieri sono esclusi dagli sguardi quotidiani e, probabilmente, quando anche i già pochi controlli degli ispettori diminuiranno considerevolmente a causa del personale in ferie; sebbene qualsiasi organo di pubblica sicurezza è tenuto ad intervenire proprio grazie all’ordinanza.
Noi facciamo la nostra parte per la tutela della salute e della sicurezza nel lavoro e la facciamo anche così: organizzando un presidio telefonico sempre attivo. Nelle scorse settimane avevamo chiesto un’attenzione speciale al sindaco chiedendo un’ordinanza comunale che alla fine non è arrivata. Ma la Regione ci ha dimostrato di essere dalla nostra parte quando ne ha emessa una ad hoc. A dimostrazione che la legge nazionale di certo esiste, ma che è necessario declinarla a livello locale per poterla applicare nel migliore dei modi possibili”.
Continua a leggere

Cronaca

Catania, autopsia non fa chiarezza sulla morte della 38enne trovata impiccata

Saranno necessari altri esami supplementari e complementari ossia istologici e tossicologici

Pubblicato

il

foto "Repertorio"

Si è svolta questa mattina, al Policlinico di Catania, l’autopsia  sulla salma della 38enne trovata  impiccata, nei giorni scorsi, nel bagno dell’appartamento di villeggiatura sito a Fondachello, frazione marinara di Mascali, che la donna aveva preso in affitto assieme al compagno. Autopsia che non ha risolto tutti i dubbi : saranno necessari altri esami supplementari e complementari. In pratica saranno eseguiti esami istologici e tossicologici.

Ad effettuare l’autopsia il medico legale Cristoforo Pomara;  presente, come perito di parte, il dottore Raffaele Benanti, nominato dall’avvocato Francesco Marchese, legale del compagno della donna, che non è indagato, ma parte offesa nell’inchiesta. Intanto la Procura ha firmato il nulla osta per il rilascio della salma che è stata restituita ai familiari. La donna, da quanto verificato dai carabinieri della compagnia di Giarre che stanno indagando sul fatto, avrebbe avuto una lite con l’uomo, testimoniato dai diversi lividi presenti sulle braccia di entrambi e che poi avrebbe lasciato l’abitazione.Il corpo è stato trovato da uno dei figli della coppia.

La casa è stata trovata in ordine, e non è stato rinvenuto alcun messaggio da parte della donna. La coppia ha due figli Il compagno è stato sentito, come testimone, nella caserma dell’Arma da militari e dal sostituto procuratore di Catania di turno.  Al momento non è esclusa alcuna ipotesi sulle cause del decesso, compresa quella del suicidio

Continua a leggere

Trending