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Cronaca

Giarre, operazione “Jungo”: in manette 46 presunti esponenti del clan Brunetto

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e lesioni aggravate

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Smantellato dai carabinieri del comando provinciale di Catania il clan “Brunetto”, gruppo criminale egemone in provincia nel mercato della droga e nelle estorsioni: clan legato a “Santapaola-Ercolano”. L’operazione “Jungo”, coordinata dalla DDA del capoluogo etneo, ha portato, all’alba di oggi, all’arresto di 46 persone tra Catania, Messina, Trapani e Rimini. In particolare 38 persone sono finite in carcere, mentre ad altre sei l’ordinanza cautelare è stata notificata negli istituti penitenziari in cui sono detenute per altre cause. Altri due soggetti sono stati posti ai domiciliari. I 46 indagati sono accusati, a vario titolo, associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione aggravata dal metodo mafioso, lesioni aggravate dal metodo mafioso. Il periodo finito sotto indagine da parte della compagnia di Giarre va dal 2017 fino al 2018: una inchiesta condotta con attività tecniche e dinamiche, ulteriormente riscontrate da dichiarazioni di più collaboratori di giustizia.

Tra gli elementi emersi a conclusione di perquisizioni in covi a disposizione dell’organizzazione, anche, una sorte di schedatura dei votanti del popoloso quartiere “Jungo” di Giarre, “verosimilmente per controllare il voto nelle sezioni ivi dislocate”. Le indagini hanno permesso di “individuare e colpire la frangia locale del sodalizio mafioso ‘Brunetto’, articolazione della famiglia mafiosa ‘Santapaola-Ercolano’, ed egemone nel territorio di Giarre, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Castiglione di Sicilia”, e un elemento di spicco della stessa famiglia mafiosa del quartiere Picanello di Catania”. L’inchiesta ha permesso anche di “definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli indagati in un’associazione armata finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti che conduceva una ‘piazza di spaccio’ nel quartiere popolare Jungo di Giarre, attribuirne la gestione ad affiliati alla famiglia mafiosa Brunetto-Santapaola, ricostruire le modalità di turnazione fra vari pusher, il loro compenso, il mantenimento alle loro famiglie qualora detenuti, i canali di approvvigionamento di ingenti quantità delle varie sostanze e i relativi luoghi di occultamento”.

La direzione e gestione della piazza, secondo la Procura, era riconducibile alla famiglia Andò, capeggiata da Giuseppe, 59enne venditore ambulante nella frazione giarrese di Trepunti, il quale, unitamente a figli e nipoti, si sarebbe occupato di tutti gli aspetti del mercato illecito, finanche di reclutare i pusher, spesso giovani residenti nel quartiere Jungo. La collocazione del suo camion non era casuale, poiché gli  avrebbe permesso di controllare i movimenti delle pattuglie nel primo e più importante incrocio cittadino dopo l’uscita autostradale e fungere da base per incontrare altri sodali, fornitori di stupefacenti, creditori, membri di altri clan o per convocare pusher “indisciplinati” nei turni e punirli con detrazioni dello stipendio, quest’ultimo corrispondente a circa 250 euro a settimana. Qualora il pusher fosse stato arrestato, il sodalizio avrebbe provveduto a pagare il cd. “mantenimento” alla sua famiglia, fra cui le spese legali, salvo poi entrare in crisi a causa dei numerosi arresti. Giuseppe Andò, secondo la Procura, sarebbe il referente pro tempore del clan “Brunetto-Santapaola” su Giarre, stante la detenzione di Pietro Oliveri, quest’ultimo considerato indiscusso erede del defunto boss Paolo Brunetto.

urante l’operazione sono stati eseguiti 18 arresti per spaccio di stupefacenti, denunciate altre 20 per reati connessi e segnalare 40 assuntori di droga. Sono stati sequestrati anche, complessivamente, 40 kg di marijuana, 2,5 kg di cocaina, 200 gr. di eroina, 25 gr. hashish, 3.850 euro in contanti, un motociclo rubato, un fucile, quattro pistole, 218 munizioni, utilizzate dai sodali per il compimento dei ‘reati-fine’. Ricostruito, infine, “il sistema mediante cui il gruppo criminale sottoponeva più esercenti ad estorsioni mediante intimidazioni mafiose, riscuoteva crediti legati agli stupefacenti mediante pestaggi e puniva coloro che si rifiutavano di spacciare o rapinare per conto del sodalizio criminoso”. Gli arrestati sono stati tradotti presso le Case Circondariali di Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Agrigento, ad eccezione di  6 soggetti già detenuti per altra causa e 2 indagati per i quali il Gip ha previsto gli arresti domiciliari.

 

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Cronaca

Catania, corse turistiche con taxi abusivi, sanzionati 4 finti tassisti

La Polstrada ha provveduto il ritiro della patente ai fini della sospensione per un periodo dai 4 ai 12 mesi e il sequestro dei mezzi ai fini della confisca

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Giro di vite della Polizia di Stato per contrastare il fenomeno dei tassisti abusivi che diventa sempre più frequente in concomitanza con la crescita dei flussi turistici in città.

Negli ultimi giorni, gli agenti del Compartimento Polizia Stradale di Catania hanno intensificato i servizi di controllo nei principali snodi turistici della città dove sono stati trovati autisti non autorizzati che, con le proprie autovetture private, hanno occupato le corsie riservate ai veri taxi per intercettare i viaggiatori, in gran parte stranieri, offrendo servizi di trasporto in modo del tutto abusivo e senza garanzie di sicurezza.

Il disorientamento iniziale dei turisti e i prezzi ritenuti più bassi costituiscono linfa vitale per coloro che svolgono la professione illegale di “finti tassisti” e cercano di accaparrarsi turisti fornendo corse fino alle strutture ricettive e giri turistici senza alcun riferimento alle tabelle tariffarie.  Per contrastare questa prassi la Polstrada ha rafforzato le attività di controllo nella zona della Stazione ferroviaria di Catania dove sono stati individuati diversi “falsi tassisti” che avrebbero tentato di convincere alcuni turisti a salire a bordo delle loro autovetture, assicurando prezzi appetibili.

I poliziotti hanno identificato 4 uomini sprovvisti di licenza, in violazione di tutte le prescrizioni previste dal Codice della Strada per la categoria professionale degli autisti.

In un caso, uno di loro aveva già convinto otto turisti lituani a compiere un percorso turistico verso l’Etna, mentre in un altro caso due stranieri avevano optato per la corsa abusiva rispetto a quella offerta legittimamente dagli autobus di linea.  Per i 4 autisti abusivi è scattata oltre una sanzione amministrativa pecuniaria, il ritiro della patente ai fini della sospensione per un periodo dai 4 ai 12 mesi e il sequestro dei mezzi ai fini della confisca.

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Cronaca

Catania, arrestato 59enne per droga, la videosorveglianza non lo salva dalla Polizia

I poliziotti, grazie al fiuto dei cani antidroga, hanno trovato sotto un masso delle pietre di cocaina, avvolte nel cellophane. La cocaina, una volta divisa in dosi, avrebbe permesso di ricavare circa 200 dosi per un valore di circa 4.000 euro

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Ha tentato di nascondere la droga che aveva in casa, ma è stato scoperto grazie all’infallibile fiuto dei cani poliziotto Ares, Maui ed Orso. Un pregiudicato catanese di 59 anni è stato arrestato dalla Polizia di Stato per detenzione di droga ai fini di spaccio.

Durante mirati servizi di controllo del territorio finalizzati alla prevenzione e repressione del traffico di sostanze stupefacenti e alla ricerca di armi, i cani poliziotto antidroga ed antiesplosivo hanno guidato i poliziotti davanti l’abitazione di un uomo nel quartiere “San Leone”, segnalando la possibile presenza di stupefacenti.

A quel punto gli agenti hanno bussato insistentemente alla porta di ingresso, che però è stata aperta dal proprietario di casa solo dopo diversi minuti.

Con molta probabilità l’uomo ha temporeggiato proprio per tentare di occultare la droga, ma non ha fatto i conti con il fiuto di Maui ed Ares, che hanno guidato i loro conduttori direttamente nel giardino dell’abitazione, scovando il punto esatto in cui il 59enne aveva nascosto la sostanza stupefacente.

Infatti, i poliziotti hanno trovato sotto un masso delle pietre di cocaina, che erano state avvolte nel cellophane. La cocaina, una volta divisa in dosi, avrebbe permesso di ricavare circa 200 dosi per un valore di circa 4.000 euro.

All’interno dell’abitazione gli agenti hanno rinvenuto alcune dosi di hashish nascoste in un pacchetto di sigarette in cucina, vario materiale idoneo per il confezionamento delle singole dosi, nonché un sofisticato impianto di videosorveglianza utile per controllare l’arrivo dei poliziotti e dei clienti per l’acquisto della droga.

Il cane Orso ha fiutato la probabile presenza di un’arma, ma la perquisizione ha dato esito negativo.

Il 59enne è stato sottoposto agli arresti domiciliari in attesa del processo di convalida

 

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